sabato 31 dicembre 2016

Un Buon Anno

Quando ho aperto questo blog, avevo una gran voglia di mettermi alla prova. Volevo capire fino a che punto mi avrebbe fatto bene scrivere pubblicamente tutto ciò che normalmente tenevo privato. In realtà non è cambiato nulla, perché come nessuno ha mai letto ciò che ho scritto e tenuto nascosto, nessuno ha letto ciò che ho scritto e pubblicato. 
Era circa metà giugno quando ho scritto il primo post; l'unica cosa che volevo, era una pagina che raccogliesse in maniera ordinata e in forma totalmente anonima le mie elucubrazioni.  
Nessuno che conosco sa di questo blog. Nessuno. È uno spazio solo mio, è il mio segreto. 
Non l'ho pubblicizzato sulla mia bacheca personale di Facebook o su altri siti, non l'ho fatto conoscere ad amici e parenti. L'unica "promozione", se così la si vuol chiamare, avviene nel momento in cui pubblico su Twitter e su Google+ il link per raggiungere l'ultimo post pubblicato. 
I risultati sono scarsi, cosa dico scarsi? Nulli. Se qualcuno ha visitato la pagina, probabilmente si è sbagliato. 
Sia chiaro, non cerco fama o gloria, scrivo solo per me, per mio piacere personale, per incoraggiarmi e per capire che qualche volta, anch'io riesco a costruire qualcosa e a portarla a termine.
Mi sarebbe piaciuto però, ricevere un commento o due sotto ai racconti, o sotto le opinioni che ho espresso, o che ne so? Boh?! Non so niente. Niente! Quindi, lasciate perdere che va bene così.

0 Critiche.
0 Incoraggiamenti.
0 Complimenti.
0 Insulti.

In realtà, non mi interessa se qualcuno legge o meno (con questi risultati avrei già abbandonato se mi interessassero i click), mi interessa solo continuare a scrivere. 

Se analizzo il blog con occhi distaccati, sembra concepito da un principiante, uno che non ha idea di come si gestisce un buona pagina, ed infatti è proprio così; le grafiche sono orrende, il nome è troppo pretenzioso e il mio nickname, ragazzi... ma vogliamo davvero parlare del mio nickname? Lasciamo perdere va'...
Però sapete che c'è? Mi sta bene così! Perché io voglio solo scrivere, sfogarmi, inventare storie, ragionare su argomenti che mi colpiscono, divertirmi a raccontare cagate, fare il punto della situazione. Qui lo faccio in assoluta libertà. Nessun limite.

I motivi per cui avevo aperto il blog li ho spiegati qui e non mi va di ripetermi perché in fondo non sono cambiati. 
Voglio solo ricordare a chi ha un momento problematico, uno di quei periodi neri che sembrano non finire mai, che ciò che lo aiuterà ad uscire dall'oscurità e che lo trascinerà di nuovo e con rinnovata forza verso la vita, sarà fare la cosa che più ama. Per me è, ed è stato scrivere. 
Fate ciò che amate e sarete felici. (Minchia, che frase fatta! Provate a smentirla però...)

Questa sera saluteremo il 2016 e io lo abbraccerò forte, perché è stato un anno che mi ha fatto capire tante cose, specialmente quali sono quelle veramente importanti. 
È stato un importante insegnante, uno di quelli severi, che ti dà un calcio nel culo, e che sveglia la tua mente, che ti scuote per le spalle e ti fa deviare quella strada che sembrava già inevitabilmente imboccata. 
Uno di quegli insegnanti preziosi, che inizialmente ti stanno un po' sui coglioni ma che alla fine apprezzi più di tutti.
Il 2017 per adesso lo guardo con sospetto, proprio come ho fatto a suo tempo col suo predecessore. Non lo conosco ancora bene e io ci metto un pochino a fidarmi delle novità. Ma ora brindiamo!


Foto salvata da foursquare.com

Grazie 2016.  A noi, 2017!

mercoledì 28 dicembre 2016

È Questo L'Amore?

