venerdì 29 luglio 2016

"Canone Inverso" di Paolo Maurensig



La prima volta che lessi qualcosa scritto da Paolo Maurensig fu per caso. Stavo andando a Roma in treno e avevo quattro ore da passare sui binari. Sul sedile di fronte al mio, qualcuno aveva dimenticato un libro: "La Variante di Lunenburg". 
Il romanzo, era uscito già da un po' di tempo, ma ahimè, fino ad allora le nostre strade non si erano incrociate. 
Non lo conoscevo.
Quel libro abbandonato poteva essere di chiunque quindi aspettai un po' prima di prenderlo. Passato un lasso di tempo, che mi sembro ragionevolmente lungo a stabilire che quel libro era effettivamente stato abbandonato, lo feci mio.
Ebbi fin dalle prime pagine, l'impressione di trovarmi davanti ad un romanzo che sarebbe diventato un classico. Decisi così che Paolo Maurensig, era uno scrittore che avrebbe sempre trovato spazio nella mia libreria. 

Da allora è passato molto tempo. Solo ora mi è capitato tra le mani "Canone inverso" e di nuovo, ho avuto le stesse sensazioni di quel primo incontro con Maurensig, quando in viaggio verso la capitale, non mi accorgevo del tempo che passava.
Uscito nel 1996, è il secondo romanzo di Paolo Maurensig.
Nella musica, un canone è una composizione che unisce ad una melodia, una o più imitazioni della stessa, che si vanno a sovrapporre alla prima.
Un canone inverso, spiegato molto terra-terra da quello che ho capito da wikipedia, non è altro che l'imitazione della melodia ma sovrapposta e con tonalità contraria all'originale.

Il significato del libro sta tutto nel suo titolo.

Non svelerò la trama del romanzo. Ognuno deve essere libero di godersi un libro senza opinioni esterne che lo influenzino e scoprendo pagina dopo pagina le emozioni e gli intrecci studiati dall'autore. 
Per questo, quando mi chiedono qualcosa dei libri che ho letto, dico solo se i mi sono piaciuti o meno. 
Qui voglio solo raccontare ciò che mi è piaciuto e che mi ha colpito, senza la presunzione di imporre il mio pensiero. Proprio come quel passeggero sconosciuto che, consciamente o no, abbandonando un libro sulle poltrone di un treno qualunque, ha consigliato ad un passeggero qualsiasi di leggerlo.

domenica 24 luglio 2016

Si Può Fare Di Più (Ma Non Troppo)



Oggi è Domenica 24 Luglio. 
Il momento della verità è arrivato.

È passato ormai un mese da quando ho creato il programma di dimagrimento fatto su misura per me. Una dieta per nulla ferrea e un'attività fisica al limite della noia, che è universalmente riconosciuta come: 

"The DarkShadowsSlayer Diet Plan".

In questo mese mi sono lasciato trascinare in varie trasgressioni alimentari, non ho mantenuto il numero minimo di corse che avevo programmato di fare, e ho bevuto il quantitativo di birra giornaliero che sono solito bere.

Nonostante tutte queste concessioni posso annunciare con gioia e letizia di aver perso ben 3Kg! 
Non male vero?

Non dico che non ho dovuto rinunciare a niente; qualche volta, un bel panino con la mortadella, me lo sarei sbriciolato volentieri sulla pancia. Ma ho resistito.
Facendo questo insignificante sacrificio, ho raggiunto e superato quel piccolo traguardo che mi ero prefissato. 

Perdere almeno due chili in questo primo mese di dieta.

In questi trenta giorni, sono andato a correre nove volte.Nelle prime corse, sembravo una macchina d'epoca ingolfata che, se accosta e si ferma è meglio; poi piano piano ho notato netti miglioramenti.Non corro forte, sia chiaro, ma ogni corsa che faccio sento che potrei andare più forte o addirittura, correre più a lungo.Una cosa però non è cambiata dalle prime corse ad oggi. Ogni volta, dopo i primi 400/500 metri di corsa appena accennata, cerco una scusa per fermarmi e tornare a casa sul divano. Mollare tutto insomma. Troppa fatica dai! Non ce la posso fare!
Ma non è mica naturale una cosa così. Perché devi sforzare il tuo fisico a fare una cosa che dovrebbe fare solo in caso di pericolo? Mah!


Insomma, ogni volta è una lotta tra la determinazione che punta l'obbiettivo e la pigrizia che vede il divano allontanarsi pericolosamente dal suo posteriore.
Alla fine vince la determinazione.
Inizialmente facevo quattro chilometri. Ora arrivo a sei. L'obbiettivo è fissato a dieci chilometri.

