venerdì 25 dicembre 2020

Caro 2020...

 Natale 2020

Caro 2020,
come ben sai, non sei stato facile per nessuno. Lo so che non è colpa tua, e credo sia difficile che il 2021 sia migliore di te. Sappi però che noi continueremo a lottare, cercheremo di affrontare ogni giorno con positività e con il sorriso sulle labbra, anche se il periodo sarà duro e ancora più complicato.

E sai perché? Perché noi non ci arrendiamo.

Abbiamo visto persone che hanno perso tutto e nonostante questo hanno continuato a combattere per riprendersi almeno un po' di quello che hanno perso.

Abbiamo visto persone perdere i loro cari e andare avanti con una forza davvero incredibile.

Abbiamo visto tante brutte situazioni che vorremmo non vedere mai più.

Quindi, caro 2020, so che non centri nulla, che sei capitato proprio tu qui nella bufera, che ci poteva finire chiunque ma, purtroppo c'eri tu, posto sbagliato momento sbagliato, credo... quindi caro 2020... VAFFANCULO! Ok?

Facci una cortesia, al cambio turno, di' al tuo successore che non rompa il cazzo anche lui, digli che ci hai già pensato tu a massacrarci per bene e che ora, forse, è il momento di farci respirare almeno un po'. Lo faresti per noi, caro 2020? eh? Dai... magari poi, alla fine ti rivalutiamo positivamente.

Tanti Auguri di Buon Natale anche a te, caro 2020, con la speranza che riuscirai a regalaci un fine anno più sereno.



Va' in pace.


domenica 29 novembre 2020

Quando con te non c'è nessuno

L'amore si sa, non conosce regole: è capriccioso, arriva senza chiedere permesso e se ne va senza dare preavviso. La sola cosa che possiamo fare quando abitiamo quello stato mentale, è subirne le conseguenze, che siano positive o meno. Chiunque si sia mai innamorato capisce perfettamente quello che sto dicendo: essere disposti a fare qualunque cosa, violare ogni legge, superare ogni barriera solo per aver la possibilità di crogiolarsi con l'oggetto del nostro desiderio. In quegli attimi appassionati combatteremmo qualsiasi battaglia pur di vivere quel sentimento romantico tanto agognato. Ma poi... 

Poi la fiamma lentamente s'indebolisce, la passione vacilla e il sentimento si raffredda. Succede sempre. È inutile lasciare il partner per cercare un nuovo appassionato amore, si spegnerà anche quello e sarete punto e a capo; e così, relazione fallimentare dopo relazione fallimentare, vi ritroverete ormai cinquantenni, impossibilitati a costruirvi una famiglia e troppo inutilmente complicati, per riuscire a dividere un appartamento con qualcuno.

Un Sabato sera qualunque, vi ritroverete seduti sul vostro costosissimo divano a guardare la tv e, ad un certo momento, inizierete a rimpiangere le relazioni passate, le ricorderete con nostalgia e cercherete di stimare in percentuale, quale donna abbandonata sarebbe stata la più giusta per voi; non ci avevate mai pensato prima. A quel tempo erano solo figure di passaggio tra un periodo e l'altro della vostra vita. Nessuna di loro ha mai superato il periodo di prova con voi, ma ora, in questo castello di rimpianti e solitudine che avete edificato, una seconda possibilità gliela concedereste, vero? Forse in passato siete stati troppo severi, troppo impulsivi troppo pretenziosi. Ora vi accontentereste anche solo di qualcuno con cui parlare e a cui poggiare delicatamente la testa su una spalla nel momento dello sconforto. In un momento proprio come questo.

Ho una cattiva notizia e una buona. Iniziamo dalla cattiva, vi va?

Cattiva Notizia: il passato è passato e non potrete fare nulla per cambiarlo. I giochi sono fatti, inutile piangerci sopra.

Buona Notizia: fortunatamente non tutto è perduto. Con un piccolo cambio di mentalità, la giusta motivazione e una buona predisposizione mentale ogni situazione si può capovolgere. 

Non è mai finita finché non è finita!

Qualsiasi sia la situazione che state vivendo, ricordatevi sempre che non è definitiva. Tutto passa e, anche se il momento è brutto, dovete solo resistere fino a quando la bufera non sarà alle vostre spalle.
È dura, lo so! Ma presto o tardi tutto si sistemerà. So che ce la puoi fare. Non molare! 

© stray_cat

domenica 18 ottobre 2020

Osare

Secondo Napoleon Hill, se per strada fermassimo cento persone a caso e chiedessimo loro quale cosa desidererebbero di più ricevere dalla vita, novantotto di questi non saprebbero cosa rispondere. Se poi si insistesse un po', "alcuni direbbero la sicurezza, molti il denaro, altri la fama e il potere, altri ancora il riconoscimento sociale, la vita agiata, l'abilità nel canto, nella danza o nello scrivere, ma nessuno saprebbe definire questi termini o fornire la minima indicazione di come spererebbero di raggiungere queste vaghe aspirazioni." (virgolettato tratto da "Pensa e arricchisci te stesso" di Napoleon Hill).

Ha ragione.

Se io fossi uno dei cento intervistati, risponderei per pudore di non avere una risposta precisa, ma poi, fossi davvero spinto a sbottonarmi, forse direi di desiderare una carriera da scrittore.

