martedì 28 giugno 2016

Alba

La sveglia suona alle cinque precise.
Io mi alzo alle cinque e tre minuti.
  Ho un obbiettivo e nulla può fermarmi.

Mi bastano pochi minuti per prepararmi.

Adoro il silenzio di queste ore.
Tutto è calmo.
Sembra di essere soli al mondo.
 Non mi pesa alzarmi presto.
In poco tempo è diventato un piacevole rito.

Sono pronto per partire.

È da un po' che corro.
I risultati sono pessimi.
Sapevo di non essere in forma, ma così fuori forma, proprio non lo credevo.
Questo mi fa capire quanto mentiamo a noi stessi.
Devo ammettere che fa male.
Tutto ciò però mi stimola a migliorare.
So che con il favore del tempo e con molta determinazione i risultati arriveranno.

Il mio obbiettivo non è impossibile da raggiungere.
 Per ora mi basta sapere questo.

La strada é ancora lunga

giovedì 23 giugno 2016

Io Ci Provo

Come ho gia detto nel primo post, non sono snello.
Quando mi muovo, mi porto appresso un sedere di una certa misura, dei fianchi niente male, una tartaruga girata dalla parte sbagliata e un seno che, nonostante tutto, entra in una coppa di champagne, e che quindi presumo essere molto sexy.

Adoro mangiare grossi panini farciti con burro d'arachidi, abbuffarmi di patatine e spalmare Nutella su ogni alimento abbia un minimo di spessore. Non parliamo poi delle abbondanti sorsate di birra fresca che coronano ogni mio fuori pasto. 
Credo che ormai sia giunto il momento di mettere da parte le maniglie dell'amore e spiegare a mia moglie che se vuole ci sono altre parti del corpo a cui ci si può attaccare. 
Le spalle, per esempio. Eh, eh, eh.... Birichini...

Devo assolutamente dimagrire.
Voglio assolutamente dimagrire.

Nessuno me lo impone, ma diciamo che la decenza me lo ha già suggerito un paio di volte.
In questi giorni ho stilato un programma che spero mi faccia perdere peso in maniera costante. 
Non veloce, non ho fretta. 
Voglio dimagrire, non voglio suicidarmi dopo la prima settimana.

Il mio programma è composto da due parti:

Parte 1
- Attività fisica; che da quello che ho capito, consiste nel muoversi con il corpo.
Ho fatto alcune ricerche e sembra che andando a correre almeno mezz'ora tutti i giorni si possa dimagrire un po'. 
Soprattutto se non ti sei mai mosso in vita tua.
Non è il mio caso. In un altra vita ero un formidabile attaccante, ma ahimè quei tempi sono finiti, la pancia è lievitata e lo scatto non è più la mia più grande qualità.
Quindi ho pensato bene di iniziare con una corsa blanda, al limite della camminata. 
Ogni mattina sveglia alle 5, corsa dalle 5.30 alle 6.30, doccia, colazione e alle 8 si va a lavorare.
Dicendo "ogni mattina" forse mi sto facendo trascinare dall'entusiasmo. 
Facciamo tre su sette.

Parte 2
- Dieta; che è quella cosa che fai quando sei grasso e che ti fa mangiare meno e meglio. Ok? Ok.
Ho pensato quindi di eliminare completamente pane e dolci. 
Far passare le porzioni del piatto da "Montagna" a "Collina". 
Cercare di alzarmi da tavola con questo pensiero: 
"Beh, un'altra bistecca ci starebbe proprio bene però!". E andare il più lontano possibile dalla tavola.
Diminuire la Pasta e la Carne.
Aumentare la Frutta e la Verdura.
Bere una birra sola.

Ora diciamoci la verità. 
Sono alto un metro e un cazzo e peso quanto un bidone del pattume pieno di piombo. 
Quante possibilità ho di farcela? Poche.

Probabilmente non seguirò con costanza il mio programma ed è ancora più probabile che mi ritroverò a vedere gli ottavi di finale dell'europeo tra Italia e Spagna con patatine fritte in una mano e una birra nell'altra. Ma sai che c'è? 
C'è che già avere un programma è una buona base per iniziare. 
C'é che ce la posso fare, perché lo voglio davvero. 
C'è che se non ce la faccio oggi, non vuol dire che non ci possa riprovare domani.

Oggi è Giovedì 23 Giugno.
Il mio peso attuale è 83,7 kg.

Vediamo come cambia quel numero in un mese di DarkSadow's Diet Plan.

mercoledì 22 giugno 2016

Nel Bianco


Mentre fumavo quella che sarebbe stata la mia ultima sigaretta, l’impianto stava per farci un brutto scherzo. I sistemi non rispondevano e il compressore del Gas era prossimo al blocco.

Avevo deciso di smettere di fumare con l’arrivo del nuovo anno.

Erano ormai sei mesi che avevo programmato e aspettato il 1 Febbraio 2016. 
Mancava ancora qualche giorno alla data prevista.
Non sapevo che quella sarebbe stata l’ultima sigaretta, altrimenti, e posso giurarlo, l’avrei fumata tutta.