Ho un'ennesima teoria secondo la quale, una volta raggiunto il mio obbiettivo, che è di 70 kg, correre per 10 km due o tre volte la settimana mi aiuterà a non ingrassare di nuovo.
Naturalmente evitando di fare il suino a tavola.

Quindi:

Oggi, Domenica 24 Luglio il mio peso è: 80,2 kg


Siamo sulla strada giusta ma l'obbiettivo rimane ancora un punto molto lontano. 

Per ogni cosa bisogna avere pazienza, ma anche l'attesa, in fondo, ha il suo fascino.

mercoledì 20 luglio 2016

"Notti In Bianco, Baci A Colazione" di Matteo Bussola





Appena finisci di leggere "Notti in bianco, baci a colazione" di Matteo Bussola, hai l'indefinita sensazione che le cose, se solo volessimo potrebbero andare meglio.  
Questo libro dà speranza e in un certo modo, rivaluta il genere umano.
Sono tanti gli spunti di riflessione che Matteo, padre di tre bimbe, mette sul piatto. 
Scene di vita normale, storie di tutti giorni, filtrate attraverso l'occhio acuto di questo padre, diventano pensieri e riflessioni profonde, a volte quasi poetiche. 

"Notti in bianco, baci a colazione" è un libro nato per caso. Si tratta infatti di una raccolta di scritti postati su Facebook da Matteo Bussola, Padre, disegnatore della casa editrice Bonelli e compagno di Paola Barbato, Sceneggiatrice di Dylan Dog e Scrittrice (Le S maiuscole non sono un errore, sono un attestato di stima!).

È infatti dall'amore che provo per tutto ciò che Paola Barbato scrive, che ho imparato a conoscere Matteo. Prima di tutto il clamore che ha suscitato con la lettera a Fedez; prima che diventasse per tutti "Il Bussola"; prima che fosse il fenomeno che oggi è diventato. 
Ho richiesto la sua amicizia su Facebook, perché mi divertivano i siparietti raccontati da Paola dove lui era indiscusso protagonista. Quando ha accettato la richiesta, ho notato che Matteo usa Facebook proprio per quello che è: 
un diario, e infatti scrive ciò che pensa e ciò che gli succede. 
Così, piano piano, nel tempo mi sono reso conto che oltre all'imbranato burlone, al padre affettuoso, al marito amorevole, c'era di più. 
C'erano idee simili alle mie. C'era l'appartenenza ad un credo comune, che è il credo del rispetto per le vite altrui
Dai suoi racconti si capisce che è una persona empatica e compassionevole, che se può aiuta e se non può, aiuta lo stesso. 

Stima a parte, il libro è piacevole da leggere, con una scrittura scorrevole e ricca di frasi profonde, che faranno felici gli amanti degli aforismi. Non vi riporto esempi per il fatto che, senza la giusta contestualizzazione, le frasi perderebbero di potenza emotiva.
Leggetelo se vi capita. 
Non ve ne pentirete.

martedì 19 luglio 2016

Litigi d'Amore

I miei vicini di casa litigano in continuazione. 
Li sentiamo ogni sera. Urlano, si insultano, discutono e poi fanno pace
È sempre così. 

Lei accusa lui di essere poco presente, di trattarla come se fosse la sua serva personale e di averle mentito sul fatto che avrebbe smesso di fumare. 
Lui accusa lei di non essere amorevole come all'inizio, di non assecondare le sue necessità e di non essere più passionale sotto le lenzuola.

I miei vicini di casa hanno ottant'anni.

A ottant'anni si hanno ancora questo tipo di discussioni.
Speravo che invecchiando, i dissapori di tutta una vita insieme svanissero con la progressiva perdita di memoria e il garantito rincoglionimento cerebrale. 
Evidentemente non è così.

Ogni sera lui va al bar. Puntuale alle otto e trenta esce di casa con il suo sacchetto dell'umido, lo butta nel bidone e parte a piedi verso il Caffè del paese che non dista più di 200 metri da casa. 
Alle 22 torna a casa. Ogni sera così. Non sgarra mai. 

Mi capita spesso di incrociarlo mentre lentamente va al bar. Ogni volta sta fumando una sigaretta. 
Credo sia l'unica della sua giornata. 
Lo capisco da come se la gusta. Conosco bene, da ex fumatore, il desiderio che si prova a fumare la prima sigaretta dopo tanto tempo che ne aspetti una. Capisco che è l'ultima dallo sguardo sofferente, dalla bocca che trattiene il fumo e da come questo è soffiato lentamente fuori dalle labbra semichiuse. 
Fuma mentre va al bar perché così la moglie non può dire niente sulla puzza da fumo dei vestiti. L'odore di fumo nel fiato, verrà nascosto con un bicchiere di bianco fermo e comunque, il sapore di fumo se ne sarà andato dalla bocca prima del suo ritorno a casa.

