Avreste mai pensato, in questo periodo storico totalmente votato alla tecnologia e alla crescita economica, di ritrovarvi nel bel mezzo di una pandemia dalle sembianze quasi medioevali? No, eh? Eppure ci siete dentro, esattamente come chiunque altro nel mondo; il termine pandemia sta a significare che nessuno è escluso dalle conseguenze di questo Coronavirus e che nessuno è immune dal rischio di potersi ammalare. Per cercare di ridurre al minimo il contagio ci è stata chiesto un unico sacrificio: stare a casa. E badate bene, non una casa qualsiasi, non una capanna senza acqua potabile, ma una casa riscaldata, fornita di televisione, internet, acqua calda e tutti quei benefici che la modernità ci mette a disposizione. Eppure non ce la si fa lo stesso; è dura rimanere in casa se non si ha nulla da fare, se si rimane soli con i propri pensieri, le proprie paure, le proprie insicurezze. Sì, è dura convivere quello spazio ristretto con i propri fantasmi. Che poi in fondo, se ci pensate bene, non siamo nemmeno così soli, no? Abbiamo i social network che ci tengono vicini, abbiamo le dirette Instagram che ci fanno comunicare con gli altri, abbiamo le videochiamate per sentirsi e per vedersi... Eppure, non è la stessa cosa, vero? Non è come guardarsi negli occhi, sfiorarsi le mani, ricevere un'amichevole pacca sulla spalla o mandare a cagare un amico con una spinta bonaria. Quella sensazione di intimità, quel contatto reale, manca, e la differenza si percepisce. Poi, sia chiaro, è sempre meglio che il totale isolamento eh! Ci mancherebbe.
Io sono uno di quelli che continua a lavorare. La mia azienda non si ferma, va avanti nel nome del dio denaro. Noi operai continuiamo a tenere in marcia gli impianti mentre la dirigenza se ne 'sta a casa in tutta sicurezza con i loro laptop collegati per monitorare la situazione. Noi siamo un semplice numero e un numero può anche essere sacrificabile. L'importante è produrre. Vedremo come evolve la situazione, ma se il Virus entra in azienda, credo che l'unica soluzione sensata sia quella di fermare tutto e aspettare che l'onda di infezione passi, sperando che faccia meno danni possibili.
Per tutti quelli che sono a casa, questa è un occasione unica. Vi invidio moltissimo perché voi in questo periodo potrete reinventare voi stessi, fare tutto quello che normalmente non aveste mai avuto il tempo di fare. Io ho una TO DO LIST pressoché infinita, che dovrà attendere ancora.
Ad oggi si contano solo in Italia più di 37000 persone positive al Covid-19, con più di 4000 decessi.
Peggiorerà. Lo dico senza pessimismo. È un fatto. Dicono che il picco dell'epidemia è lontano, gli ammalati aumenteranno e così anche i morti. Speriamo nel meglio, ovvio, ma prepariamoci mentalmente a vivere questa situazione ancora a lungo.
Credo che alla fine ne usciremo rinforzati soprattutto come popolo; forse e solo una mia sensazione, ma quest'Italia che canta dai balconi, così unita nella sua difficoltà, così coscienziosa nella rettitudine dell'isolamento forzato, così solidale con chi è più debole, così efficiente nelle proprie istituzioni, sembra quasi aver ritrovato quello spirito di fratellanza, quella forza e quel coraggio che non sapeva di avere. In Europa sembriamo gli unici ad averci capito qualcosa: La Francia e la Germania, hanno tentennato a prendere misure di contenimento fino a pochi giorni fa, l'America ha appena iniziato e l'Inghilterra poi, ah, quella non ci ha ancora capito un cazzo di niente. Non lo so, ma sembra quasi che da coglioni, siamo improvvisamente diventati quelli più centrati, quelli da prendere come esempio. Forse ci siamo sottovalutati, forse non siamo poi così male, noi Italiani.
Combatteremo per uscirne, è un periodo complicato ma nonostante tutto, noi ce la faremo.