Trovo questa poesia meravigliosa. Un vero e proprio inno alla sopravvivenza, alla speranza e alla necessità di lasciar andare un pezzo di sé e poter così continuare a vivere. Wisława Szymborska (1923-2012) è una poetessa polacca premiata con il premio Nobel per la Letteratura nel 1996 con la seguente motivazione:
"Per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana."
AUTOTOMIA
In caso di pericolo, l'oloturia si divide in due:
dà un sé in pasto al mondo,
e con l'altro fugge.
Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio,
in ciò che è stato e ciò che sarà.
Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso
con due sponde subito estranee.
Su una la morte, sull'altra la vita.
Qui la disperazione, là la fiducia.
Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se c'è giustizia, eccola.
Morire quanto necessario, senza eccedere.
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato..
Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro interrotto.
In corpo e poesia.
Da un lato la gola, il riso dall'altro,
un riso leggero, di già soffocato.
Qui il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo.
L'abisso non ci divide.
L'abisso ci circonda.
L'oloturia è un cetriolo di mare che, come strategia di difesa, può separarsi da una parte del corpo, auto-mutilandosi e lasciando quindi la parte inerme alla mercé del predatore in modo da poter tentare una fuga statisticamente più vincente e mettersi in salvo. Noi umani abbiamo un solo modo per salvarci dal mondo: con l'ironia e sorridendo alla vita anche se abbiamo il "cuore pesante".
Proviamoci!
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