Ogni volta che lo guardo penso sempre che quell'uomo non è libero di fare quello che vuole nemmeno a ottant'anni. Mi specchio in lui nella speranza di riuscire a deformare e infine cambiare l'immagine che vedo. Cerco in ogni modo di modificarla perché la mia immagine, in futuro, non assomigli affatto alla sua.

Ogni giorno che passa, mi rendo conto che nessuno è libero veramente. 
Siamo tutti legati a persone che in un modo o nell'altro influenzano le nostre scelte. Consapevoli o meno, è così. 
Ed è normale che sia così.

Il vecchietto è sicuramente influenzato dalla moglie. Quando alla sera esce di casa, in quell'ora e mezza pensa di respirare quella che gli sembra libertà. Sa però che un leggero senso di colpa lo tormenterà per tutta la serata. Ha di nuovo lasciato sua moglie in casa, seduta su una poltrona davanti alla tivù, da sola. Cercherà di distrarsi con due bicchieri di vino e con qualche chiacchiera da bar, ma probabilmente, nella testa avrà come un fastidioso ronzio, una voce che gli dice che ha fatto (di nuovo) la cosa sbagliata. 
Quindi, invece di rimanere fino a chiusura, come vorrebbe tanto fare, si riporta a casa ad un orario decente. 
La moglie è ancora sveglia, frustrata e inviperita, le saltano i nervi, lo aggredisce verbalmente e lui risponde a tono. 
Ed ecco che il rituale della litigata ha inizio.

Sei uno stronzo ingrato!
Ma se sono tornato prima per stare con te!
Potevi anche non uscire. Pensi solo a te stesso.
Se pensassi a me stesso adesso sarei con gli amici e non qui.
E io che mi spacco la schiena tutto il giorno per tenere questa casa pulita. Senza di me vivresti immerso nella merda.
Forse, ma almeno non avrei una rompicoglioni tra le palle! E poi che cazzo centra questo adesso?
Che sai solo andare al bar. Non passi mai del tempo con me. Mi sfrutti e basta.
Sarà perché quando sono con te ti lamenti di qualsiasi cosa e non si parla mai di nulla di sensato.
Perché parlare di pallone tutto il giorno ha senso vero?
Di più che spettegolare... 

Si va avanti così per un po'. Poi i toni si abbassano e ritornano a parlare normalmente.

Pochi minuti dopo sento degli inconfondibili colpi ritmici
Quasi come se qualcuno piantasse, molto lentamente, un chiodo nel muro.

Guardo mia moglie seduta accanto a me sul divano. 
Le faccio un cenno di intesa.
Lei coglie le mie avance, avvicina le labbra al mio orecchio e mi sussurra che, se voglio, sono libero di andare al bar.

Butto gli occhi al cielo, sorrido e alzo il volume della tivù. 

giovedì 14 luglio 2016

Anima Ribelle

Non prendetemi per pazzo. 
Non sono venuto qui a raccontar balle, ma anche sì, in realtà. 
Perché tutto ciò che racconto potrebbe anche essere frutto della mia fervida immaginazione. 
Decidete voi se ciò che dico è vero o no. 
Io racconto. 
Traete voi le conclusioni. 

Sono qui solo per scrivere e in questo momento voglio raccontare di un'esperienza sconvolgente che mi è successa. 
Un'esperienza che prima o poi farò fino in fondo, proprio come ognuno di noi prima o poi farà. 
Sì, sappi che la farai anche tu!
Un'esperienza che ho vissuto a seguito di un evento traumatico.

Ora mi spiego meglio. 

Partiamo dal presupposto che io non credo in nessun dio e in nessuna divinità che l'essere umano abbia potuto concepire nell'arco di migliaia di anni. Non credo in niente. Niente.

Ok, appurato questo si sappia che ho avuto, naturalmente contro la mia volontà, un'educazione cattolica.
Quindi mi hanno raccontato le solite favole che hanno raccontato a tutti. 
Non c'è bisogno che faccia degli esempi. 
Le conoscete già.

Se avete letto qualcosa di quello che c'è scritto in questo blog, sarete forse incappati in un racconto intitolato "Nel Bianco" in cui narro l'esperienza di un incidente che ho avuto al lavoro. 
(O forse no?)
Quello che non ho raccontato, e non l'ho detto quasi a nessuno, è quello che è successo mentre ero privo di coscienza, steso al suolo e prossimo alla morte.

