La sveglia suona implacabile. Apro gli occhi. La guardo e so che è l’ora giusta, so che questo è il momento esatto che avevo programmato la sera prima per alzarmi e, in un modo o nell’altro, lo devo fare. Devo andare al lavoro, anche se non ne ho voglia, anche se sono le cinque del mattino e il letto cerca di attirarmi nuovamente a sé, anche se la sera prima sono uscito a cena e ho mangiato fino all’una, anche se ho finito la serata sorseggiando amari, grappe e liquori, anche se ho dormito solo un ora e ora ho un cerchio alla testa che se mi guardate da lontano sembro Saturno.
Non ci sono scuse. Devo andare. La giornata avrà il colore della merda, ma non è certo una novità.
Qualcuno potrebbe dire che odio il mio lavoro, e beh, quel qualcuno avrebbe maledettamente ragione. Non mi piace, non ci trovo nulla di stimolante, nulla che in qualche modo mi coinvolga o mi appassioni. Non è un lavoro monotono, questo no, solo che non si crea niente. Lo scopo finale del mio lavoro è fare in modo che la produzione non si fermi mai. Come? Prevenendo e intervenendo alle piccole disfunzioni del sistema. In pratica: c'è un problema, mi chiamano, lo risolvo (a volte non risolvo un cazzo!) e torno ad aspettare il prossimo evento.
Il fatto è che a me piacerebbe essere coinvolto in un processo creativo, dove ciò che produci, ciò che fai, alla fine sia tangibile, alla fine lo si possa vedere e toccare; qualcosa di cui si possa poi usufruire e una volta utilizzato dire: <<Ehi, questo l’ho fatto io!>> e poi magari andarne anche orgogliosi.
In fin dei conti, diciamolo dai, io vorrei fare lo scrittore, inventare storie, scrivere romanzi, ideare racconti;
vorrei pensieri unici, idee originali, vorrei avere un cervello colmo di idee e una scrittura brillante e piacevole che le imprima definitivamente nelle pagine di un libro.
Voglio che i miei scritti piacciano alla gente.
Voglio studiare quello che mi interessa e che amo.
Voglio scrivere per migliorare sempre e costantemente.
Voglio vivere di questa passione.
Voglio che qualcuno creda in me.
Voglio farmi il culo per un progetto in cui credo.
Voglio finalmente una soddisfazione. Una cazzo di soddisfazione.
È questo quello che voglio ed è questo ciò che mi prenderò. So che presto o tardi raggiungerò l’obbiettivo. Non sarà facile. Per me non ci sarà il classico colpo di culo, semplicemente perché non c’è mai stato prima; ci saranno invece sudore, fatica, passione, disillusione, orgoglio, tenacia e speriamo tanta soddisfazione.
Sono stanco di sentirmi un perdente. Io voglio scrivere e anche se mai nessuno dovesse cagarmi di striscio, io continuerò a scrivere perché questo è quello che amo fare.
Non lo dirò mai ad alta voce, ma qui posso scriverlo: io sono uno scrittore.
Lo sono dentro. Non ho bisogno di un certificato o di qualcuno che lo dica per me.
Io so di esserlo.
Fine della storia.
Da oltre un anno scrivo su questo blog e sento di non poterne più fare a meno. Certo, potrei aggiornarlo più spesso, ma quando scrivo lo faccio in segreto e il tempo che dedico a questo spazio dipende sempre molto dal tempo che posso passare solo con me stesso, che ultimamente è molto poco; infatti, proprio come un drogato che non ha potuto farsi ogni giorno della sua dipendenza, ho sofferto un po’ di astinenza e il "metadone" che ha calmato i miei irrequieti spiriti in questo lungo periodo di sofferenza, è stata la lettura; quella l’ho potuta consumare in gran quantità ovunque e in qualunque momento.
Libri cartacei, fumetti, e-reader, smartphone, ormai non ci sono più scuse per non leggere.
Leggere mi porta via, lontano dai miei guai, lontano da tutto e da tutti.
Leggere mi ha salvato tante volte.
Scrivere e leggere. Ecco la mia cura per le insoddisfazioni della vita.
Scrivere e leggere. Non serve altro.
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