lunedì 27 agosto 2018

Mente Sgombra #9 - La Vita, La Felicità e Tutto il Resto

Quando veniamo al mondo, siamo catapultati in un'esistenza senza regole che apparentemente non ha né scopo, né direzione. Tentiamo allora di vivere la vita facendo del nostro meglio perché sia felice e soddisfacente, senza però capire fino in fondo dove ci sta portando. Impegniamo i nostri momenti su questo pianeta buttandoci in progetti che sembrerebbero dare un senso all'esistenza e alla realtà che ci circonda ed è proprio per questo che si organizzano viaggi, partite di calcetto, cene al ristorante o serate a teatro; è per dare un senso alla vita che cerchiamo di crescere come individui imparando a fare cose sempre nuove, studiando una lingua, conoscendo culture diverse, traendo sempre insegnamenti utili a elevare il nostro intelletto e il nostro status individuale.
Facciamo tutto questo per riempire il tempo che abbiamo a disposizione. 
Ed ecco l'elemento magico: il tempo.

Quando arriviamo a capire che il nostro tempo su questa pietra rotolante nel vuoto è limitato, allora, forse, potremmo vivere sul serio un esistenza piena. 
Diventando consapevoli della morte come limite estremo per fare qualsiasi cosa vorremmo fare, raggiungeremo una consapevolezza più profonda del significato dell'esistenza, della sua limitatezza e della sua fragilità, e probabilmente cercheremo di vivere ogni momento fino in fondo, sfruttando ogni attimo che ci viene concesso.

Un momento di lucidità come quello sopra descritto, succede a tutti quelli che hanno rischiato di perdere la vita, o che hanno perso una persona cara: in quei momenti terribili, ci si interroga sulla propria esistenza, sul suo significato, su ciò che si sta facendo, su dove si sta andando e dove in realtà si vorrebbe andare; molto spesso la risposta a queste domande è deludente. 
Dopo un attenta riflessione, sembra di aver imboccato la strada sbagliata, di aver perso la direzione, l'obbiettivo. 
Sembra quasi che un forte schiaffo ci abbia risvegliato da un sonno durato troppo tempo e, ad un tratto, è tutto più chiaro. 
Ci si accorge che tutte le vicende che ci hanno portato lì, nell'istante del risveglio, potrebbero non essere ciò che fa per noi, quella non è la nostra strada. Non è la vita che vogliamo fare.

Allora si fa un reset.

Per qualche tempo, si sceglie di vivere la vita a pieno, fino in fondo, perché la paura o il rischio di perdere l'unica cosa che veramente possediamo, ci porta a non sprecare il tempo che ci è concesso.
Si inizia allora a pensare a ciò che veramente ci sta a cuore: noi stessi e i nostri cari.
Le cose a cui prima si dava priorità, vengono abbandonate e accantonate per dare spazio a quei valori che si erano colpevolmente trascurati. Si tenta di realizzare i propri progetti, di vivere i propri sogni.
Si vive per quelle cose che prima si davano per scontato.

Ma poi, piano piano, questo momento di lucidità, di consapevolezza dei propri desideri viene dimenticato. La realtà frenetica torna a fagocitare le nostre speranze per una vita soddisfacente e che ci dia la possibilità di essere ciò che veramente vorremmo essere e, a poco a poco, si ritorna a vivere una vita basata sul nulla, a fare ciò che la società e gli altri ci dicono di fare, a seguire la massa e a perdere nuovamente noi stessi.
Alla fine si torna ad essere quello che si era sempre stato, quello che fa comodo agli altri annullando sé stessi. La mente si offusca di nuovo e si perde la consapevolezza di poter essere e poter fare ciò che si vuole. 

Se non fai ciò che veramente desideri, se vivi la tua vita per compiacere gli altri e non te stesso, se gli obbiettivi che ti sei posto non sono i tuoi ma sono i traguardi di altre persone, allora è probabile che tu stia buttando la tua vita per arricchire di significato quella di qualcun altro.
Vivere per te stesso significa far star bene tanto te quanto la tua famiglia e i tuoi amici; se stanno bene quelli che ti circondano, starai bene anche tu.
Per essere felice, hai bisogno che quelli che ti circondano lo siano a loro volta e non importa quanti obbiettivi avrai raggiunto nella tua carriera o quante soddisfazioni ti sarai levato nella tua vita, se qualcuno accanto a te soffre, soffrirai anche tu.

Non riuscendo a raggiungere il traguardo che in un determinato momento della mia vita ho fissato come mio obbiettivo principale e massima ambizione, la mia vita sarebbe da considerare un fallimento? 

Solo per me o anche per gli altri che questo traguardo nemmeno sanno che esiste?

E se mai dovessi raggiungerlo, potrei ritenermi soddisfatto e appagato o mi imporrei un nuovo obbiettivo da raggiungere? 

