sabato 31 agosto 2019

Il Vizio Continuo Di Un Uomo Innamorato

Ho perso il vizio di guardarmi indietro, 
ora devo solo imparare a tenere la testa alta.

Se continuo a chinare il capo,
non capirò mai chi sono, 
non saprò mai quanto valgo
e soprattutto, non riuscirò più a vederti,

Tu, che sei metri e metri avanti a me,
Tu, che non sai quanto io ti protegga, 
Tu, che non sai nemmeno che ci sono.

Se un giorno dovessi voltarti e, 
per pura coincidenza, vedermi, 
spero capirai che quel che vedi 
è il frutto di quel che sono:

Un uomo innamorato di una donna 
che non lo degna nemmeno di uno sguardo.

Una donna che non può né fermarsi, né aspettarlo.
Per lei significherebbe perdere tempo, 
per lei significherebbe perdere velocità;

per me significherebbe che una stella cadente 
ha fatto bene il suo lavoro.

Non smetterò mai di seguirti e di sognare il giorno in cui, finalmente, ti volterai.



venerdì 30 agosto 2019

La scala delle priorità


Non capisco come io possa anche solo poter sognare di scrivere se non mi viene in mente nulla da dire. Non ho alcun pensiero? Non ho più Idee? Ma se solo due mesi fa trabordavo di idee! E ora? Niente! Dove sono finite? Dov'è quel fuoco che bruciava dentro e non smetteva mai di ardere fino a quando la scrittura non lo placava? Dov'è?


È tutto fermo. Tutto bloccato.


E a fermare il processo creativo che nella mia mente era costantemente sollecitato da un lavoro giornaliero basato sulla parola scritta, è stato qualcosa che era nei miei programmi da anni ma che avevo costantemente rimandato: cambiare casa, ovvero, traslocare.


Io e mia moglie abbiamo deciso di traslocare in una casa più grande, quando abbiamo scoperto che la nostra famigliola si stava per allargare di nuovo. L'idea dell'arrivo di una seconda figlia ci ha dato la spinta e il coraggio necessari ad affrontare quel periodo delirante dove cerchi di trasferire tutta la tua vita e ciò che le ruota attorno da un punto del pianeta ad un altro.

Per questo motivo ho scritto poco.
Per questo motivo ho perso le idee.
Per il trasloco.

Ho ritenuto prioritario completare tutti i lavori che giorno dopo giorno si susseguivano e mi travolgevano senza sosta. Arrivavo a casa distrutto. E in tutto questo non c'era proprio nessuno che mi facesse fretta; avrei potuto tranquillamente continuare la mia routine e ogni tanto andare nella casa nuova a fare qualche lavoretto. Sarei arrivato esattamente allo stesso risultato a cui sono oggi, solo con molta più calma e molto meno stress; poi però ci saremmo trasferiti tra sei, forse dieci mesi, e questo per come sono fatto io, non era fattibile. Spesso non mi prendevo nemmeno il tempo di mangiare tanto avrei voluto sbrigare tutto il più in fretta possibile. E lo sapete qual'era il motivo di tutta quella fretta? Lo sapete perché ho sacrificato due mesi interi di scrittura per favorire lavori sfiancanti che non mi lasciavano un briciolo di energia?

Perché pensavo che se avessi finito di fare quello che era necessario e doveroso fare prima, sarei tornato prima a fare quello che amo e che voglio fare. Cioè questo: Scrivere.
E poco importa che non stia scrivendo una storia, non importa se questo non è un articolo, non importa che faccia schifo o che sia bello, non importa nemmeno che lo stia scrivendo al lavoro, sulle note del cellulare, seduto su un marciapiede, durante la pausa caffè. Non importa niente. Ho la libertà mentale per poter scrivere, e questo è bellissimo! La sensazione di vedere le parole che si incastrano una dietro l'altra in un flusso inarrestabile di pensieri è qualcosa che mi riconcilia con il mondo. Ho iniziato dicendo che non sapevo cosa scrivere e ora non riesco a fermare i pensieri che vorticano dal cervello alle dita.

Credo seriamente che la scrittura sia una droga.
Chi scrive tutti i giorni, per se stesso o per gli altri, sa di cosa sto parlando.

Da questi due mesi di lavori forzati in assenza di scrittura e in costante mancanza di tempo ho capito due cose:
la prima, è che se smetti di scrivere per un lungo periodo, la voglia di farlo non passa mai veramente, è sempre lì con te che accompagna le tue giornate; 
la seconda è che per quanto la scrittura possa essere una parte molto importante di me, le persone che mi sono accanto occupano uno spazio di gran lunga maggiore, e ne occupano talmente tanto da renderla quasi insignificante.