Le relazioni si basano su instabili equilibri che le rendono estremamente fragili; è necessario perciò averne grande cura, perché come senz'altro saprete, richiedono attenzioni sempre maggiori e sempre più particolari ad ogni anno che passa, ma soprattutto richiedono grosse, grossissime quantità di pazienza. 
Basta una piccola offesa, un piccolo insignificante equivoco ad innescare un effetto domino potenzialmente distruttivo per il futuro della coppia. 
Basta un leggero sfregamento di pietre focaie, un insignificante, innocua scintilla fatta brillare in un ambiente già instabile, a dare l'innesco ad un incendio che in poco tempo ridurrà il vostro grande amore in una montagna di cenere.

E all'improvviso tutto si rompe. Il cuore non batte più, la mente sogna di fuggire e le farfalle che avevi nello stomaco, sono tutte morte. Così apri gli occhi e scopri che la graziosa ragazzina che hai conosciuto una calda sera d'estate, in realtà non è altro che un mostro mutaforma di cui ormai sei preda. 
Capisci che la leggiadra fanciulla che ti aveva baciato il giorno seguente, all'ombra di un lenzuolo, recitava solo una parte utile ad offuscare la tua mente, e a nascondere l'orribile bestia che si è poi rivelata essere, poco dopo che le hai donato il tuo cuore.
Ed eccola lì, che usa la tua dignità come uno straccio da pavimenti, che ti rende ridicolo appena ne ha l'occasione e che cerca di farti apparire sempre più stupido agli occhi della gente che non sa, non sa quale indicibile mostro ti stia accanto. Loro non lo sanno, perché se sapessero, se solo capissero cosa stai passando, ti tirerebbero fuori da quell'inferno.

Guardavo con odio le coppie che frequentavamo. 
Perché non erano come noi? 
Perché loro non tentavano di distruggersi, di sminuirsi a vicenda come facevamo noi? 
Perché non cercavano di prevalere l'uno sull'altra, come se fossero in una folle corsa dove nessuno vince, ma anzi, ognuno ne esce un po' più solo e distrutto? 

Perché? 

Ci ho messo un po' di tempo, ma credo di essere riuscito ad arrivare a darmi una risposta convincente e credo anche che non sia troppo lontana dalla realtà: 
Noi ci odiavamo ed eravamo infelici. Loro no.

Alla mia età si smette di credere al colpo di fulmine, al Grande Amore, al principe azzurro o alla principessa rosa. Il cuore non batte più al sol sfiorarsi, non sudano più le mani per l'emozione di una carezza. L'amore non è più quello della giovinezza. 
Non voglio passare per cinico perché non lo sono, ma in fondo penso che l'amore non sia altro che la più fantasiosa scusa che utilizziamo per non passare la vita da soli.
Quanto deve essere forte il bisogno di sentirsi amati se non bastiamo nemmeno a noi stessi? Quanto, se siamo pronti a condividere la nostra vita con persone che alla fine arriveremo ad odiare? Di cosa abbiamo paura veramente?

Le coppie che ce la faranno, sono quelle che nonostante la vita le sommerga di merda esattamente come tutte le altre, alla fine trovano sempre la forza di lottare per quel rapporto. 
Sono quelle che hanno la voglia di rincorrere l'altro se tenta di scappare, sono quelle che hanno il coraggio di parlare se ci sono dei problemi, sono quelle che provano a risolverli insieme. 
Sono quelle che in mezzo alla frenesia della vita, ogni tanto si fermano e ridono insieme. 
Sono queste le coppie che arriveranno unite alla fine del viaggio. 
E sapete perché?
Perché un giorno uno dei due avrà bisogno di un sostegno, e l'altro, nonostante tutto, sarà lì al suo fianco.
Proprio dove doveva essere.
Proprio dov'è sempre stato.

lunedì 26 dicembre 2016

Posso Immaginare, Non Capire

Provate ad immaginare di essere una ragazza di circa trent'anni che vive in un paese straniero. Immaginate di aver dovuto emigrare dal vostro paese perché, si sa, i tempi sono quello che sono e di trovare un lavoro vicino a casa, non se ne parla proprio. Però siete un tipo brillante e avete trovato in Germania, un occupazione che soddisfa appieno le vostre competenze e vi permette di vivere una vita, se non agiata, ameno tranquilla.