<< È andato in blocco il compressore 92, in blocco il 92!! >> 
La voce di S. irrompe dal microfono auricolare della radio Motorola che porto appesa alla cintura.
<< Porca troia!! >> dico facendo un ultimo lungo tiro di sigaretta e bestemmiando per il fatto di doverla spegnere a metà.
Io e G. fumiamo seduti sulle panchine del punto ristoro ma n
on c’è più tempo, dobbiamo correre verso il compressore che si è fermato. 

In un attimo siamo lì.

Mentre facciamo le manovre per mettere in sicurezza il resto dell’impianto, in sala controllo cercano di capire le cause di quel blocco improvviso.

Dopo mezz’ora di lavoro, il grosso ormai è stato fatto.
Dobbiamo solo aspettare il consenso per ripartire e quindi prepararci di conseguenza.

<< Mancano solo le gabbie da girare >> dice F.
<< Facciamolo e poi andiamo a fumare >> dico io.
<< Siamo in quattro, una valvola a testa, è un attimo! >> dice M.
<< Ottimo! Io vado da quella del C81 >> e mi avvio verso la mia valvola.

Mentre mi sto arrampicando su una scala marinara per andare su un ballatoio situato due metri e mezzo da terra, non noto nulla di strano. 
Guardo la valvola che devo aprire e l’occhio mi cade su una fitta nuvola che mi viene incontro. Sembra vapore, ma c’è qualcosa di strano in quella nuvola. Non si espande come fa normalmente il vapore. 

Prendo la radio e avviso i colleghi che c’è qualcosa che non quadra vicino a dove sono io.

<< Ma sono in alto. Provate a vedere meglio voi! >>.
La nuvola rimane bassa. Non è vapore.
Sta avanzando piuttosto rapidamente e ormai è tutta intorno a me;
Non c’è dubbio, è Gas.
La situazione si sta velocemente aggravando.
Penso:

“Però è bassa”.
“Mi arriverà alle ginocchia”.
“Ce la posso fare”.

Decido di scappare, tappo naso e bocca e comincio a scendere la scala marinara.
Appena il mio piede tocca terra, la perdita che aveva provocato la nuvola di Gas, aumenta all’improvviso inondandomi completamente.

Mi ritrovo immerso in una nuvola di gas di una sostanza tossica, pura al cento per cento.


Vengo preso dal panico.
Intorno a me tutto è bianco.
Non distinguo più nulla, forme e colori non esistono più.
Mi iniziano a bruciare gli occhi.
Non so più orientarmi, non ho punti di riferimento.
Comincio a correre nella direzione che penso possa portarmi fuori dalla nuvola.
Non trattengo più il fiato.

“Devo farcela!”
“Non devo respirare”.

Corro e sbatto contro qualcosa, ricomincio a correre e sbatto contro qualcos’altro.
Alla fine, come era prevedibile, respiro una boccata di Gas.
Inizia a bruciarmi la gola.
Con le ultime forze vedo che ho imboccato la strada giusta e riesco finalmente a distinguere di nuovo le forme e gli oggetti davanti a me.
La vista è sfocata ma sono sicuro, ce l’ho fatta! Sono salvo.
La nebbia che mi avvolgeva si è disciolta e vedo brillare di nuovo i colori del mondo.




Poi, buio.

Un dolore enorme mi prende la testa e il torace.
Sento voci lontane che mi chiamano ma tutto è immerso in un silenzio profondo.
Una fitta si pianta nel cervello come un chiodo nel burro e un fischio assordante mi riporta in me. 

Ogni rumore, da ovattato e lontano, torna forte e presente.
Apro gli occhi. Bruciano tantissimo. Fatico a tenerli aperti. 
La luce del sole fa male.
Sono steso a terra.
Per radio mi chiamano senza sosta.
Cerco di parlare ma la voce non esce.
Riprovo, niente.
Nel frattempo mi incammino per uscire dall’impianto e finalmente con un sibilo di voce dico:

<< Sono Qui >>
<< D. sei tu? >> Chiede R.
<< Sì! Sono qui… >>
<< Dove sei? D… dove sei? >>

Non ce la faccio più a rispondere.
Una scarica di tosse incontrollabile mi piega in due.
Continuo a camminare.

Nella mia testa si accavallano mille pensieri.

“Sono svenuto”.
Mia figlia che corre sorridente verso di me.

“Cazzo che male”.
Mia moglie che mi abbraccia affettuosa.

“Non me ne sono nemmeno accorto.”
Mia madre che mi accarezza con dolcezza.

“Potevo Morire”
Mio padre che ride allegro.

“Ce l’ho fatta”.
“Sono fuori.”
“Aiuto!”

Ho la tuta strappata sul ginocchio destro e sono completamente impolverato.
Qualche graffio sulle nocche delle mani, un paio di lividi nelle gambe e un ginocchio sbucciato.
Respiro a fatica, gli occhi bruciano e non riescono a stare aperti.

“Ma sto bene”.
“Sono vivo cazzo!”.
“No, non sto benissimo in realtà”.
“Ma sono vivo cazzo!”.

