lunedì 26 dicembre 2016

Posso Immaginare, Non Capire

Provate ad immaginare di essere una ragazza di circa trent'anni che vive in un paese straniero. Immaginate di aver dovuto emigrare dal vostro paese perché, si sa, i tempi sono quello che sono e di trovare un lavoro vicino a casa, non se ne parla proprio. Però siete un tipo brillante e avete trovato in Germania, un occupazione che soddisfa appieno le vostre competenze e vi permette di vivere una vita, se non agiata, ameno tranquilla.

Nonostante la soddisfazione di avercela fatta con le vostre forze e aver un buon lavoro, il vostro paese vi manca terribilmente e non perdete occasione per qualche fugace ritorno. 

Ormai Natale è alle porte e, almeno per le feste, potrete tornare a respirare l'aria di casa e finalmente riabbracciare la vostra famiglia. 
Mancano pochi giorni alla partenza e di sicuro non volete presentarvi a mani vuote, allora vi coprite bene, perché a Berlino in questi giorni fa molto freddo e vi avviate al mercatino natalizio della città. Il Natale porta colore e allegria. Per strada si respira quell'aria di festa che solo questo periodo sa portare. Iniziate a girovagare per le numerose bancarelle, fate qualche acquisto ma il mercatino è grande, non lo avete ancora visto tutto, così continuate a spulciare, a scartabellare, a curiosare tra la merce esposta, alla ricerca di qualcosa che impreziosisca il vostro ritorno.


Immaginate ora, lo stato d'animo di quella giovane donna. Come si sentiva in quel momento? Felice? Stressata? Ansiosa? Serena? Non possiamo saperlo. 

Possiamo però immaginare la paura che ha senz'altro provato quando, improvvisamente, ha sentito urlare per il panico le persone che si trovavano vicino a lei in quel momento.

Imaginate la folla che fugge, immaginate la disperazione delle urla, immaginate il rumore del caos.

Immaginatela che si volta verso l'origine di quelle grida. Ha ancora in mano un vaso che pensava di regalare a qualcuno e gli occhi le si spalancano vedendo, per una frazione di secondo, un tir che le corre incontro a folle velocità e che falcia qualsiasi cosa ostacoli il suo percorso.

Il vaso cade a terra distruggendosi in mille pezzi. 

Immaginate il suo sorriso spegnersi. 
Immaginate la sua vita spezzarsi e insieme alla sua quella di tutti coloro che la amavano.
Immaginate il vuoto lasciato nella sua famiglia.

Insieme Lei, altre undici persone hanno perso la vita.
Insieme alla sua, altre undici famiglie piangono la loro assenza.

Nel frattempo è morto anche il suo assassino. A lui non fregava un cazzo di nulla. Lui voleva solo distruggere e devastare. Voleva solo fare del male.
Ce l'ha fatta.

Ha distrutto e devastato 12 famiglie, sconvolto una città e evidenziato ancora una volta la nostra fragilità e impossibilità a difenderci da attacchi di questo tipo. 


Ha raggiunto il suo obbiettivo, ma no ha vinto. 

Il terrorismo non vince mai.


In alcuni momenti vorrei poter credere al concetto di paradiso ed inferno, vorrei che esistessero sul serio e vorrei avere la certezza che chi sbaglia in questa vita, in un modo o nell'altro ne pagherà le conseguenze.

Purtroppo la mia mente razionale rifiuta questi ideali e sa che il destino di Fabrizia e anis amri è stato identico. Entrambi hanno concluso la loro vita e per entrambi ora c'è soltanto buio e silenzio. 
E questo mi fa incazzare da morire. 


Mi ha colpito molto la tragica vicenda di questa ragazza che stava cercando la sua strada e che stava lavorando per costruirsi un futuro migliore, una vita felice, un esistenza serena. Mi hanno colpito molto i suoi occhi, la sua voglia di vivere e il suo sorriso. Un sorriso che rimarrà nei ricordi dei suoi cari. 
Per sempre.



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