Nonostante la soddisfazione di avercela fatta con le vostre forze e aver un buon lavoro, il vostro paese vi manca terribilmente e non perdete occasione per qualche fugace ritorno. 

Ormai Natale è alle porte e, almeno per le feste, potrete tornare a respirare l'aria di casa e finalmente riabbracciare la vostra famiglia. 
Mancano pochi giorni alla partenza e di sicuro non volete presentarvi a mani vuote, allora vi coprite bene, perché a Berlino in questi giorni fa molto freddo e vi avviate al mercatino natalizio della città. Il Natale porta colore e allegria. Per strada si respira quell'aria di festa che solo questo periodo sa portare. Iniziate a girovagare per le numerose bancarelle, fate qualche acquisto ma il mercatino è grande, non lo avete ancora visto tutto, così continuate a spulciare, a scartabellare, a curiosare tra la merce esposta, alla ricerca di qualcosa che impreziosisca il vostro ritorno.


Immaginate ora, lo stato d'animo di quella giovane donna. Come si sentiva in quel momento? Felice? Stressata? Ansiosa? Serena? Non possiamo saperlo. 

Possiamo però immaginare la paura che ha senz'altro provato quando, improvvisamente, ha sentito urlare per il panico le persone che si trovavano vicino a lei in quel momento.

Imaginate la folla che fugge, immaginate la disperazione delle urla, immaginate il rumore del caos.

Immaginatela che si volta verso l'origine di quelle grida. Ha ancora in mano un vaso che pensava di regalare a qualcuno e gli occhi le si spalancano vedendo, per una frazione di secondo, un tir che le corre incontro a folle velocità e che falcia qualsiasi cosa ostacoli il suo percorso.

Il vaso cade a terra distruggendosi in mille pezzi. 

Immaginate il suo sorriso spegnersi. 
Immaginate la sua vita spezzarsi e insieme alla sua quella di tutti coloro che la amavano.
Immaginate il vuoto lasciato nella sua famiglia.

Insieme Lei, altre undici persone hanno perso la vita.
Insieme alla sua, altre undici famiglie piangono la loro assenza.

Nel frattempo è morto anche il suo assassino. A lui non fregava un cazzo di nulla. Lui voleva solo distruggere e devastare. Voleva solo fare del male.
Ce l'ha fatta.

Ha distrutto e devastato 12 famiglie, sconvolto una città e evidenziato ancora una volta la nostra fragilità e impossibilità a difenderci da attacchi di questo tipo. 


Ha raggiunto il suo obbiettivo, ma no ha vinto. 

Il terrorismo non vince mai.


In alcuni momenti vorrei poter credere al concetto di paradiso ed inferno, vorrei che esistessero sul serio e vorrei avere la certezza che chi sbaglia in questa vita, in un modo o nell'altro ne pagherà le conseguenze.

Purtroppo la mia mente razionale rifiuta questi ideali e sa che il destino di Fabrizia e anis amri è stato identico. Entrambi hanno concluso la loro vita e per entrambi ora c'è soltanto buio e silenzio. 
E questo mi fa incazzare da morire. 


Mi ha colpito molto la tragica vicenda di questa ragazza che stava cercando la sua strada e che stava lavorando per costruirsi un futuro migliore, una vita felice, un esistenza serena. Mi hanno colpito molto i suoi occhi, la sua voglia di vivere e il suo sorriso. Un sorriso che rimarrà nei ricordi dei suoi cari. 
Per sempre.



