domenica 11 settembre 2016

"Città In Fiamme" di Garth Risk Hallberg

Avevo quattordici anni, quando per la prima volta nella mia vita comprai un libro. Ciò che più mi attirò, fu probabilmente la copertina accattivante e il titolo che prometteva storie di paura. Il libro era "Quattro dopo mezzanotte" di Stephen King; allora, non conoscevo minimamente chi fosse questo King e iniziare la mia avventura da lettore con Lui è stato solo un puro caso. In breve tempo divenne un mio caposaldo. Ho tutti i libri che ha scritto e li ho amati quasi tutti. 

Da allora non è passato giorno senza che sul mio comodino vi fosse appoggiato un libro. Crescendo ho imparato ad amare anche altri scrittori, altri stili e altri generi.

Scoprire nuovi mondi e riscoprire il mio sotto un punto di vista inedito, nutriva la mia mente e la mia curiosità, come la scuola non era mai riuscita a fare.
Leggere ha spalancato infinite porte su infiniti mondi, ognuno differente, speciale e unico. 

In questi anni da lettore, ho messo a punto piccoli insindacabili riti che possono sembrare pura follia ad un osservatore esterno. Per me, rappresentano un regolamento preciso di comportamenti da tenere per dare al libro il rispetto che merita. 

La prima di queste regole è:


  1- Non si abbandona il libro. Una volta iniziato, va finito  

Se un libro non mi piace fin dall'inizio, raramente mi sorprenderà facendomi cambiare idea durante il corso della lettura, ma come dice la regola numero uno, il libro va terminato.

"Città in fiamme" di Garth Risk Hallberg, è uno di quei romanzi che ha beneficiato molte volte della regola sopracitata. Ho dovuto combattere spesso per non abbandonarlo dopo le prime cento, duecento pagine.
Secondo il mio punto di vista il romanzo parte male. La storia ci mette molte pagine a ingranare, i personaggi sono troppo slegati tra loro e viene a mancare quel feeling che dovrebbe nascere quasi subito tra il lettore e i protagonisti.

Poi però cominci a conoscerli, capisci le loro storie e le loro motivazioni, ti affezioni a personaggi secondari e, piano piano, entri nella storia. Da lì, tutto sembra ingranare perfettamente. Poi verso il finale, quando la tensione dovrebbe crescere e incollarti al libro, tutto precipita con scene molto confuse che disorientano il lettore. 
Forse ci sono molti pezzi superflui che potevano essere  corretti in fase di editing o gestiti in modo diverso  o  addirittura essere tagliati. 



È un libro che vale lo "sforzo"? 

Dopo mille pagine e più di un mese di lettura posso serenamente ammettere che, nonostante qua e là ci siano brani eccellenti, frasi molto belle ed evocative, e interessanti inserti ad intervallare le parti del libro,  la risposta al quesito è un dispiaciuto ma sereno no. Non è un romanzo così rivoluzionario come dicono e non è nemmeno il capolavoro che vogliono far credere sia. Spesso mi è capitato di distrarmi durante la lettura ed è una cosa che non posso proprio perdonare all'autore.
Naturalmente sono tutte opinioni personali e probabilmente il fatto di non averlo amato è un mio limite visto gli scroscianti applausi che sta ricevendo, ma se un libro non mi ha né interessato né divertito non posso elogiarlo. 
Avevo grandi aspettative. 
Sono state deluse. 
Peccato.


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