Credo che la scala delle priprità abbia parlato, e abbia sancito insindacabilmente che io, e i miei desideri, siamo sacrificabili di fronte a loro; e credo proprio che abbia ragione.

domenica 18 agosto 2019

L'insoddisfazione che ti muove

Come sono arrivato fino a qui? Qualcuno potrebbe dire che l'importante è esserci arrivato e che dovrei anche essere grato per questo. 

Se il giorno in cui ho avuto l'incidente fossi morto, cosa avrei provato negli ultimi agonizzanti momenti in cui nella mia mente scorreva il film della mia vita? Sarei stato soddisfatto dello spettacolo? Non lo so. È una domanda complicata.

Alla propria vita bisognerebbe chiedere quel qualcosa in più e forse, morendo così giovane, mi sarebbe girato parecchio il cazzo di precludermi tutte le possibilità che il mondo mette a disposizione. Poi morire così, nel modo assurdo che racconto QUI!

Un po' per fortuna e un po' per miracolo, è andato tutto bene. Sono ancora qui a scrivere per me e per voi, miei quattro fidati lettori. Quell'esperienza mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto muovere il culo per cercare di cambiare quella vita monotona continuamente destinata a ripetere se stessa.

Ho capito quali sono le mie priorità, cosa conta veramente e ho finalmente intrapreso quella strada che, un po' per pigrizia e un po' per pudore, avevo evitato di imboccare.
Ho capito che alle altre persone, di te, non importa niente.
Ho capito che qualunque cosa tu faccia, non riuscirai mai ad accontentare tutti e che per ogni persona che approva ciò che fai, ce ne saranno almeno il doppio pronte a dirti cosa stai sbagliando; 
Ah... ci sono anche quelli a cui non frega un cazzo di niente e che rimarranno per sempre indifferenti a tutto.

Quindi, dopo tutte queste brillanti intuizioni, ho capito la cosa più importante e cioè che nella vita, ciò che conta è fare quello che ti rende felice facendo soffrire il meno possibile le persone a cui vuoi bene. Sembra un discorso egoistico, ma per avere una vita soddisfacente è fondamentale arrivare a capirlo. Ovviamente ci sono miliardi di variabili che rendono tutto molto più complesso, ma il succo del discorso è che finché non provi veramente a realizzare i tuoi sogni, a raggiungere i tuoi obbiettivi, non puoi lamentarti che questi non si realizzino.

Mentre l'immenso fiume della vita scorre inesorabile, pigro e monotono, mi chiedo se non ci possa essere qualcosa in più di tutto questo. È davvero tutto qui?


Non so esattamente cosa cercare, ma so che l'unico modo per trovare qualcosa è muoversi e agire e credo sia arrivato il momento di farlo. 

Voglio superare i miei limiti, voglio creare qualcosa, voglio realizzare il mio obbiettivo. 

Nella vita ho raggiunto solo obbiettivi che altri mi hanno imposto. I miei obbiettivi li ho sempre accantonati nell'attesa del momento migliore per dedicarmici. Quel momento non arriverà mai, se continuo ad aspettare e quindi ho deciso che da adesso in poi i miei obbiettivi saranno messi in cima alle priorità.

Quindi, per tornare al principio di questo post: 

"Come sono arrivato fino a qui?"

con l'Insoddisfazione.

L'insoddisfazione di una vita piatta e monotona è il motore che ti fa muovere, che ti spinge a guardare dentro di te e che ti fa scoprire nuovi mondi. A volte è un elemento disturbante che fa sbagliare, fa prendere decisioni affrettate e potenzialmente distruttive ma lo fa sempre per farti sfuggire da una condizione immobile e fine a se stessa.

È l'insoddisfazione che ti muove, che ti fa desiderare, sognare, sperare, lavorare, studiare, progettare, inventare, e che fa in modo che tu possa raggiungere una condizione diversa e più soddisfacente. Finché in voi ci sarà la giusta dose di insoddisfazione continuerete a sognare e a lottare per raggiungere ciò che volete; è quando sarete pienamente soddisfatti, che dovrete iniziare a preoccuparvi davvero.