Piccolo riassunto:
Mentre svolgevo un lavoro su un impianto di produzione di ammoniaca, una guarnizione ha ceduto rilasciando una grossa quantità di ammoniaca nell'aria. 
Io ero lì. 
Mi sono ritrovato immerso in una nuvola di gas ammoniacali che mi hanno quasi soffocato. 
Ma, ehi! Non disperate! Sono ancora qui! 
(O forse no?)

Tutto ciò è stato sconvolgente. Dopo questa esperienza ho capito che la vita è la cosa più importante che abbiamo e che la dobbiamo vivere il più serenamente possibile insieme alle persone che amiamo. 
Da allora il mio atteggiamento sul lavoro è cambiato molto. 
Prima facevo molti straordinari, ora invece, non ne faccio più. 
Proprio perché non voglio perdere il mio tempo in un luogo dove di caro a me non c'è nulla se non qualche persona a cui sono affezionato. 
Quello che mi importa è vivere fuori da lì.
A cinque minuti alle nove si timbra l'arrivo. 
Alle cinque in punto si timbra l'uscita, e si va a vivere sul serio, insieme alle persone che amo.
Ma sto decisamente divagando. 

Non prendetemi per pazzo, dicevo. 

Mentre scappavo da quella nuvola, non mi ero reso conto che in realtà ho smesso di respirare. Stavo scappando il più velocemente possibile e il mio corpo è andato in blocco, si è messo in protezione da solo, senza nemmeno avvisarmi in qualche modo. 
Ad un certo punto si è spenta la luce. 
Fortunatamente ciò è avvenuto quando la perdita di ammoniaca era ormai lontana e il vento soffiava il gas lontano da dove mi trovavo. 
Fatto sta che sono svenuto, senza preavviso. 
"E caddi come corpo morto cade".

Ora, io non so se quello che sto per raccontare sia avvenuto nelle mia testa o in una dimensione parallela o in una ultraterrena, ma mentre il mio corpo giaceva a terra, mi viene da dire esanime, il mio spirito viveva un momento di pace assoluta, dove regnava la calma e la tranquillità più maestosa che io abbia mai provato. 
Non c'era nulla fuori posto e il benessere era assoluto. In tutto ciò, stavo discutendo con una persona. Non so chi fosse, credo una donna, non so dire come fosse fatta ma ricordo che mi ha spinto via da lì. 
Mi ha detto di tornare indietro spingendomi lontano con decisione e ricacciandomi con forza incontrastabile nel mio corpo.

Sono pazzo? Mi sono sognato tutto? La mente quando sei in bilico ti gioca questi scherzi? Forse. Non lo so. 
So solo che questo è quello che ricordo. 
È un ricordo confuso, ma ancora molto vivo.
(O forse, no?)

Ricordo anche il momento in cui sono tornato cosciente. 
Ancora provavo l'eco di quella sensazione di benessere che non volevo proprio lasciar andare. 
Poi una forte fitta al petto e un fischio acuto che si è piantato nel cervello hanno riattivato tutti i sensi che fino ad allora sembravano persi. 
All'improvviso ho sbarrato gli occhi facendo un profondo respiro poi interrotto da una violenta scarica di tosse, mentre le orecchie ricevevano tutte le onde sonore che fino a poco prima le erano precluse. 
Tossivo e sputavo a terra per togliermi quel gusto di chimica che avevo nella bocca.
Rivedevo di nuovo i colori e mentre cercavo di risollevarmi da terra, toccavo tutte le ruvidezze del terreno.
Sentivo di nuovo il dolore e la fatica. 
Provavo paura, stupore e orgoglio per avercela fatta. 
Avevo mille emozioni condensate tutte insieme nei pochi istanti in cui ho realizzato di essere ancora presente a me stesso.

Senza offesa per chi la pensa diversamente da me, io non credo in nessun dio e continuo a non crederci nonostante l'esperienza vissuta. 
Diciamo però che se prima c'era una porta barricata con addirittura lo schienale di una sedia incastrato sotto la maniglia per tenere tutto fuori, ora un piccolo spiraglio c'è. 
Diciamo che ho tolto la sedia.
Ecco.

Solo a pensarci mi sembra tutto assurdo. 

Noi siamo qui per caso e un giorno, speriamo il più lontano possibile, ce ne andremo tutti quanti e piano piano saremo tutti quanti dimenticati. Quindi non ha senso litigare per questioni che domani non avranno più alcun valore. Viviamo a pieno ogni giorno che ci è concesso di vivere. 
Ma facciamolo subito. Facciamolo adesso!
Non ci sarà un altro mondo dopo. 
Non ci sarà proprio un bel niente dopo. 
(O forse sì?)