La parte in cui sbaglia e deprezza un po' noi sfortunati sognatori, è quando dice che non abbiamo idea di come raggiungere la nostra aspirazione. Non è vero. Io so cosa devo fare per diventare scrittore: devo scrivere. Poi posso pubblicare o meno, essere pubblicato o auto-pubblicarmi, ma il fatto che io mi metta dietro a una tastiera e scriva qualcosa, fa di me uno scrittore. Non riconosciuto, d'accordo, ma comunque sempre pronto a scrivere

Ultimamente sto pensando di uscire allo scoperto; di osare un po'. Non qui, in questo spazio non saprete mai chi sono, ho aperto troppo il mio cuore in queste pagine per svelarmi, ormai sono troppo esposto. Anche se un giorno diventassi famoso come Stephen King, questo blog rimarrebbe un mio segreto. Un nostro segreto, maledetti privilegiati!

Pensavo di partecipare a qualche concorso di scrittura e vedere cosa succede. Magari svolto!


domenica 6 settembre 2020

Nuvole Nere

Periodicamente vado in crisi. Mi viene voglia di mollare tutto e tutti e ricominciare una nuova vita in un nuovo posto. Un nuovo posto con gente nuova? No! Solo. Vorrei solo star solo.

Tutto questo non è possibile. E chi lo dice? Lo dice la mia coscienza, lo dice la mia morale e lo dice il mio senso del rispetto per le persone che fanno parte della mia vita.

Se io me ne andassi, lascerei solchi profondi nelle anime delle mie figlie che vivrebbero (anche solo inconsciamente) l'abbandono del padre come un loro fallimento e una loro colpa, quando non è assolutamente così.

La colpa è solo mia. Il problema vero sono io, la mia inadeguatezza in ogni circostanza della vita, i miei continui fallimenti come lavoratore, amico, uomo e scrittore. Il problema sono le mie speranze, i miei sogni e i miei desideri, che non si realizzeranno mai perché non ho né la forza, né la competenza e nemmeno le capacità di poterli realizzare.

Sono un fallito.

Ultimamente ogni post che pubblico è una raccolta di piagnistei, depressione e autocommiserazione; lo faccio per sfogarmi. Non ho nessuno con cui farlo perciò lo faccio qui. Scusatemi voi che capitate su queste pagine incasinate senza capo né coda. Scusatemi se con le lamentele sulla mia infelice condizione vi rattristo la giornata, e scusate se non riesco a uscirne. Vi capirò se ve ne andrete anche voi. 

Vi capirò se vorrete lasciarmi qui, a testa bassa mentre guardo le mie mani incapaci e cerco di capire, ancora una volta, qual è stato il momento decisivo in cui la mia vita ha imboccato la strada sbagliata che mi ha portato qui, a chiedermi dove cazzo è che ho sbagliato io?

Ho molte risposte ma, come spesso mi succede, sono tutte sbagliate.

E adesso? Cosa faccio adesso?

Cosa CAZZO posso fare io?

COSA?!

venerdì 14 agosto 2020

Complicità

Essere mediocre non sarebbe male in fondo. Se sei mediocre, sei semplicemente nella media; é molto peggio essere sotto la media e quindi essere scadente, ma una cosa è chiara ormai, io non sarò mai sopra la media, non sarò mai eccellente, rimarrò sempre li, fluttuante in quel range che ondeggia tra il sotto la media e lo scadente.

Perché dico questo? Perché mi butto giù così? Perché sono in un momento di sconforto, dove tutto mi va storto e sembra che non ci sia nessuno che capisca cosa dico e perché faccio quel che faccio. Mi sembra di essere fuori dal mondo, di non aver costruito nessun rapporto sincero e di non poter contare su nessuno.

Mi sento molto solo nonostante sia continuamente circondato di persone che però, si muovono solo nel loro interesse, persone che mi sfruttano e nemmeno ringraziano. 

Non ho nessuno con cui parlare di cose che ci accomunino perché non ho niente in comune con nessuno che conosca. Anche con i miei amici storici, le cose sono molto peggiorate; loro sono cambiati in una maniera che è diversa da come sono cambiato io; forse loro sono evoluti mentre io son regredito, fatto sta che i loro nuovi interessi non sono i miei e i miei non sono più i loro.

Quando parlo non mi sento capito, quando sono entusiasta di qualcosa sono l'unico ad esserlo e nessuno condivide la mia gioia, o perché non la comprendono, oppure perché la considerano una cagata. Non riesco più a trovare con nessuno quella complicità che avevo trovato in gioventù con alcune persone.

Forse sono tutti troppo impegnati a costruire la loro vita e la loro leggenda personale per fermarsi ad apprezzare i piccoli interessi di qualcun altro. Ma in fondo è giusto così: ognuno vive la propria vita, nell'indifferenza completa dell'esistenza dell'altro e va avanti credendo di essere la colonna portante di questo universo; 

Chissà, forse un giorno incontrerò qualcuno con cui avrò così tante cose in comune da rimanere seduti in giardino a chiaccherare ore e ore fino a notte fonda, sorseggiando birra e sparando cazzate colossali per poi ridere di tutto ma soprattutto di niente. 

La complicità è una sensazione che non provo da molto tempo, e devo dire che manca parecchio. 

Il vero problema è che trovo pochi mediocri o scadenti come me con cui legare, sono tutti così fondamentali a questo mondo, che non hanno nemmeno due minuti da dedicare ad una persona, chiaramente sotto la media, quindi nettamente inferiore alla loro eccellenza. 

Non arriverò mai a competere con tali vite di successo
E forse nemmeno lo voglio.

Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?”
                          "Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?"
Dal Film "Stand By Me - Ricordo di un'estate"

martedì 4 agosto 2020

BIAS: SCHERZI DELLA MENTE

Il cervello mette continuamente in scena la realtà che subisce; mi spiego meglio: la mente prima guarda la realtà, la decifra secondo regole impostate, la interpreta a modo suo, la processa e poi solo a quel punto si fa un'idea tutta sua di quello che è successo; e tutto questo in poche frazioni di secondo. È per questo che sbagliamo così tanto. 
Tempo fa ho letto un bel saggio di Daniel Kahneman che s'intitola "Pensieri Lenti e Veloci" dove vengono esplorati tutti quei bias cognitivi che, qualche volta, ci portano a sbagliare il primo giudizio su qualcosa. Nel testo Kahneman spiega come il nostro cervello abbia due tipi di pensieri: quello veloce, che si manifesta come la prima risposta istintiva che ci balza in mente; e quella lenta, che invece è quella più ponderata e riflessiva. Il nostro cervello tende a dare risposte istintive e, contrariamente a quanto pensiamo, ci azzecca più di quanto si sbagli, ma subisce alcuni bias cognitivi che ostacolano il normale processo di codifica della realtà e che crea illusioni a cui noi crediamo ciecamente. Insomma, sbaglia in buona fede, e noi con lui.

Negli Stati Uniti si è svolto un esperimento sociale molto interessante. I partecipanti all'esperimento dovevano sorvegliare gli spostamenti degli abitanti in un dato quartiere ritenuto altamente pericoloso. In caso di movimenti sospetti i partecipanti avrebbero dovuto segnalare le anomalie all'ente preposto. 
Fin qui tutto normale, se non fosse che nel palazzo di fronte alla loro postazione d'osservazione, scoppia un grosso litigio, moglie e marito che all'improvviso vengono alle mani. Il tutto è in realtà una montatura inscenata per attirare l'attenzione dell'osservatore che, naturalmente, segue tutta la vicenda. 
In un dato momento il marito esce dal palazzo e se ne va furibondo per ritornare pochi minuti dopo armato di pistola. Entra in casa e fredda la moglie. 
L'osservatore, inconsapevole vittima dell'esperimento, fa scattare l'allarme e denuncia subito il fatto alla "polizia". Secondo il suo punto di vista, il marito è tornato a casa dopo un grosso litigio con la moglie e le ha sparato; non ci sono dubbi! All'osservatore viene chiesta la disponibilità a testimoniare in tribunale ciò che ha visto e ad accusare il marito di omicidio. Tutti i partecipanti all'esperimento si rendono disponibili ad andare in aula: non hanno nessun dubbio sulla colpevolezza del marito; il fatto è avvenuto sotto i loro occhi e possono giurarlo davanti ad un giudice e a Dio. 
Fine dell'esperimento. 

Poco dopo gli osservatori vengono messi di fronte al video della scena e con loro grande stupore si rendono conto che l'uomo che ritorna con la pistola, non è il marito, ma una persona completamente diversa: vestiti, pettinatura e caratteristiche fisiche non coincidono con quelle dell'attore che interpretava il coniuge. Sarebbero stati disposti a giurare il contrario e avrebbero accusato un innocente. 

Cos'è successo nella mente dei testimoni? Semplice: hanno scambiato l'assassino per il marito, nonostante i tratti fisici diversi solo perché il loro cervello ha analizzato tutta la scena e, dopo averla processata, ha tratto la conclusione più ovvia, quella più immediata, quella sbagliata:

Il marito inferocito dopo una furibonda lite con la moglie, esce di casa, torna poco dopo armato e la uccide. 

Pensiero veloce, appunto. 

Il cervello degli esaminati ha sommato tutti gli indizi e ha girato un film thriller dove l'omicidio avviene in maniera del tutto logica e sequenziale. Peccato che la realtà dei fatti è molto diversa da quella descritta. Ragionando su questo bias, si aprono scenari inquietanti. Pensate a tutti gli imputati che continuano a dichiararsi innocenti e subiscono oltre al processo anche la conseguente gogna mediatica. Magari sono innocenti davvero. Chi lo sa?

Il cervello, è una macchina potente ma non perfetta e, anche se la maggior parte delle volte dà risposte corrette, può commettere errori fatali. Meglio pensarci sempre due volte prima sparare sentenze.



domenica 28 giugno 2020

Leggerezza

Quante volte avete sentito la frase: "segui i tuoi sogni"? E quante volte l'avete fatto? Già, come pensavo.

Non sentitevi in colpa, seguire i propri sogni non è mai facile. Ognuno ha costruito la propria vita legandola ad una serie di doveri da rispettare che vanno dalla famiglia al lavoro. Ad un certo punto della nostra vita, ognuno di noi ha dovuto compiere scelte capitali, scelte alle quali non eravamo preparati e che volenti o nolenti, avrebbero indirizzato il nostro futuro in maniera quasi irreversibile. 

I più fortunati hanno imboccato la strada giusta, quella che poi li ha effettivamente portati a vivere la vita che avrebbero voluto vivere e a realizzarsi come individui.
I più sfortunati invece sono arrivati davanti al famoso bivio (o trivio) inermi come tutti, ma senza nessun appoggio da parte dei genitori: sono stati abbandonati a loro stessi e hanno fatto la loro scelta sbagliando clamorosamente tutto.
(Ci sono anche quelli che hanno sbagliato strada ma si sono accontentati e hanno accettano tutto quello che arrivava, senza domande né ribellioni: per loro la vita scorre tranquilla, può succedere che qualche volta sentano uno strano peso sullo stomaco ma, tutto sommato, a loro va bene così.)