mercoledì 31 luglio 2019

Vivrete di rimpianti

Siamo sempre al solito punto. Quello dove non si sa a che punto siamo. È questa la realtà, nessuno sa veramente dove sta andando e questo crea ansia e confusione. C'è chi dice che non è mai troppo tardi per cambiare strada o obbiettivo. Può anche essere vero, ma permettetemi di dubitarne; se io volessi diventare un eccellente pianista, sarei clamorosamente in ritardo rispetto ad una persona della mia età che ha iniziato a suonare quando aveva cinque anni. Siete d'accordo che le porte per me si aprirebbero con immensa fatica rispetto a quelle che si aprirebbero ad una persona che ha affinato e assimilato le tecniche da più di trent'anni? Spero di sì. Allora questa cosa, che ognuno può cambiare vita in ogni istante della sua esistenza, è una bufala o una trovata motivazionale priva di fondamento? C'è un'età limite per fare certe cose? Dipende dal livello che si vuol raggiungere in una determinata disciplina. Se ti accontenti di riuscire a suonare qualche melodia al piano, riuscendo a non sbagliare continuamente tasto, allora sono sicuro che ce la puoi fare, ma se punti a intraprendere una carriera da musicista a quarant'anni, senza una minima esperienza precedente, mi dispiace per te ma non ce la farai mai.

È quello che noto quando, nel mondo dello spettacolo o nel panorama letterario, spuntano fuori personaggi che, sconosciuti fino al giorno prima, acquistano improvvisamente popolarità e grazie a questa, compaiono ovunque tu volga lo sguardo. Se proverai a fare una veloce ricerca, scoprirai che frequentano quegli ambienti da anni, occupando posizioni secondarie, ma comunque sempre all'interno del sistema dove, solo dopo molto tempo, hanno ottenuto il successo sperato.

Faccio un esempio che per me è esplicativo di quanto detto fino ad ora: Andrea Camilleri.
Andrea Camilleri era uno scrittore divenuto famoso per i romanzi gialli che hanno come protagonista il Commissario Montalbano. Ok, lo conoscete tutti; la serie tv in questi anni ha dato maggior visibilità al personaggio incrementando la vendita dei libri, ma sta di fatto che prima del successo di quei romanzi, chi poteva mai dire di sapere chi fosse veramente Andrea Camilleri?
Eppure se si va a leggere il curriculum dell'amato scrittore, si scopre che per molti anni è stato un regista e uno sceneggiatore teatrale, che molti anni dopo ha lavorato in Rai e che, dopo qualche libro pubblicato, finalmente nel 1994 scrive e dà alle stampe la prima avventura di Montalbano, "La forma dell'acqua", che dà l'innesco ad una straordinaria popolarità.

Capite dove voglio arrivare?

Non era un operaio qualsiasi con la passione per la letteratura che ha scritto una serie di successo;
Non era un banchiere che ha deciso di fare il regista teatrale;
Non era un muratore che si è ritrovato un impiego nella televisione pubblica;

Lui è diventato Andrea Camilleri, perché già a ventidue anni, faceva il regista teatrale e perché prima dei trent'anni lavorava in Rai.
Non è nato dal nulla come sperano di fare molti di noi. Lui era già nell'ambiente e come lui, molti di quelli che stanno avendo successo ora o che avranno successo in futuro, frequentano l'ambiente già da molto tempo.

Non dico che non sono mai esistiti casi di successi folgoranti o di fenomeni che riescono per un breve periodo a vivere il proprio momento magico, ma sono fuochi di paglia che si spengono relativamente presto per poi essere velocemente dimenticati.

Un caso letterario di successo fu quello di Melissa Panarello, meglio conosciuta come Melissa P. che con il suo "100 colpi di spazzola prima di andare a dormire", conquistò e scandalizzò l'Italia intera. Quello fu un successo improvviso e incredibile, visto la giovane età della scrittrice che all'epoca aveva soli diciassette anni, e fu un successo che lei stessa è riuscita a coltivare e mantenere vivo, visto che continua ancora oggi la sua produzione letteraria e artistica. Ma è uno dei pochi casi che ce l'ha fatta senza avere alle spalle un background culturale del mondo in cui si vuole andare ad inserire.

Io, a trentasei anni, da operaio che nella vita ha visto solo quel mondo, ce la potrei mai fare ad entrare in una realtà che mi affascina ma che non mi appartiene? O verrei forse visto come un sempliciotto qualsiasi con ambizioni letterarie che prova ad inserirsi in un ambiente fuori dalla propria portata, risultando infine ridicolo agli occhi degli addetti ai lavori?

Non mi sento molto a mio agio con questi pensieri. Mi sembra sempre di essere fuori posto, ma questo mi accade ovunque, quindi non sono mai a mio agio in nessuna situazione. È come se vedessi negli altri, persone molto superiori a me, pronte a giudicare ogni mia parola, persone autorizzate a etichettarmi con il loro insindacabile giudizio che sembra sempre valere molto più del mio.

