sabato 31 dicembre 2022

Cinque consigli per il 2023

1 - Mettiti continuamente alla prova. Sarà la vita a farti sbagliare e quindi ad insegnarti preziose lezioni dalle quali trarrai esperienze significative per evitare di ripetere ancora gli stessi errori. Se non provi a fare quello che vuoi, se non ti butti per paura di fallire, come saprai se un domani ce l'avresti fatta?

 

2 - Non rimpiangere di averci provato. È vero, buttarsi fa paura, ma come abbiamo scritto poco sopra, è meglio rischiare e fallire che vivere con il rimorso di non aver fatto ciò che desideravamo.


3 - Scrivi chiaramente i tuoi obbiettivi. La tua mente, inconsciamente si attiverà per raggiungerli. Quando sai chiaramente cosa vuoi fare della tua vita, è più facile trovare le soluzioni e cogliere le opportunità che possono aiutarti a centrare il tuo scopo.


4 - Sii coraggioso. Affronta le difficoltà di petto, e supera le tue paure. Anche se non potremmo mai eliminarle del tutto, possiamo però far sì che non ci blocchino e che ci impediscano di osare, di prendere strade anche sbagliate e di imparare dai nostri errori, per poi ricominciare.


5 - Abbi pazienza. Per raggiungere un obiettivo ci vuole tempo, dedizione e molta perseveranza. Per acquisire determinate competenze servono anni e un progetto per essere ideato, realizzato e ultimato ha bisogno di molto tempo. Non correre, credi in quello che fai e continua fino al taglio del traguardo.

 


 


sabato 24 dicembre 2022

"Autotomia" di Wisława Szymborska

Trovo questa poesia meravigliosa. Un vero e proprio inno alla sopravvivenza, alla speranza e alla necessità di lasciar andare un pezzo di sé e poter così continuare a vivereWisława Szymborska (1923-2012) è una poetessa polacca premiata con il premio Nobel per la Letteratura nel 1996 con la seguente motivazione:
"Per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana."

 



AUTOTOMIA

In caso di pericolo, l'oloturia si divide in due:
dà un sé in pasto al mondo,
e con l'altro fugge.

Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio,
in ciò che è stato e ciò che sarà.

Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso
con due sponde subito estranee.

Su una la morte, sull'altra la vita.
Qui la disperazione, là la fiducia.

Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se c'è giustizia, eccola.

Morire quanto necessario, senza eccedere.
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato..

Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro interrotto.
In corpo e poesia.

Da un lato la gola, il riso dall'altro,
un riso leggero, di già soffocato.

Qui il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre piccole parole, soltanto, tre piume di un volo.

L'abisso non ci divide.
L'abisso ci circonda.




L'oloturia è un cetriolo di mare che, come strategia di difesa, può separarsi da una parte del corpo, auto-mutilandosi e lasciando quindi la parte inerme alla mercé del predatore in modo da poter tentare una fuga statisticamente più vincente e mettersi in salvo. Noi umani abbiamo un solo modo per salvarci dal mondo: con l'ironia e sorridendo alla vita anche se abbiamo il "cuore pesante". 

Proviamoci!

Blocco Creativo

Continuò a fissare questo foglio bianco digitale senza aver la minima idea di quello che ci andrò a scrivere. Non so davvero. Più vado avanti e meno riesco a trovare feeling con quello che era il mio strumento di riflessione preferito: la scrittura.

È davvero complicato e snervante pensare che qualunque cosa tu metta nero su bianco, non farà alcuna differenza. Non importa che tu lo scriva o meno. Le cose reali se ne stanno lì, sempre messe così e non sarà certo il tuo pensiero che smuoverà mari e monti per cambiare la situazione.

Mi sento demotivato, sfiduciato e in piena crisi creativa. So perché. Perché sono mesi e mesi se non addirittura anni che posticipo e posticipo e posticipo continuamente il momento di mettermi alla scrivania e sviluppare una qualsiasi idea. La mancanza di tempo continua ad essere la motivazione preferita e sinceramente non so nemmeno più se è una scusa o la realtà. Niente scrittura, niente montaggio, niente racconti, nessuna creazione.

Sono in panne: in pieno blocco creativo
Spero di sbloccarmi presto e di tronare almeno a battere costantemente su questi tasti maledetti.

Immagine dal sito web "grammateca.it".


venerdì 16 dicembre 2022

MISTERO BUFFO di Dario Fo

Con "Mistero Buffo", nel 1969, Dario Fo porta in teatro l'esito di una ricerca approfondita fra archivi e biblioteche di quella teatralità medioevale che sembrava ormai perduta. Il lavoro di Fo punta a un recupero della figura sociale del Giullare come personaggio totalmente schierato dalla parte del popolo e contro ogni potere costituito. Una figura in grado di offrire una lettura critica della società e una pungente satira della realtà. 

In "Mistero Buffo" vengono rappresentati monologhi ispirati a brani tratti dai vangeli apocrifi, dalla bibbia e da storie tramandate sulla vita di Gesù. Fo li porta sul palcoscenico dando lui stesso voce a tutti i personaggi mutando il timbro della voce, la gestualità e la mimica facciale, facendoli dialogare e interagire tra loro.

I testi usati da Fo sono soprattutto quelli della tradizione popolare che egli parodizza e reinventa cambiando gli eventi e rivisitandoli a seconda del punto di vista del personaggio in scena. Il nome dell'opera deriva proprio da questo racconto buffonesco che il narratore porta rovesciando il significato originale.

"Mistero Buffo" è considerato uno spettacolo classico del '900 ed è probabilmente il lavoro che maggiormente ha contribuito alla decisione di assegnare il premio Nobel per la letteratura al suo autore nel 1997 con questa motivazione: 

"Seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi."


giovedì 1 dicembre 2022

Perso

È un momento di stallo. Non so davvero che cosa scrivere. Sembra mi si sia atrofizzato il cervello. È forse il poco tempo che dedico alla scrittura ad aver fatto appassire questa mia passione? O sono i troppi impegni che giorno dopo giorno mi investono sfiancandomi e demolendo ogni mia speranza di sfuggire agli obblighi, per rifugiarmi solo soletto davanti ad una tastiera qwerty, a battere furiosamente i suoi tasti nella spasmodica speranza di sputar fuori quelle idee ormai perse?

Ho perso lo spirito. Ho perso la voglia. Ho perso la Forza.
Ho perso quello che più amavo fare.
Ho perso me.