Io faccio parte della seconda categoria. 

Fino ad una certa età non ho capito niente di quello che mi circondava, poi un giorno, come per magia, mi si sono aperti gli occhi, solo che ormai era troppo tardi: 
il treno era passato, le opportunità finite e l'età troppo avanzata.
Un coglione, insomma.

Sento già qualcuno bussarmi sulla spalla per attirare la mia attenzione e dirmi una frase che più retorica di così si muore:

"Non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni e realizzarli"

Ma vaffanculo! 

Come pensate che io, con due figli e una moglie a carico, possa anche solo lontanamente pensare di abbandonare un lavoro che odio ma che paga bene, per inseguire i miei sogni che si basano sul nulla (cioè, su un talento che non ho e sulla fortuna di essere compresi dagli altri), quando sappiamo perfettamente che, come insegna Gianni Morandi, solo "uno su mille ce la fa"? 

Come posso pensare di essere io quel 1 X 1000? Sarebbe come andare al casinò e puntare tutto sul rosso o sul nero. 
Non si fa dai...

A parole è tutto molto facile ma poi, quando si va ad analizzare una per una, le piccole catene che tengono legata la vita di ogni singolo individuo, si capisce che ognuna di loro ha un significato e un'importanza vitale; a volte basta aprire il lucchetto sbagliato per passare da avere una vita normale a perdere tutto in un batter d'occhio.

"Chi non risica non rosica" è vero! Facciamo però che inizi tu, eh!

Il mio è un discorso molto cinico, lo so, ma arrivato a questo punto della mia vita, smetto di sperare di farcela, smetto di sognare e continuo a fare quello che sto facendo, mi piaccia o meno. 
Senz'altro continuerò a scrivere, ma solo per un mio piacere personale, senza alcuna velleità artistica e senza sperare che un giorno qualcuno si accorga di me. 
Non succederà e se succederà, sarà quel che sarà

Con questo scritto sconclusionato e che non ho intenzione di editare, voglio dire che prenderò tutto molto più alla leggera di quanto ho fatto fino ad ora; non soffrirò più perché non riesco a scrivere, non mi farò venire mal di pancia e non lotterò più per ritagliarmi momenti di studio e lettura sacrificando sonno e tempo libero. Prenderò tutto quello che viene e farò solo ciò che voglio, senza obblighi e costrizioni che poi, in realtà, erano solo mie deviazioni mentali.

Leggerezza è la nuova parola d'ordine. 

...Non vi sentite già meglio?



domenica 21 giugno 2020

Non Chiamatemi Ingenuo...

Molti anni fa, camminavo per le vie di Venezia, quando mi sono imbattuto in un venditore ambulante che, a onor del vero, non vendeva nulla di utile o ordinario, ma qualcosa di piuttosto stravagante che non ho mai dimenticato. La sua merce consisteva in diversi pupazzetti di carta, con corti fili di lana a comporre le gambe dove alle estremità erano attaccati piccoli quadratini di carta, a simulare improbabili piedi; 
E fino a qui direte "...e quindi?". Miei ingenui amici... Quello che non sapete e che quei pupazzetti, sfidando ogni legge fisica, rimanevano abilmente in piedi, e non si limitavano solo a questo, ma anzi, ballavano a tempo di una musica che fuoriusciva delle casse di una vecchia radio posta lì vicino.

Ora mettetevi nei miei panni: avevo sedici anni e poca esperienza del mondo, ero in gita di piacere (avevo marinato la scuola o come si dice dalle mie parti "avevo Fatto Fuoco") con una ragazza bellissima e avevo dalla mia l'entusiasmo e la stupidità della gioventù che non teme nulla, neppure di fare figuracce e passare per fesso. 
Cosa mai avrei potuto fare, se non sborsare cinquemila Lire e comprare quel prodigio della scienza? 

Il signore, gentilissimo, mi ha illustrato com'era possibile far ballare quei piccoli pezzi di carta semplicemente avvicinandoli allo stereo e strofinandoli un poco sulla cassa acustica. Per dimostrarmi che tutto era autentico e genuino ha aperto un pupazzetto nuovo e lo ha messo a danzare affianco a i due già attivi sul marciapiede. 

Incrdibile!! Buon uomo, prenda subito i miei soldi!

Ho comprato quei pupazzetti e già avevo in mente un grande futuro per loro: immaginavo le reazioni di tutti coloro ai quali li avrei mostrati, a come sarebbero rimasti a bocca aperta dopo averli visti ballare e quanto tutti avrebbero invidiato quei miei nuovi prodigiosi giocattoli.

Arrivato a casa, ho immediatamente spacchettato il mio acquisto e con grandissima delusione mi sono reso conto che, quell'adorabile vecchino mi aveva fregato alla grande. Avevo acquistato alla folle cifra di cinquemila lire, due pezzetti di carta, grandi quanto una mano che non stavano in piedi nemmeno a puntellarli. Avrei voluto spaccare tutto, prendere il treno e tornare di nuovo a Venezia per poi ritrovare quel maledetto truffatore e cantargliene quattro. 
Ma non l'ho fatto; anzi, sono rimasto ore e ore a studiare la tecnica e a perfezionare il movimento; ho raggiunto la manualità necessaria per compiere il gesto utile a far ballare le mascotte di carta sull'invisibile filo di nylon e, alla fine, sono diventato un abile giocoliere.