Mi sembra di essere banale. E forse mi sembra di essere banale perché non ho la preparazione adatta per non risultare in quel modo. È questo che in realtà mi impaurisce. Il non essere all'altezza della situazione dimostrando a tutti la banalità che permea il mio pensiero.


Se siete giovani e avete un sogno, datevi una mossa. Il tempo sembra infinito, ma presto vi renderete conto che non è così. Ogni minuto che perdete, è un minuto che vi allontana dal vostro obbiettivo e che non recupererete più. Datevi una mossa, o vivrete di rimpianti.

Esattamente come me.


mercoledì 19 giugno 2019

Scrivere per ricordare

La maggior parte delle cose che viviamo va perduta, viene dimenticata. 


Pensiamo di poterci ricordare tutto, ma in realtà col passare degli anni, quell'evento, quella cosa o quella persona, finiranno in un oscuro oblio dal quale difficilmente faranno ritorno.

La memoria sfuma e si perde nella vita sempre uguale di tutti i giorni.

La scrittura può salvare la memoria. La scrittura può fermare il tempo e far rivivere vite passate che verrebbero quasi sicuramente dimenticate. La scrittura rimane.
La scrittura resta. 

Non è un buon momento per scrivere

La vita sta prendendo il sopravvento e non si lascia vivere come mi piacerebbe poterla vivere.


Non scrivo, ma penso tutti i giorni a scrivere, alla scrittura e a cosa scriverei se potessi farlo. Mi appunto idee geniali che il giorno dopo sembrano stupide; mi segno le frasi che potrebbero avere un possibile sviluppo in un qualche testo; cerco connessioni tra fatti, avvenimenti e storie, che possano darmi risposte a quesiti da sempre in attesa di essere risolti. 

Faccio tutto questo e soffro per non riuscire a fare altro. 
Non ho tempo da dedicare a ciò che amo fare.

Tutto questo non finirà oggi e nemmeno domani. Dopodomani chissà.
Quello che conta, è che non mi arrendo.
Continuo.

Perché è solo chi non molla mai, chi ci crede sempre, chi continua a lavorare che, prima o poi, raggiungerà i suoi obbiettivi. 
Prima o poi. 
Poi? 

Oggi, scrivo per ricordare. Per ricordarmi di quando non riuscivo a scrivere. Per ricordarmi che questo periodo non mi ha lasciato respirare, non mi ha lasciato vivere. Scrivo per ricordarmi che senza scrivere non riesco a trovare il senso.

Scrivere è cercare le spiegazioni alle proprie domande, attraverso la creatività e la critica del mondo in cui viviamo.

Io cerco, creo, critico e vivo, solo che non riesco a scrivere e quindi mi sembra di non fare nulla. Sembra che quelle azioni, seppur nobili, non possiedano nessun valore fino a quando non verranno stampate, bloccate e fissate perennemente dalla scrittura.




Tutto passa e nulla resta.

Passerà anche questa.



domenica 2 giugno 2019

IL CANTO DEGLI ITALIANI di GOFFREDO MAMELI





Poesia di:        Goffredo Mameli
Musica di:       Michele Novaro
Anno:               1847


Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.



venerdì 17 maggio 2019

Lo faccio per me

La maggior parte delle persone lascia le cose a metà. Provate a guardarvi intorno. Provate a ripensare anche alla vostra vita, a quante volte avete iniziato qualcosa per non finirla mai.
Io stesso ho molte idee che vorrei realizzare, ma queste si fermano solo ad una prima bozza che non viene mai concretizzata e trasformata in qualcosa che esista anche al di fuori della mia mente.
Le uniche cose che riesco a finire sempre, sono i libri che leggo.

Forse è anche per questo che adoro leggere
Il libro mi dà la concreta sensazione di poter essere finito, e quando realizzo questa sensazione, il mio spirito ne esce rinfrancato, con più energia e maggior autostima che mi spinge a continuare a lottare per raggiungere i miei scopi.

Sono stanco di essere come la maggior parte delle persone. 
Sono stanco di confondermi con la folla. 
Voglio spiccare tra tanti. 
Voglio prendere il volo.
Voglio realizzare i miei sogni.
Voglio di più, ma per avere di più, devo dare di più.

Per questo scrivo, per questo leggo, per questo studio.


Lo faccio per me, per non rimanere io stesso un progetto abbandonato e lasciato a metà.


martedì 7 maggio 2019

Illuso sognatore

Che giornata del cazzo. Sono giù di morale. Non mi sento all'altezza di niente e nessuno e non so come reagire a questo stato d'animo.