E se non raggiungessi questo nuovo obbiettivo, questa volta sarei un fallito, nonostante il primo successo?

Quindi, per vivere felice, non ci si dovrebbe mai porre obbiettivi, abbandonare qualsiasi velleità e ambizione perché, con la possibilità di fallire ad ogni azione, il rischio di infelicità sarebbe dietro l'angolo.
È così? È questa la vita?
Accettare passivamente la sorte, che sia quella buona o quella avversa, senza mai un moto di ribellione, senza mai una scossa?

No. Questa sembra piuttosto una prigione, non una vita degna di essere vissuta.

Buttati in quello che ami e fallo al meglio delle tue possibilità.
Non arrenderti alle prime difficoltà, perché una volta che le avrai superate sarai più forte e consapevole di ciò che vali.
Vivi le emozioni. Non frenarle.

Ma soprattutto: 
fa' ciò che vuoi, senza fare ciò che potrebbero compromettere la tua possibilità di fare ciò che vuoi.

Ecco l'unica vera regola da seguire, per inseguire la felicità che, qualche volta, si acchiappa anche.


mercoledì 8 agosto 2018

Discorsi Da Spiaggia (2018 #2) - La Nonna

Il bambino è biondo e ha grandi occhi blu. È vivace e non sta zitto un momento ed è il vicino d'ombrellone ideale, soprattutto per uno che in spiaggia vorrebbe solo leggere in santa pace. Proprio NO.
Questo piccolo demonio non sta fermo un attimo: urla, sghignazza, dice parolacce e manda a fanculo la nonna, che ogni giorno lo porta in spiaggia "per farlo sfogare".

   
   - I bambini di oggi son tutti così - dice la nonna che ha attaccato bottone con la vicina dalla parte opposta alla mia.
   - Eh sì, non si riesce proprio a stagli dietro - risponde lei posando la rivista.
   - Saranno tutte quelle cianfrusaglie che hanno che li rincoglioniscono. -
   - Io non so nemmeno cosa ci facciano con quei telefonini tutto il giorno. Una volta si usavano solo per telefonare, ma oggi fanno tutto tranne quello!
   - Deve vedere Enrico come usa quello dei suoi genitori: un vero fulmine. Sembra che sia nato sapendo già fare. Io non lo so quasi accendere e lui gioca all'internet per ore. -
   - Io, lo uso solo per telefonare...toh, qualche volta per mandare un messaggino o due.-
   - Ah, beh, anch'io, eh... mica ci perdo del tempo dietro a quegli affari lì. -
   - Sì, sì, son d'accordo. -
   
   - Enrico non tirare la sabbia alle persone! Enricooo! Enrico!! Vieni subito qui!
   - No!
   - Vieni qui ho detto!
   - Non mi rompere nonna!!

   - Le dà da fare eh? - Chiede la vicina rischiando un mio GrazieGraziellaGrazieAlCazzo!, ma mi trattengo.
   - Guardi non me ne parli, i suoi sono sempre al lavoro e io me lo tengo tutto il giorno da sola, allora, visto che non abitiamo molto lontano da qui, lo porto per fare qualcosa di diverso, ma lui è un vero terremoto. Non lo si riesce a tener fermo un attimo... Enrico!! Enricoooo... chiedi subito scusa al signore! - Enrico stava iniziando a scavare una buca come farebbe un cane per sotterrare il suo osso preferito e lanciava sabbia su un vecchietto mezzo addormentato sulla sdraio.
    - Fanculo Nonna! - La risposta pronta, ormai uno standard.
   - Mah!! - la nonna si finge scandalizzata anche se è più che abituata a quel tipo di risposta. - Dopo le prendi! - grida mentre la piccola peste ride di gusto.

Ovviamente non le ha prese. È corso a fare il bagno nonostante il divieto della nonna e, una volta tornato, ha preteso che lei gli cambiasse il costume bagnato. La nonna allora ha tirato fuori un telo da mare asciutto, lo ha avvolto con cura intorno al nipote adorato e poi gli ha fatto sfilare gli slip. Dopo la complicata operazione, lui ha agganciato le mani nella parte superiore del costume intero della nonna, e con uno strattone ha fatto sgusciare fuori i grossi seni, che sono rimasti in bella vista per alcuni secondi:
   - Dai nonna, fammi succhiare le tette!!
   - Mah... cosa dici ENRICO!! Sei matto?! Smettila!!
   - DAI NONNA, forza!! - Lui non molla la presa del costume mentre la nonna lotta disperatamente per ricomporsi.
   - Mah... Enrico!! Allora!! Sta' fermo... e poi, queste sono ormai così grinzose e cadenti, che solo tuo nonno le vuole succhiare ancora!

Non è vero, gliele avrei potute succhiare tranquillamente anch'io!