Da allora sono passati molti anni e quel giochino è stato dimenticato e abbandonato in favore di nuove scoperte e di più interessanti hobby, ma non l'ho mai scordato del tutto; e così quando l'altro giorno camminando nuovamente per le vie di Venezia, mi sono ritrovato davanti lo stesso amato trucco effettuato dalla stessa mano abile di allora corredato dallo stesso sorriso canzonatorio leggermente più invecchiato, beh, mi sono bloccato meravigliato.
Mi sono poi avvicinato, e fingendomi incuriosito, mi sono interessato alla tecnica, bevendomi tutte le sue cazzate per poi sborsare nuovamente del denaro (cinque euro questa volta), consapevole del fatto che quel vecchietto farabutto dentro di sé gioiva per averne fregato ancora un altro. E io, felice per il mio nuovo acquisto, l'ho salutato e ringraziato per avermi fatto riprovare le stesse sensazioni di quando, quel ragazzino ingenuo si entusiasmava semplicemente per due pezzetti di carta danzanti. 

L'ho comprato di nuovo, sì è vero, ma non chiamatemi ingenuo, chiamatemi Sognatore!




lunedì 18 maggio 2020

Creativity Low

Non so veramente cosa scrivere né dove andare a parare. Ho un buco creativo e anche se negli anni ho accantonato centinaia di idee e spunti di scrittura, ora sono bloccato. Nel senso che non ne ho voglia. Imputo tutto questo a diversi fattori, ma quello che domina su tutti gli altri è di non poter disporre delle mie ore libere come vorrei. 

C'è stato un tempo che ormai sembra un'eternità fa, in cui disponevo di abbondanti giornate libere e di parecchie ore da dedicare alle mie passioni, ma con questa situazione di quarantena in cui tutti sono a casa (e sono sempre tutti in casa), non ho un minuto libero per me. Non ho un minuto libero per fantasticare, per pensare, per amare, per vivere (come direbbe Marzullo), perché ad ogni piè sospinto c'è qualcuno che mi chiama e che ha bisogno del mio intervento, ed io devo continuamente interrompere ciò che sto facendo. Non c'è letteralmente un minuto libero durante il giorno.

Poi tutti vanno a letto, ed io, che sono un conclamato nottambulo, inizio la mia vera giornata ma, pensate un po'? Non combino nulla. Non ho energie per far niente. Non mi riesco a calare in quello stato mentale adatto per poter anche solo pensare di poter creare qualcosa. 

Questa quarantena mi sta facendo perdere la creatività. No, non è vero. Mi sta facendo perdere la voglia di creare qualcosa. 

Abbiamo visto tutti come la tv e le chat di what'sapp in questi giorni pullulino di video in cui le persone si sbizzarriscono in idee creative e divertenti nel loro piccolo riescono ad allontanare anche solo per un momento la noia di queste giornate ripetitive e sempre uguali a loro stesse; a me sta succedendo esattamente il contrario. Io mi sono affossato, impantanato, bloccato, perduto, smarrito, inchiodato. 


Non credo che tutta questa storia del CoronaVirus finirà tanto presto. 

Sono talmente in affanno che non riesco neanche a pensare. 

Spero di tornare a scrivere più lucidamente. 

Scusate lo sfogo.

giovedì 7 maggio 2020

Solo

La solitudine è uno stato d'animo che provo raramente. Amo star solo. Ma la solitudine che provo in questo periodo non è quella di chi vive isolato dal mondo, ma al contrario, è quella di chi si ritrova circondato da persone talmente diverse da lui da sembrare estranee e quindi lontane anni luce per arrivare a capire l'essenza della persona. Mi sento solo in questo senso. "... solo veramente, in mezzo a tanta gente."

Nessuno mi conosce sul serio. È colpa mia? Non mi sono fatto conoscere io? 
Possibile che non ci sia nessuno al mondo che abbia capito come sono dentro? Non esiste nessuno al mondo che abbia, più o meno, le mie idee, i miei gusti e le mie opinioni? Com'è possibile che quando parlo o dico qualcosa, il 90% delle volte, la gente non capisce il mio punto di vista? È così per tutti o succede solo per me?

Le persone sembrano bastare a loro stesse fintanto che riescono a cavarsela da sole; io subentro nelle loro vite in un momento preciso: quando hanno un problema e pensano che solo io possa risolverlo gratis.

Mi è capitato spesso. Persone con le quali credevo di avere un rapporto di amicizia che, ogni volta, chiamavano non per un mero interesse nei miei confronti, ma al contrario solo per un loro bisogno particolare o tornaconto personale. 
Può succedere che un amico in difficoltà chiami per un aiuto, figuriamoci, ma poi ti cerca anche per sentire semplicemente come stai o anche solo per fare due chiacchiere. Le chiamate di quest'ultimo tipo non mi arrivano quasi più. Fa davvero male a pensarci.

Quando mi sono reso conto di queste telefonate "da pronto intervento", senza nessun riguardo nei miei confronti, ho sofferto. Sembra una cosa egocentrica, ma vi assicuro che non lo è. Per natura tendo a lamentarmi pochissimo e anzi a cedere il posto o la strada agli altri, anche se sconosciuti. Io son quello che al supermercato vi fa passare davanti quando arrivate alla cassa con tre cose nel carrello e non vi chiederebbe mai di passare davanti a parti invertite. Ma non divaghiamo. 
Il culmine di questa consapevolezza (quella di non ricoprire un ruolo importante nella vita delle persone che reputo più vicine) si è toccato quando un "amico", ha organizzato una gita fuori porta con amici comuni, senza nemmeno pensare di avvisarmi. Non mi hanno considerato. Una settimana dopo al mio "amicone", quello che aveva organizzato la gita, gli si è bloccato il pc e indovinate un po' chi ha chiamato per sistemarlo? Bravissimi! Ottimo intuito.