Sapete: più leggo, e meno mi rimane qualcosa del libro appena letto; e meno mi rimane del libro appena letto, più mi sento stupido e ignorante.

Non capisco come uscire da questo loop. Forse dovrei cercare di fare il punto della situazione, tirare una bella riga, lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare da capo.

Perché sono così insicuro? Perché sento di essere sempre quello più stupido?

Forse perché ogni volta che mi batto per qualcosa, questa si rivela essere la scelta sbagliata; o magari perché ogni volta che dibatto con qualcuno di qualcosa, alla fine, sono sempre io quello che ha torto; può essere che io mi senta più stupido degli altri anche perché molte delle sfide che ho affrontato nella vita, le ho perse.

Probabile che sia un po' per tutte queste cose messe insieme.

Non capisco ancora il modo in cui le persone mi giudicano. Come mi considerano gli altri? 
Imbranato? Fastidioso? Simpatico? Stupido? Non lo so.

E io invece? Come mi vedo, io? 

Sono uno che fa del proprio meglio per far star bene gli altri. Uno che si impegna in ciò che fa e che vive una vita che non vorrebbe fare, solo per non deludere le persone che ama. Uno che cerca assiduamente di realizzare il proprio sogno nei ritagli di tempo, solo perché farlo a tempo pieno, vorrebbe dire gettare al vento la sicurezza e rischiare di perdere tutto. 

Porto avanti le mie passioni parallelamente ad una vita lavorativa che non mi soddisfa, ma che mi dà da mangiare e mi fa pagare i conti. Chiamatemi codardo, me lo merito.

A volte penso a come sarebbe se fossi uno scrittore affermato, e poi mi cago addosso!


"NoNoNoNoNoNoNo!!!! Io non ce la farei mai ad affrontare le persone che mi fanno domande e mi chiedono cose... Io balbetto persino quando mi chiedono che ora è, figurati se vado a parlare davanti a quelle quattro persone che hanno letto il libro e vogliono che io gliene parli. NoNoNoNoNoNoNo!!!!"


Ma allora che cazzo voglio? Ma soprattutto, che cazzo mi lamento? Che cazzo sogno e che cazzo spero di ottenere se quando penso al futuro non riesco nemmeno a sostenere questa illusione. Forse non sono adatto a tutto questo. Forse sogno qualcosa per cui non sono tagliato.
Sto vacillando.
Sognerò per sempre di poter vivere della mia passione, ma forse è il caso che mi prepari al fatto che questo non accadrà tanto presto. Anzi, siamo realisti dai... Non accadrà mai.
Ho visto gente con molto più talento non farcela; che speranza ho io? Che cosa ci spero a fare?

Ma dove CAZZO voglio andare?



martedì 23 aprile 2019

Alla ricerca del MIO tempo perduto

Devo ammettere che scrivere tutti i giorni è piuttosto complicato per non dire molto difficile, ma non tanto per la scrittura in sé; la difficoltà principale sta nell'affannosa ricerca di un paio d’ore da dedicare all'atto puramente meccanico di sedersi avendo davanti una tastiera da picchiettare. Trovare il tempo necessario a buttar giù una cartella non revisionata di testo è più difficile di quanto ci si possa aspettare. 

La verità è che in questo momento il mio corpo necessita di più riposo di quanto gliene servisse un tempo. Gli impegni tra lavoro e famiglia ammazzano le ore che spetterebbero alla scrittura, senza nessuna possibilità di recupero e la fatica che si accumula nell’arco della giornata, trova il suo sfogo alla sera, quando senza nemmeno rendermene conto crollo davanti all’ennesima stramaledetta puntata di una nuova stramaledetta serie tv, che poi dovrò guardare di nuovo. 

Non riesco più a stare sveglio come un tempo. Una volta dormivo pochissime ore e non pesava minimamente sulla mia giornata, ora arrivo a sera che sono distrutto e se riesco a superare le 23 mi considero già un supereroe. 


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Sono diventato proprio quello che non volevo diventare: Un vecchio. Mi si stanno ritorcendo contro tutte quelle volte quando deridevo mio padre e mia madre che alla sera crollavano davanti alla tv esausti, mentre io, bello pimpante, facevo le ore piccole perdendo tempo in faccende inutili e passioni sterili. Se solo avessi impiegato quegli anni per scrivere di più e per realizzare qualche progetto giovanile... Ma ormai l'ho sprecato! Stupido ero e stupido rimango, con la sola differenza che adesso so di esserlo.
È inutile piangersi addosso, ormai quel tempo se n’é andato e non possiamo farci più nulla. Possiamo però agire sul tempo presente e quello futuro, ma come? 

