Quando veniamo al mondo, siamo catapultati in un'esistenza senza regole che apparentemente non ha né scopo, né direzione. Tentiamo allora di vivere la vita facendo del nostro meglio perché sia felice e soddisfacente, senza però capire fino in fondo dove ci sta portando. Impegniamo i nostri momenti su questo pianeta buttandoci in progetti che sembrerebbero dare un senso all'esistenza e alla realtà che ci circonda ed è proprio per questo che si organizzano viaggi, partite di calcetto, cene al ristorante o serate a teatro; è per dare un senso alla vita che cerchiamo di crescere come individui imparando a fare cose sempre nuove, studiando una lingua, conoscendo culture diverse, traendo sempre insegnamenti utili a elevare il nostro intelletto e il nostro status individuale.
Facciamo tutto questo per riempire il tempo che abbiamo a disposizione.
Ed ecco l'elemento magico: il tempo.
Quando arriviamo a capire che il nostro tempo su questa pietra rotolante nel vuoto è limitato, allora, forse, potremmo vivere sul serio un esistenza piena.
Diventando consapevoli della morte come limite estremo per fare qualsiasi cosa vorremmo fare, raggiungeremo una consapevolezza più profonda del significato dell'esistenza, della sua limitatezza e della sua fragilità, e probabilmente cercheremo di vivere ogni momento fino in fondo, sfruttando ogni attimo che ci viene concesso.
Un momento di lucidità come quello sopra descritto, succede a tutti quelli che hanno rischiato di perdere la vita, o che hanno perso una persona cara: in quei momenti terribili, ci si interroga sulla propria esistenza, sul suo significato, su ciò che si sta facendo, su dove si sta andando e dove in realtà si vorrebbe andare; molto spesso la risposta a queste domande è deludente.
Dopo un attenta riflessione, sembra di aver imboccato la strada sbagliata, di aver perso la direzione, l'obbiettivo.
Sembra quasi che un forte schiaffo ci abbia risvegliato da un sonno durato troppo tempo e, ad un tratto, è tutto più chiaro.
Dopo un attenta riflessione, sembra di aver imboccato la strada sbagliata, di aver perso la direzione, l'obbiettivo.
Sembra quasi che un forte schiaffo ci abbia risvegliato da un sonno durato troppo tempo e, ad un tratto, è tutto più chiaro.
Ci si accorge che tutte le vicende che ci hanno portato lì, nell'istante del risveglio, potrebbero non essere ciò che fa per noi, quella non è la nostra strada. Non è la vita che vogliamo fare.
Allora si fa un reset.
Per qualche tempo, si sceglie di vivere la vita a pieno, fino in fondo, perché la paura o il rischio di perdere l'unica cosa che veramente possediamo, ci porta a non sprecare il tempo che ci è concesso.
Si inizia allora a pensare a ciò che veramente ci sta a cuore: noi stessi e i nostri cari.
Le cose a cui prima si dava priorità, vengono abbandonate e accantonate per dare spazio a quei valori che si erano colpevolmente trascurati. Si tenta di realizzare i propri progetti, di vivere i propri sogni.
Si vive per quelle cose che prima si davano per scontato.
Ma poi, piano piano, questo momento di lucidità, di consapevolezza dei propri desideri viene dimenticato. La realtà frenetica torna a fagocitare le nostre speranze per una vita soddisfacente e che ci dia la possibilità di essere ciò che veramente vorremmo essere e, a poco a poco, si ritorna a vivere una vita basata sul nulla, a fare ciò che la società e gli altri ci dicono di fare, a seguire la massa e a perdere nuovamente noi stessi.
Alla fine si torna ad essere quello che si era sempre stato, quello che fa comodo agli altri annullando sé stessi. La mente si offusca di nuovo e si perde la consapevolezza di poter essere e poter fare ciò che si vuole.
Se non fai ciò che veramente desideri, se vivi la tua vita per compiacere gli altri e non te stesso, se gli obbiettivi che ti sei posto non sono i tuoi ma sono i traguardi di altre persone, allora è probabile che tu stia buttando la tua vita per arricchire di significato quella di qualcun altro.
Vivere per te stesso significa far star bene tanto te quanto la tua famiglia e i tuoi amici; se stanno bene quelli che ti circondano, starai bene anche tu.
Per essere felice, hai bisogno che quelli che ti circondano lo siano a loro volta e non importa quanti obbiettivi avrai raggiunto nella tua carriera o quante soddisfazioni ti sarai levato nella tua vita, se qualcuno accanto a te soffre, soffrirai anche tu.
Non riuscendo a raggiungere il traguardo che in un determinato momento della mia vita ho fissato come mio obbiettivo principale e massima ambizione, la mia vita sarebbe da considerare un fallimento?
Solo per me o anche per gli altri che questo traguardo nemmeno sanno che esiste?
E se mai dovessi raggiungerlo, potrei ritenermi soddisfatto e appagato o mi imporrei un nuovo obbiettivo da raggiungere?
E se non raggiungessi questo nuovo obbiettivo, questa volta sarei un fallito, nonostante il primo successo?
Quindi, per vivere felice, non ci si dovrebbe mai porre obbiettivi, abbandonare qualsiasi velleità e ambizione perché, con la possibilità di fallire ad ogni azione, il rischio di infelicità sarebbe dietro l'angolo.
È così? È questa la vita?
Accettare passivamente la sorte, che sia quella buona o quella avversa, senza mai un moto di ribellione, senza mai una scossa?
No. Questa sembra piuttosto una prigione, non una vita degna di essere vissuta.
Buttati in quello che ami e fallo al meglio delle tue possibilità.
Non arrenderti alle prime difficoltà, perché una volta che le avrai superate sarai più forte e consapevole di ciò che vali.
Vivi le emozioni. Non frenarle.
Ma soprattutto:
fa' ciò che vuoi, senza fare ciò che potrebbero compromettere la tua possibilità di fare ciò che vuoi.
Ecco l'unica vera regola da seguire, per inseguire la felicità che, qualche volta, si acchiappa anche.