È a quel punto ho realizzato di essere la pezza da culo di molte persone. Ho capito di non essere altro che un mero strumento. La cosa mi ha davvero abbattuto, allora ho iniziato a dire qualche no. Non molti in realtà, perché non sono uno che si tira indietro e se può aiutare lo fa volentieri e senza un proprio tornaconto. 
Lo volete sapere il risultato di quei "no"? Le persone che mi chiamavano solo per un loro interesse non mi hanno più chiamato, dimostrando di fatto che la mia percezione di essere sfruttato era sensata e reale. Questo mi ha fatto sentire ancora più solo di quanto già non mi sentissi.

Facciamo un altro esempio poi la smetto, giuro.

Gli amici veri, quelli che io definisco fratelli, li conto sulle dita di una mano, ma non tutte le dita, solo tre. Non è un brutto numero. Di queste tre persone sapete in quanti mi hanno telefonato per chiedermi come procedeva la vita in quarantena? Una sola. Agli altri ho telefonato io. Poi mi sono fatto risentire con quello che mi ha chiamato per primo e poi lui ha chiamato ancora me. E gli altri? Sapete quante volte mi hanno richiamato? Zero.

Quindi? Cosa deduciamo? Quale insegnamento traiamo da questa disamina dei fatti?
Essendo pessimisti diremmo che su tre amici fraterni solo uno si è ricordato di me. Provando a vedere il bicchiere mezzo pieno, potremmo azzardare di dire che almeno uno si è interessato. 
Meglio che niente no? No... questa piccola delusione è solo l'ultima di una serie di delusioni che ormai si inanellano una dopo l'altra e che non fanno altro che assottigliare e comprimere la mia già ridottissima autostima.

Mi sento solo, non perché non ci sia nessuno intorno a me, ma perché quelli che mi circondano, in realtà, non sanno chi sono veramente e forse nemmeno lo vogliono sapere. Non gli interesso.

Come scrive la bravissima Andrea Marcolongo nel suo libro sugli etimi "Alla Fonte delle Parole" quando tratta della parola dolore:

"Siamo esseri umani che provano dolore (...) abbiamo bisogno di cura, di rispetto, di amore. E di dirlo quando soffriamo, a qualcuno che ci ascolti senza giudizio, senza armi nelle mani, solo carezze."

Abbiamo bisogno di qualcuno che ci sorregga quando stiamo per cedere. Ma cosa succede se nel momento in cui siamo più fragili, non vediamo nessuna faccia amica ma solo persone che ci danno le spalle?


lunedì 6 aprile 2020

Genesi di un Meme: i Becchini Ghanesi

Da un po' di tempo circolano in rete una serie di video che mostrano incidenti più o meno gravi, e più o meno stupidi uniti da un simpatico denominatore comune: finiscono tutti con quattro ragazzi di colore che trasportano una bara verso un presunto rito funebre. La particolarità di questi video, è che i ragazzi in questione non svolgono il loro incarico compassati e seri come richiederebbe l'etichetta occidentale, ma eseguono il triste compito danzando allegramente sopra una musica tecno-dance. Bisogna ammettere che fa piuttosto ridere. Alla comparsa dei ragazzi, il primo pensiero corre ai Darwin Awards. I becchini sono ben felici di accompagnare nell'ultimo viaggio il coglione che si è auto-eliminato evitando così di perpetrare i propri geni nell'evoluzione umana. 
Selezione Naturale, dunque.

Vi ricordate il meme del "Nero di WhatsApp"? Ma certo che lo ricordate! A chi non è mai arrivata una sua foto sulla celebre app? Beh, secondo me, con questi video siamo potenzialmente di fronte a un caso simile. Questo meme potrebbe diventare talmente virale da eguagliare se non addirittura superare la fama del "nero con la proboscide".

Io non faccio testo, ovvio, ma in meno di ventiquattro ore mi sono arrivati sette video differenti con lo stesso tema: Incidente grave e stupido ---> Neri che ballano.

Girovagando sulla rete ho scoperto che i becchini in questione sono Ghanesi e che quello che vediamo è una tipica usanza funebre per dare l'estremo saluto ai trapassati. Il tutto, è reso ancora più ridicolo dalla musica che accompagna il video: un'allegra sonata tecno-dance che risponde al nome di "Astronomia".

Pare che tutto sia iniziato il 26 Febbraio 2020 quando sulla piattaforma TikTok l'utente @lawyer_ggmu ha condiviso il video della grave caduta di uno sciatore unito poi al brano sopracitato e all'allora sconosciuto balletto degli amici ghanesi. Riceve 470.000 "Mi Piace" e oltre 3500 commenti. 

Fenomeno interessante la nascita di questo meme, da tenere d'occhio, anche per farsi quattro risate.


giovedì 2 aprile 2020

La Quarantena Passerà

Giorno di Quarantena numero 35

Oggi è il Primo Aprile dell'anno 2020. La situazione  in cui ci troviamo sembra un brutto scherzo, invece è tutto maledettamente reale. Siamo soli con noi stessi, rinchiusi nelle nostre case e sempre più bisognosi di un contatto umano. Ormai ci si vede e si parla solo tramite internet. Si tenta di stabilire un contatto, una connessione umana anche se siamo lontani, ma non così lontani: basterebbero dieci minuti d'auto per vedersi, ma non si può. C'è la Quarantena. Se vogliamo uscire da questo brutto momento, dobbiamo rispettare tutte le regole. Regole che impongono la più grande auto-carcerazione nella storia del nostro paese. 