giovedì 15 dicembre 2016

Liberi Di Scegliere

Non ho mai desiderato essere un eroe, non ho mai voluto stare al centro dell'attenzione e non ho mai aspirato ad essere colui che porta in alto il vessillo di qualsivoglia gruppo o squadra. Non ho mai desiderato essere il più forte, il più bravo, il più potente o il migliore in qualcosa.
Quando da bambino giocavo con mio cugino e fingevamo di essere supereroi, io sceglievo sempre di interpretare Robin, mai Batman.
Non desideravo primeggiare ad ogni costo, mi bastava solo partecipare, essere parte della squadra, presenziare all'evento, anche in penombra, anche dall'ultima fila. L'importante era avere il privilegio di osservare ciò che succedeva, essere testimone delle molte vite che si intrecciavano dinnanzi a me, analizzare gli eventi che si manifestavano sotto i miei occhi curiosi. Prendevo mentalmente appunti, ricordavo le sensazioni, analizzavo le conseguenze cercando di arrivare finalmente a comprendere il mondo che mi circondava. 
Non ci sono mai riuscito.
Non volevo essere il migliore, ma avrei voluto sviluppare gli interessi che avevo e che fin bambino erano numerosi. Nel corso della mia infanzia, ho chiesto varie volte ai miei genitori di imparare a suonare la chitarra, di andare a lezioni di pianoforte, di giocare in una squadra calcistica, di imparare a nuotare; avevo fin da piccolo interesse per il cinema e la letteratura, i fumetti, la televisione. Ho esternato apprezzamenti su tutto ciò che amavo e lasciato di proposito indizi che indicavano quello che desideravo veramente. Non sono stati colti. O non li hanno visti o li hanno deliberatamente ignorati.
Se un bambino sviluppa interessi e passioni che i genitori non sapranno poi indirizzare verso un percorso idoneo, impiegherà sempre il doppio/triplo/quadruplo del tempo solo per capire quale strada imboccare. Ci arriverà prima o poi, ma forse sarà troppo tardi per esprimere tutto il suo potenziale. Ovviamente ci sono molte strade giuste ma non tutte portano dove le tue aspirazioni volevano che arrivassi. 
Così ci si accontenta della propria vita, perché in fondo poteva anche andare peggio, ma sotto sotto, non si è mai veramente soddisfatti.
Ci sarà sempre quella sensazione di malessere latente che avvelenerà la tua anima facendoti credere che tutto ciò che hai fatto non vale nulla.

Amo la mia vita, amo ciò che sono e quello che ho costruito, ma so che non ho fatto la vita che avrei potuto fare se solo avessi avuto stimoli differenti e attenzioni maggiori verso ciò per cui ero portato.
Sicuramente non sarei stato un Eric Clapton, ma magari avrei messo su una band con cui suonare alle sagre paesane e godere di quei momenti che invece non ho mai vissuto.
Se avessi sviluppato la mia passione per la lettura prima, magari adesso potrei lavorare nell'editoria o comunque fare un lavoro inerente alla mia passione. 
Nessuno può prevedere ciò che sarebbe successo se solo avessimo imboccato la strada di destra piuttosto che quella di sinistra.



Se vostro figlio vi dovesse esternare il desiderio di imparare a suonare la chitarra o qualsiasi altro strumento, se vi dovesse confidare che gli piacerebbe tanto fare il trequartista o il pilota in Formula 1, se vi dovesse dire che gli piacerebbe provare a danzare o a recitare, per l'amore di qualsiasi cosa possa esserci di supremo, fategli provare a fare ciò che vuole. Certo potrà anche fallire, magari si stancherà e abbandonerà l'attività, ma almeno non avrà il rimpianto di non averci nemmeno provato.
Fate in modo che non si ritrovi a trent'anni a prendere in mano una chitarra e cercare di imparare da solo con risultati patetici.
Coltivate le doti che i vostri figli presenteranno nel corso della loro infanzia e adolescenza.

Volete assolutamente che vostra figlia sia una dottoressa o un avvocato piuttosto che una musicista o una scrittrice? Su questo proprio non si discute? Devono fare per forza quello che dite voi, perché sono ancora piccoli e non saprebbero scegliere correttamente ciò che a loro piace? 
Avete tutta la mia comprensione e siete liberi di educare la vostra prole come meglio credete, ma per quanto mi riguarda, non capite un cazzo. 
Liberi voi di fare quello che volete, libero io di dirvi come la penso a riguardo.
In ogni caso viva la Libertà, che è la miglior forma di convivenza possibile.