Ci vuole un programma. Devo schematizzare le mie giornate in base ai miei turni lavorativi e agli impegni familiari, alla ricerca del tempo perduto. Non sarà facile, ma se l’obbiettivo è scrivere qualcosa dovrà sacrificarsi per la causa e l’unica cosa sacrificabile è il sonno.

Rubare ore al sonno. Questa è la soluzione più stupida a cui potessi pensare; già dormo dalle quattro alle sei ore a notte, se vado a togliere anche quello, va a finire che impazzisco sul serio. Devo allora rubare il tempo agli svaghi: cosa faccio nel mio tempo libero? Leggo libri e guardo video. Queste attività mi rilassano e mi ricaricano. Smettere di leggere è impensabile, l’unica attività sacrificabile che mi rimane è la visione di contenuti video tra televisione e You Tube.

Ok. Posso limitare il tempo che passo davanti allo schermo. Soluzione approvata!

Ora non mi resta che programmare bene le mie giornate tenendo in considerazione il fatto che facendo dei turni a ciclo continuo 7/7 - 24/24, che significa lavorare su tre turni (mattino/pomeriggio/notte) festivi inclusi, devo organizzare i momenti per la scrittura anche all’interno dell’orario lavorativo. Potrei usare la pausa pranzo; sì, è una buona idea. Spuntino veloce e via a scrivere.

Sono determinato a farcela. Non mi fermeranno queste ridicole scuse: impegni? Stanchezza? Stress? Sonno? 
Potete provare a fermarmi, ma non riuscirete mai a spegnere la mia passione.

domenica 14 aprile 2019

i Social Network stanno morendo?

Quasi tutto quello che trovate sui Social Network è prevalentemente falso; la stragrande maggioranza di ciò in cui vi imbattete è spazzatura: è tutto finto, artificiale, senza profondità né approfondimento, inutile, non fruibile e poco interessante. La fine di questi contenitori vuoti sta arrivando?

Se pensate bene alle vostre esperienze in merito, vi renderete conto che quanto dico è vero. Sui social, ognuno promuove la miglior versione di sé, una versione fasulla, che non ha niente a che vedere con la persona che siete nella vita offline.

Vi è mai capitato di incontrare di persona, amici virtuali conosciuti tramite Facebook o Twitter? Una delusione totale!
Sui Social Network le persone sembrano affascinanti, gioiose interessanti, poi il castello di carte costruito online crolla impietosamente quando si scontra con la realtà, dove queste presunte webStar con migliaia di fan al seguito, mostrano il peggio di sé apparendo spesso vuote e irritanti. Il fascino che esercitano sulla rete non li segue nel Mondo Reale, lasciando al fan un retrogusto amaro.
La gente presto aprirà gli occhi e capirà che sui Social non si trova la realtà, ma solo un surrogato mal confezionato di vita, e sarà allora che abbandonerà quel mondo fasullo per dedicarsi a ciò che è reale.

Ho chiuso il mio account Facebook molto tempo fa e le ragioni per cui l'ho fatto le ho riassunte qui: Facebook: la vita falsa. Non mi manca per niente. 
Leggere ogni giorno le auto-celebrazioni senza alcun spessore di persone che nella vita non riescono a cavare un ragno dal buco, era una cosa che mi irritava molto. 
Twitter inizia a farmi lo stesso effetto.
Le costanti battute sarcastiche su QUALSIASI argomento, sono tra le principali fonti di disturbo e, a mio parere, il  più grosso problema di questo Social. Odio con tutto me stesso quel genere di sarcasmo saccente; chi lo esercita, non aggiunge niente alla discussione, anzi essendo costantemente in disaccordo con chi critica, contraddice spesso anche se stesso pur di fare una battuta cattiva e pungente. Chi ne fa uso è quel tipo di persona sempre pronta a demolire ogni iniziativa venga proposta e che poi non muove un solo dito per cambiare le cose.

Odeith

Twitter però ha un vantaggio su Facebook, che è probabilmente il motivo per cui non cancellerò il mio account, ed è la maestosa possibilità di tagliare i contatti con chiunque ci venga a noia, senza la paura di offendere o ferire qualcuno. Non conosco nessuno personalmente e se tolgo il follow, nemmeno se ne accorgono. Non c'è un vero rapporto. Non c'è una storia dietro. C'era solo un interesse che piano piano è andato scomparendo.
Questa è la vera forza di Twitter: per quanto le persone ti irritino esattamente come su Facebook, non ti fai problemi a tagliarle senza pietà!