Ma ehi, vuoi vivere? Sì?? Allora fa' come ti diciamo noi, altrimenti... 

Altrimenti?? 

Altrimenti vedi! 

Altrimenti vedo, cosa? Eh? Cosa mi fate? Mi sparate? 

Sì, ti spariamo! 

E allora sparate perché io mi sono rotto i coglioni di queste vostre regole!

Ne sei proprio sicuro?

Ma... No... Forse, forse è meglio se me ne 'sto a casa. Sì, devo restare in casa perché potrei essere io la bomba infetta che infetta tutti quelli che ancora non sono infetti. Sì, devo  proprio rimanere a casa...

Bravo! Vedo che hai capito.

Scusate! Scusatemi tanto! Non volevo ribellarmi, non volevo disubbidire. È che sono così stanco. Vivo solo e, sapete, non ho molti amici con cui fare l'aperitivo in video conferenza su What'sApp. Mi sento molto, molto solo

Ci dispiace ma non è un valido motivo per violare la quarantena, resisti e presto tutto tornerà alla normalità.

Lo spero! 

Lo speriamo anche noi ragazzo. Ora fa il bravo, torna in casa.

Arrivederci!



In casa. Ancora in casa. Chiuso in una stanza. Solo. 
Potrei guardare un FilmOppure potrei leggere un Libro o un Fumetto, o una RivistaO magari potrei andare su PornHub Premium, per noi in quarantena è gratisOppure potrei giocare con la Play'Ne ho di cose da fare, ne ho di scelte, ne ho di opportunità.

Passerà! Dai che Passerà anche questa. Passerà... Passera... Passera

Deciso: Vado su PornHub.

Resistiamo che passera anche questa.














* passerà

sabato 28 marzo 2020

Un Inutile Spreco di Energia

La pace e il silenzio arriveranno presto, ma ora preferisco rimanere qui, a vedere quella casa bruciare.

Sì, il silenzio tornerà, ma sarà un silenzio diverso dal solito, sarà un rumore sordo: 
una musica muta.

Ora brucia tutto e quando queste fiamme cesseranno la loro folle danza, non rimarrà più niente.

Questi lampi di realtà sembrano impossibili da conservare nella memoria.

Non sembra esserci un passato per me.

Vivo solo nel presente.

Il lento avanzare del tempo distrugge ogni mio ricordo.

Non ho idea di quanto ho viaggiato per arrivare fino a qui.

Non so nemmeno come ci sono arrivato qui

Non ho ricordi. Non più.

Quello che so, è che ora qui c'è una casa che brucia e io la guardo incantato. 

La guardo cedere sotto le fiamme abbaglianti e scomposte.

La vedo arrendersi al calore crescente.

La ammiro distruggersi, crollare, morire.

Un momento! Ma che cosa c'è lì? 

Un uomo! Per Dio, un uomo a terra!

Mi avvicino velocemente.

Mi riparo il viso da un calore che in realtà non sento e lo trascino fuori dalle fiamme, forse in salvo.

No... È morto. Ed è solo in questo momento che capisco che quell'uomo sono io.

Capisco che quella che brucia e lentamente diviene cenere, è casa mia.

Ora capisco perché il passato sembra non esserci mai stato e vivo in un eterno presente.

Sono morto. E sono morto esattamente come ho vissuto: Solo.

Osservo affascinato il mio cadavere mentre intorno la vita continua.

Nessuno si è acorto dell'incendio.

Nessuno è venuto a vedere cosa stesse succedendo.

Il rogo si è spento in tutta calma, da solo: esatta metafora della mia vita.

Ha bruciato ardentemente senza che qualcuno se ne accorgesse e poi si è spento senza nessuna attenzione particolare, senza nessun clamore, senza fare rumore.

La mia vita, iniziata nel silenzio, nel silenzio è finita.

Proprio come questo incendio.

Un inutile spreco di energia.


Casa In Fiamme a San Bernardino, California. © Josh Edelson/AFP

sabato 21 marzo 2020

Pandemia!

Avreste mai pensato, in questo periodo storico totalmente votato alla tecnologia e alla crescita economica, di ritrovarvi nel bel mezzo di una pandemia dalle sembianze quasi medioevali? No, eh? Eppure ci siete dentro, esattamente come chiunque altro nel mondo; il termine pandemia sta a significare che nessuno è escluso dalle conseguenze di questo Coronavirus e che nessuno è immune dal rischio di potersi ammalare. Per cercare di ridurre al minimo il contagio ci è stata chiesto un unico sacrificio: stare a casa. E badate bene, non una casa qualsiasi, non una capanna senza acqua potabile, ma una casa riscaldata, fornita di televisione, internet, acqua calda e tutti quei benefici che la modernità ci mette a disposizione. Eppure non ce la si fa lo stesso; è dura rimanere in casa se non si ha nulla da fare, se si rimane soli con i propri pensieri, le proprie paure, le proprie insicurezze. Sì, è dura convivere quello spazio ristretto con i propri fantasmi. Che poi in fondo, se ci pensate bene, non siamo nemmeno così soli, no? Abbiamo i social network che ci tengono vicini, abbiamo le dirette Instagram che ci fanno comunicare con gli altri, abbiamo le videochiamate per sentirsi e per vedersi... Eppure, non è la stessa cosa, vero? Non è come guardarsi negli occhi, sfiorarsi le mani, ricevere un'amichevole pacca sulla spalla o mandare a cagare un amico con una spinta bonaria. Quella sensazione di intimità, quel contatto reale, manca, e la differenza si percepisce. Poi, sia chiaro, è sempre meglio che il totale isolamento eh! Ci mancherebbe.

