Con "Mistero Buffo", nel 1969, Dario Fo porta in teatro l'esito di una ricerca approfondita fra archivi e biblioteche di quella teatralità medioevale che sembrava ormai perduta. Il lavoro di Fo punta a un recupero della figura sociale del Giullare come personaggio totalmente schierato dalla parte del popolo e contro ogni potere costituito. Una figura in grado di offrire una lettura critica della società e una pungente satira della realtà.
In "Mistero Buffo" vengono rappresentati monologhi ispirati a brani tratti dai vangeli apocrifi, dalla bibbia e da storie tramandate sulla vita di Gesù. Fo li porta sul palcoscenico dando lui stesso voce a tutti i personaggi mutando il timbro della voce, la gestualità e la mimica facciale, facendoli dialogare e interagire tra loro.
I testi usati da Fo sono soprattutto quelli della tradizione popolare che egli parodizza e reinventa cambiando gli eventi e rivisitandoli a seconda del punto di vista del personaggio in scena. Il nome dell'opera deriva proprio da questo racconto buffonesco che il narratore porta rovesciando il significato originale.
"Mistero Buffo" è considerato uno spettacolo classico del '900 ed è probabilmente il lavoro che maggiormente ha contribuito alla decisione di assegnare il premio Nobel per la letteratura al suo autore nel 1997 con questa motivazione:
"Seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi."
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