Sono sempre più convinto che il boom dei social network sia finito e che la loro fase calante sia in pieno svolgimento. All'inizio credevo che sarebbero entrati nella vita di tutti proprio come avevano fatto il telefono fisso e la televisione ai loro esordi. Fortunatamente non sarà così. In passato hanno avuto una forte crescita e si sono espansi molto, ma tra cinquant'anni saranno sostituiti da altri modi di fare comunità. Speriamo in modi più limpidi e meno invasivi.

I social tirano fuori il peggio di noi, esaltano caratteristiche che non possediamo, diffondono notizie false, ci esaltano inutilmente per poi deprimerci amaramente e soprattutto, non sono vitali per le relazioni personali.

Le relazioni personali, potrebbero anche iniziare da Facebook, da Twitter o da Instagram, ma poi nella vita reale, quando si vuole contattare davvero qualcuno con cui si ha un certo tipo di rapporto, mica si corre su Facebook, no? 
Smartphone alla mano, scrolli la rubrica e fai partire la telefonata, giusto?

La gente è stanca della falsità e se c'è qualcosa che le persone vogliono, è un po' di onestà intellettuale, anche sui social network. 
Per quanto vi siate impegnati a sembrare naturali, lo sappiamo tutti che quella foto è stata rifatta 400 volte prima di essere pubblicata. 
Le persone hanno bisogno di contenuti autentici, hanno bisogno di vedere qualcuno che sia come loro, hanno bisogno di storie reali, senza false sovrastrutture. Persone così,  che ricercano questo genere di contenuto esiste, ma sono in minoranza rispetto a coloro che vivono solo di cose vuote.
E forse è questo il vero problema.

sabato 13 aprile 2019

CONSIGLI PER UNA MENTE LIBERA - (HARUHIKO SHIRATORI)


Nel libro "Per Una Mente Libera" di Haruhiko Shiratori, sono presenti cinquantacinque consigli per potenziare il pensiero e la mente; tra questi cinquantacinque ne ho estrapolato undici che ritengo fondamentali per sviluppare potenzialità utili a vivere meglio e incrementare quelle capacità che altrimenti non emergerebbero.
Il libro è interessante quindi se vi capita tra le mani buttateci un occhio, potreste trovare qualche consiglio che fa per voi. Questi sono quelli che servono a me:



1 - Per venire a capo di un problema, qualsiasi esso sia, è importante mettere per iscritto i propri pensieri a riguardo e poi riflettere.


2 - Per comprendere bene un argomento é necessario avere ben chiaro il significato delle parole. Ciò significa che se il giornale parla di una città, non basterà saperne il nome, ma bisognerà cercare di avere un idea chiara di dove si trovi. Più informazioni si hanno più l'argomento sarà chiaro.


3 - Giudicare con severità le nostre idee. Non bisogna dare un giudizio positivo o negativo ma analizzarle con più oggettività possibile. Per condurre una riflessione critica dobbiamo porci i seguenti quesiti:
- Sto dando un interpretazione personale della realtà?
- Sto riflettendo in termini miei di vantaggio/svantaggio?
- La mia idea, dipende da un pregiudizio?
- Sono intrappolato in un preconcetto?


4 - Quando non si capisce qualcosa, chiedere sempre una spiegazione. Se ognuno di noi rispondesse il più sinceramente possibile il clima spirituale ne gioverebbe.


5 - Esprimere un pensiero personale in maniera franca e diretta. Questo atteggiamento è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per rendere meno oscure e più comprensibili alcune situazioni.


6 - Ampliare il sapere é fondamentale per avere una mente libera. La cultura accende il cervello. La conoscenza nasce dall'interesse a capire qualcosa. Più ci interessa più desideriamo conoscerla.


7 - É necessario esaminare e rielaborare ciò che impariamo. Ogni cosa che ci viene insegnata va pensata e rielaborata con le nostre parole e con i nostri pensieri. Solo così, potremmo dire di averla veramente compresa. L'importante é ragionare con la propria testa.


8 - Cercare di non preoccuparsi del giudizio delle altre persone. Nessuno confessa veramente ciò che pensa, quindi non é possibile conoscere esattamente il pensiero altrui. Basare il proprio comportamento secondo quello che potrebbe essere il giudizio di terzi, ci porterà solo frustrazione e tormenti. Per vivere bene dobbiamo imparare a non preoccuparci delle opinioni che gli altri hanno su di noi e chiederci se ciò che ci ossessiona sia reale.