Io sono uno di quelli che continua a lavorare. La mia azienda non si ferma, va avanti nel nome del dio denaro. Noi operai continuiamo a tenere in marcia gli impianti mentre la dirigenza se ne 'sta a casa in tutta sicurezza con i loro laptop collegati per monitorare la situazione. Noi siamo un semplice numero e un numero può anche essere sacrificabile. L'importante è produrre. Vedremo come evolve la situazione, ma se il Virus entra in azienda, credo che l'unica soluzione sensata sia quella di fermare tutto e aspettare che l'onda di infezione passi, sperando che faccia meno danni possibili. 

Per tutti quelli che sono a casa, questa è un occasione unica. Vi invidio moltissimo perché voi in questo periodo potrete reinventare voi stessi, fare tutto quello che normalmente non aveste mai avuto il tempo di fare. Io ho una TO DO LIST pressoché infinita, che dovrà attendere ancora.

Ad oggi si contano solo in Italia più di 37000 persone positive al Covid-19, con più di 4000 decessi. 
Peggiorerà. Lo dico senza pessimismo. È un fatto. Dicono che il picco dell'epidemia è lontano, gli ammalati aumenteranno e così anche i morti. Speriamo nel meglio, ovvio, ma prepariamoci mentalmente a vivere questa situazione ancora a lungo. 

Credo che alla fine ne usciremo rinforzati soprattutto come popolo; forse e solo una mia sensazione, ma quest'Italia che canta dai balconi, così unita nella sua difficoltà, così coscienziosa nella rettitudine dell'isolamento forzato, così solidale con chi è più debole, così efficiente nelle proprie istituzioni, sembra quasi aver ritrovato quello spirito di fratellanza, quella forza e quel coraggio che non sapeva di avere. In Europa sembriamo gli unici ad averci capito qualcosa: La Francia e la Germania, hanno tentennato a prendere misure di contenimento fino a pochi giorni fa, l'America ha appena iniziato e l'Inghilterra poi, ah, quella non ci ha ancora capito un cazzo di niente. Non lo so, ma sembra quasi che da coglioni, siamo improvvisamente diventati quelli più centrati, quelli da prendere come esempio. Forse ci siamo sottovalutati, forse non siamo poi così male, noi Italiani.

Combatteremo per uscirne, è un periodo complicato ma nonostante tutto, noi ce la faremo.



martedì 18 febbraio 2020

PETER GOLD e IL COLPO DI GRAZIA

Venerdì, 20 Novembre 2015. Sono le quattro di mattino a New Orleans e Peter Gold, sta guidando la sua auto verso casa dopo una serata con gli amici. Per strada non c'è nessuno, o meglio, quasi nessuno. Su un marciapiede del centro storico, Peter scorge un uomo intento a spintonare e trascinare una ragazza verso la propria automobile con il chiaro proposito di farla salire. Lei fa resistenza, si dimena, cerca di scappare ma è troppo debole rispetto al suo aggressore. Peter allora fa quello che pochissime persone avrebbero il coraggio di fare: ferma la sua auto e raggiugne l'uomo per convincerlo a lasciare la ragazza. C'è un problema però: l'uomo estrae una pistola e in tutta risposta la punta contro Peter che subito indietreggia alzando le mani, il classico gesto che, nel linguaggio non scritto, rivela che non hai cattive intenzioni, che non sei armato e che non vuoi problemi. Sapete cosa fa allora il malvivente?
Spara allo stomaco a Peter che subito crolla a terra e mentre è agonizzante, lo prega di non fargli altro male. Il malvivente allora si avvicina a Peter, gli punta la pistola alla testa e preme il grilletto. 

Peter Gold nel 2015 era un promettente studente di medicina che gli insegnati non esitavano a definire eccezionale; fino a pochi minuti prima la sua vita era perfetta ma ora, agonizzante a terra e con una pistola puntata alla testa, Peter vede la morte in faccia. Quando l'uomo ha premuto il grilletto Peter ha chiuso gli occhi, ma poi li ha subito riaperti perché la pistola non ha sparato. Qualcosa non ha funzionato. Il malvivente allora armeggia un po' con l'arma, fa scorrere il carrello, punta di nuovo la pistola alla testa di Peter, preme ancora il grilletto e, click, la pistola si inceppa un'altra volta. Peter stremato si accascia al suolo. All'aggressore non resta altro che la fuga: se una pistola si inceppa due volte, si incepperà anche una terza, meglio tagliare la corda. 
Tutto questo dura pochi secondi, ma a Peter deve essere sembrato un eternità. E la ragazza? O beh, lei è scappata appena è partito il colpo che si è conficcato nello stomaco di Peter. Ma non vi preoccupate, tornerà a prestare soccorso al nostro eroe che le ha salvato la vita.

Tutto questo è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza e lo potete vedere QUI.

Il malvivente è stato identificato come Euric Cain, 21 anni e due giorni dopo, Lunedì 23 Novembre, un portavoce del dipartimento di polizia di New Orleans, ha riferito al Washington Post che il sospettato è stato arrestato a seguito di un'intensa caccia all'uomo in tutta la città.

Euric Cain è stato condannato a 50 anni di reclusione per tentato omicidio e vari altri reati minori. 




Peter Gold è sopravvissuto e si è laureato in medicina. 

Da allora cerca di vivere a pieno ogni singolo momento della sua vita.