Sbuco dal lato nord dell’impianto. 
I ragazzi vedendomi mi corrono incontro.
Hanno con loro acqua e ossigeno. 
Continuo a tossire e a sputare. 
Fatico a riprendere fiato. 
Gli occhi non stanno aperti.
<< D! Come stai? >> dice F.
<< Tutto ok… Tutto ok! Ci sono! >>

Alla fine è arrivata l’ambulanza, mi hanno applicato il primo soccorso e poi mi hanno portato in ospedale per le visite di controllo. 
Il responso dei controlli ha evidenziato una violenta infiammazione delle prime vie respiratorie.
Stop al fumo per almeno due settimane.
"Merda!!" Ho pensato istintivamente.
In realtà non ho mai più avuto voglia di fumare.

Me la sono vista brutta. Molto brutta. 
In quei momenti disgraziati, non pensavo a niente. 
Avevo paura, ma non ero disperato. 
In quelle situazioni agisci d’istinto, fai tutto ciò che è in tuo potere per salvarti.
Poi è la fortuna che decide se il tuo istinto ha imboccato la strada giusta o no.

Se fossi morto la sotto, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorto, proprio per il semplice fatto che non mi sono accorto di svenire.
Non ho avuto un momento lucido in cui ho pensato: “cazzo, non ce la faccio, NON CE LA FACCIO”.
No, niente di tutto ciò. 

Correvo, scappavo, sbattevo e mi sforzavo per sopravvivere.

Quando sono svenuto, è stato come se qualcuno spingesse un interruttore e spegnesse una lampadina.

Luce sì. Luce no.
Nel momento in cui è tornata la luce, ho capito di avercela fatta.
Non ero morto.

In quel momento ho realizzato che a fare la differenza tra la vita e la morte è solamente la fortuna di imboccare la direzione giusta al momento giusto.
Penso che sia così per ogni scelta che compiamo nella vita, soprattutto quando intorno a te è tutto bianco e non vedi nulla.

lunedì 20 giugno 2016

L'Amore Non Muore

Lei aveva l’espressione tipica di chi non ne vuole più sapere. Delusa dai suoi comportamenti e infastidita dai suoi modi di fare.

Lui non voleva più rotture di coglioni, non aveva più voglia di combattere e la pazienza era finita da un pezzo.

Non si sopportavano più.

La mattina del 5 maggio dopo l’ennesima litigata violenta lui se ne andò sbattendo la porta. 

Lei corse in balcone e gli urlò di farsi fottere, che era un gran figlio di puttana e che non lo voleva vedere mai più. Poi gli lanciò un vaso che lo mancò di nulla e che si schiantò con fragore a terra. 

Lui nemmeno si voltò. Non voleva darle la soddisfazione di vedere che delle lacrime gli rigavano il viso.

Lei, per quella mancata reazione, s’infuriò. 

Lui pensò che era finita. Finita davvero. Anche se, nonostante tutto il male, l’amava ancora.

Lei scese in strada e lo rincorse. Aveva in mano una pistola.

Lui non lo sapeva.

Lei lo raggiunse.

Lui si girò.

Lei lo guardò, mentre con rabbia premeva il grilletto.

Lui vide la sua faccia deformata dall’odio. Poi non vide, né pensò più niente.

Lei vide le sue lacrime.

Il proiettile gli si conficcò in testa. Cadde al suolo esanime.

Lei rimase ferma a fissare ciò che aveva perduto. Questa volta per sempre.
Poi parve riprendersi e capire cosa fosse accaduto.
Si inginocchiò al suo fianco. Pensò alle sue lacrime.
Si puntò la pistola alla tempia e fece fuoco.

Il buio s’impadronì anche di lei.

Due colpi di pistola. 
Due forti rumori, come dei petardi esplosi in una mattina qualunque, avevano attirato l’attenzione.

I vicini guardavano la scena impietriti alle loro finestre.

Alcuni passanti nemmeno si fermarono.

Altri passanti scapparono.

Pochi passanti si avvicinarono. Le mani nei capelli.

Videro due corpi rivolti al suolo. 

Sembravano stretti in un macabro abbraccio, come se nella morte, avessero finalmente trovato la serenità per stare insieme.



giovedì 16 giugno 2016

Numero 0

Non è facile scrivere qualcosa, soprattutto se sei obbligato dal fatto che hai appena aperto un blog, sono le tre del mattino e il numero dei tuoi post è 0. 
Quindi facciamo così: il mio nome è DarkShadowSlayer
Non sono alto, non sono bello, non sono snello. 
Mi piace da impazzire leggere libri, di qualsiasi genere siano, ma in realtà impazzisco per le storie che contengono. 
A volte provo anche a scriverle ma non riesco mai a trovarle perfette come vorrei che fossero, perciò nessuno le ha mai lette.

Questo blog ha lo scopo di farmi scrivere. Qualsiasi cosa mi passi nella testa.
Storie inventate. Momenti di vita reale. Sfoghi. Opinioni.
Questo blog è per me un occasione.
Diciamo che è una specie di terapia.
Perché alla fine l’importante è scrivere.

Questo è il mio primo post.
Non sarà un granché come inizio ma…