9 - Non lamentatevi di ogni cosa. Nessuno ama le persone che si lamentano in continuazione. Inoltre, ci sarà sempre qualcuno che non sarà d'accordo con ciò che diciamo. Quando ci lamentiamo di qualcosa siamo lontano dal manifestare il nostro pensiero. Criticare qualcosa o qualcuno é come attaccate un etichetta o esprimere una condanna. Difficilmente ritorneremo sui nostri passi e toglieremo quell'etichetta.


10 - Prima di una sfida caricarsi rimanendo 30 secondi nella posizione del vincitore.


11 - Quando si è colpiti da un ispirazione metterla subito nero su bianco e cercare di svilupparla in tempi accettabili.

sabato 6 aprile 2019

Medioevo 2.0

La parola medioevo significa "età di mezzo", e fu usata per la prima volta tra il 1500 e il 1600 quando, gli uomini "Rinascimentali", si sentirono in dovere di etichettare il periodo buio dei secoli appena trascorsi, con un nome che li descrivesse come un intermezzo oscuro tra due epoche di splendore.

Qual era il fattore caratterizzante del medioevo? Il concetto che salta subito alla mente se si pensa al medioevo è il feudalesimo. Un sistema economico e sociale che è partito circa nel III secolo a.C. e si è concluso intorno al XIX secolo d.C quando il mondo moderno ha costretto gli uomini ad una rivisitazione dei sistemi economici, politici e sociali. Pensando in questi termini, possiamo affermare che il medioevo è durato circa un millennio e mezzo, terminando definitivamente solo quando, alcuni inglesi, hanno dato il via al più grande cambiamento della storia, la Rivoluzione Industriale (per i pignoloni  e i saputelli che si imbatteranno in questa affermazione, ribadisco che, ufficialmente, l'inizio del medioevo  viene legato all'anno 476 d.C. con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e finisce, ufficialmente, nel 1492 quando Cristoforo Colombo sbarca nelle Americhe). La rivoluzione industriale ha stravolto il mondo in modo irreversibile, capovolgendo definitivamente la vita degli uomini. Da qui cambia tutto.

La storia inizia a rotolare come una palla su un piano inclinato, prima lentamente, poi sempre più velocemente fino ad arrivare ai giorni nostri, dove il progresso tecnologico sembra inarrestabile.
Ad oggi, in ogni campo della tecnica, lo sviluppo è verticale; i ritmi del progresso sono supersonici ed è davvero impossibile prevedere fin dove arriverà.

La linea di crescita fletterà un po'? Il ritmo rallenterà o continuerà ad aumentare? La produzione è destinata a superare continuamente se stessa o arriverà ad un picco per poi decrescere? Magari rimarrà stabile a lungo! Chi lo sa?

È molto probabile che per fermare quest'incredibile evoluzione umana, dovrebbe succedere qualcosa di  davvero molto grosso, una catastrofe. Sì, ci troviamo nel bel mezzo di una vera e propria evoluzione che difficilmente arresterà la sua corsa. 
Stiamo cambiando; tutto il mondo sta cambiando e ognuno di noi se ne rende perfettamente conto, solo che lo stiamo facendo troppo velocemente e qualcuno rischia di non stare al passo. Noi, piccoli personaggi in questa folle rappresentazione, fatichiamo a rimanere sulla scena principale. Ma non vi preoccupate, perché nessuno verrà escluso; certo, forse qualcuno potrà rimanere un po' indietro, e probabilmente non comprenderemo tutto quel che accade intorno a noi, ma il sistema non permetterà che qualcuno non ne faccia parte. Il sistema ci vuole tutti dentro sé, perché per alimentare se stesso ha bisogno soprattutto di noi. Soprattutto di te!

Stiamo vivendo l'età delle grandi rivoluzioni tecnologiche, digitali, mediche, sociali ma in qualche modo sembra di vivere ancora un età di mezzo, un momento di passaggio, incasinato e non ben definito, quasi un nuovo medioevo.
Questo "Medioevo 2.0", che ha caratteristiche diverse rispetto alla versione precedente, mantiene un comune denominatore che, idealmente, li avvicina molto: l'incertezza e la fragilità sociale.

Viviamo un tempo incerto dove tutto cambia sempre più velocemente. In pochi attimi, ciò che prima era una novità, adesso diventa obsoleto per poi venire superato da qualcosa di migliore. Il concetto di stabilità sembra perdere significato. Non esiste più niente di sicuro, di certo; tutto può essere affermato, smentito e rivalutato nel giro di pochissimo tempo.

Ovviamente sto estremizzando per rendere chiaro il concetto nascosto in questo discorso. Cioè:

Amo questo mondo e quest'epoca così stimolante, interessante e magica, ma sono davvero terrorizzato.

Che cosa succederà domani?