venerdì 14 aprile 2017

Storia Di Nessuno #3 - Salvatore

Sdraiato nel mio giaciglio, osservavo dalla finestra il cielo stellato. Non c'era la luna ad illuminare quella notte, ma le stelle, con il loro luccichio, rendevano l'oscurità meno paurosa. Una strana inquietudine mi tormentava e faticavo a prender sonno. Decisi così di andare in giardino e farmi cullarmi dal silenzio maestoso della notte. Mamma e papà stavano dormendo profondamente, lo capivo del loro respiro regolare e rilassato.

Nel cielo miliardi di puntini luminosi sembravano brillare solo per me.

Ad un tratto vidi una figura avvicinarsi. Cercava goffamente di nascondersi al mio sguardo, ma una volta scoperto, si palesò innanzi a me. Spaventato tentai di rientrare in casa ma l’ombra in un attimo mi fu addosso e, con voce rassicurante mi fermò.
   <<Non fuggire piccolo. Sono qui per riferirti ciò che avverrà e che tu diverrai>>.
Mi fermai, rapito da quella voce insieme autoritaria e rassicurante. Mi voltai e ascoltai le sue parole.

Mi raccontò del mio vero padre. Disse che gli aveva affidato un compito molto importante: rendermi consapevole del destino che lui stesso aveva disegnato e progettato per me. 

Avevo una missione da compiere, una missione che avrebbe salvato l'umanità. 
Mi disse che non era stato il caso a farci incontrare in quel giorno, a quell'ora, in quel momento. Tutto stava già avvenendo per volontà di mio padre. Tutto era stato programmato perché io sapessi che in quel preciso momento, 23 anni più tardi, avrei compiuto la mia missione morendo per il mondo.

Come può reagire un bambino di dieci anni messo al corrente del giorno esatto della sua futura morte? Come può sopportare un peso simile? Io iniziai a piangere. Piansi lacrime disperate, gli urlai di andarsene, di lasciarmi in pace, di non mentire, lo scalciai e picchiai a lungo, sfogai tutta la mia rabbia e disperazione su di lui che non disse mai una parola ma, stringendomi forte a se, si fece carico di tutta la mia disperazione.

Quando non ebbi più lacrime e i singhiozzi si furono calmati, sciolse il suo abbraccio, mi guardò negli occhi e disse:
   <<Ora conosci il tuo destino. La tua mente è aperta e pronta. La luce della conoscenza illuminerà il tuo cammino ed infine risplenderà sull'uomo che sarai. Grazie a te l'umanità arriverà a capire che l'amore, la libertà e il rispetto per la vita, sono le chiavi fondamentali per far spalancare al mondo le porte della civiltà>>.
Si alzò in piedi. <<Sarai il più grande rivoluzionario di tutti i tempi>> disse.
Era venuto con il buio, portato a me dall'oscurità della notte e se ne andò mentre il crepuscolo si stava già evolvendo in alba, proprio mentre la luce iniziava ad inghiottire le tenebre.

Mi svegliai nel mio letto. Avevo solo un vago ricordo del sogno fatto quella notte; l'immagine più nitida mi vedeva piangente tra le braccia di uno sconosciuto, ma nulla di più.

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Il tempo, si sa, cura anche le ferite più profonde e ha la capacità di rendere inconsistenti i ricordi più lontani. Nello scorrere inesorabile del tempo diventai uomo e di quel sogno non ebbi più memoria per molto tempo, fino a tre giorni fa, quando mi ritrovai a morire inchiodato ad una croce. 

In quel momento, prossimo alla morte, umiliato, schernito e deriso da tutti, protagonista involontario di uno spettacolo raccapricciante, capii ogni cosa.
Solo in quel momento la verità si svelò ai miei occhi. 

Finalmente ricordai di quando, in una notte senza luna di 23 anni prima, uno sconosciuto mi aveva parlato della mia vita, del mio sacrificio e della mia morte.

Adesso posso dire con assoluta certezza che quell'uomo non sapeva quel che diceva.
Ha mentito, forse volontariamente, ma quella notte quell'uomo sbagliò la sua profezia.


Sì, 
perché oggi, 

tre giorni dopo la mia morte, 

io vivo ancora

E da oggi vivrò per sempre.

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