martedì 23 aprile 2019

Alla ricerca del MIO tempo perduto

Devo ammettere che scrivere tutti i giorni è piuttosto complicato per non dire molto difficile, ma non tanto per la scrittura in sé; la difficoltà principale sta nell'affannosa ricerca di un paio d’ore da dedicare all'atto puramente meccanico di sedersi avendo davanti una tastiera da picchiettare. Trovare il tempo necessario a buttar giù una cartella non revisionata di testo è più difficile di quanto ci si possa aspettare. 

La verità è che in questo momento il mio corpo necessita di più riposo di quanto gliene servisse un tempo. Gli impegni tra lavoro e famiglia ammazzano le ore che spetterebbero alla scrittura, senza nessuna possibilità di recupero e la fatica che si accumula nell’arco della giornata, trova il suo sfogo alla sera, quando senza nemmeno rendermene conto crollo davanti all’ennesima stramaledetta puntata di una nuova stramaledetta serie tv, che poi dovrò guardare di nuovo. 

Non riesco più a stare sveglio come un tempo. Una volta dormivo pochissime ore e non pesava minimamente sulla mia giornata, ora arrivo a sera che sono distrutto e se riesco a superare le 23 mi considero già un supereroe. 


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Sono diventato proprio quello che non volevo diventare: Un vecchio. Mi si stanno ritorcendo contro tutte quelle volte quando deridevo mio padre e mia madre che alla sera crollavano davanti alla tv esausti, mentre io, bello pimpante, facevo le ore piccole perdendo tempo in faccende inutili e passioni sterili. Se solo avessi impiegato quegli anni per scrivere di più e per realizzare qualche progetto giovanile... Ma ormai l'ho sprecato! Stupido ero e stupido rimango, con la sola differenza che adesso so di esserlo.
È inutile piangersi addosso, ormai quel tempo se n’é andato e non possiamo farci più nulla. Possiamo però agire sul tempo presente e quello futuro, ma come? 

Ci vuole un programma. Devo schematizzare le mie giornate in base ai miei turni lavorativi e agli impegni familiari, alla ricerca del tempo perduto. Non sarà facile, ma se l’obbiettivo è scrivere qualcosa dovrà sacrificarsi per la causa e l’unica cosa sacrificabile è il sonno.

Rubare ore al sonno. Questa è la soluzione più stupida a cui potessi pensare; già dormo dalle quattro alle sei ore a notte, se vado a togliere anche quello, va a finire che impazzisco sul serio. Devo allora rubare il tempo agli svaghi: cosa faccio nel mio tempo libero? Leggo libri e guardo video. Queste attività mi rilassano e mi ricaricano. Smettere di leggere è impensabile, l’unica attività sacrificabile che mi rimane è la visione di contenuti video tra televisione e You Tube.

Ok. Posso limitare il tempo che passo davanti allo schermo. Soluzione approvata!

Ora non mi resta che programmare bene le mie giornate tenendo in considerazione il fatto che facendo dei turni a ciclo continuo 7/7 - 24/24, che significa lavorare su tre turni (mattino/pomeriggio/notte) festivi inclusi, devo organizzare i momenti per la scrittura anche all’interno dell’orario lavorativo. Potrei usare la pausa pranzo; sì, è una buona idea. Spuntino veloce e via a scrivere.

Sono determinato a farcela. Non mi fermeranno queste ridicole scuse: impegni? Stanchezza? Stress? Sonno? 
Potete provare a fermarmi, ma non riuscirete mai a spegnere la mia passione.

domenica 14 aprile 2019

i Social Network stanno morendo?

Quasi tutto quello che trovate sui Social Network è prevalentemente falso; la stragrande maggioranza di ciò in cui vi imbattete è spazzatura: è tutto finto, artificiale, senza profondità né approfondimento, inutile, non fruibile e poco interessante. La fine di questi contenitori vuoti sta arrivando?

Se pensate bene alle vostre esperienze in merito, vi renderete conto che quanto dico è vero. Sui social, ognuno promuove la miglior versione di sé, una versione fasulla, che non ha niente a che vedere con la persona che siete nella vita offline.

Vi è mai capitato di incontrare di persona, amici virtuali conosciuti tramite Facebook o Twitter? Una delusione totale!
Sui Social Network le persone sembrano affascinanti, gioiose interessanti, poi il castello di carte costruito online crolla impietosamente quando si scontra con la realtà, dove queste presunte webStar con migliaia di fan al seguito, mostrano il peggio di sé apparendo spesso vuote e irritanti. Il fascino che esercitano sulla rete non li segue nel Mondo Reale, lasciando al fan un retrogusto amaro.
La gente presto aprirà gli occhi e capirà che sui Social non si trova la realtà, ma solo un surrogato mal confezionato di vita, e sarà allora che abbandonerà quel mondo fasullo per dedicarsi a ciò che è reale.

Ho chiuso il mio account Facebook molto tempo fa e le ragioni per cui l'ho fatto le ho riassunte qui: Facebook: la vita falsa. Non mi manca per niente. 
Leggere ogni giorno le auto-celebrazioni senza alcun spessore di persone che nella vita non riescono a cavare un ragno dal buco, era una cosa che mi irritava molto. 
Twitter inizia a farmi lo stesso effetto.
Le costanti battute sarcastiche su QUALSIASI argomento, sono tra le principali fonti di disturbo e, a mio parere, il  più grosso problema di questo Social. Odio con tutto me stesso quel genere di sarcasmo saccente; chi lo esercita, non aggiunge niente alla discussione, anzi essendo costantemente in disaccordo con chi critica, contraddice spesso anche se stesso pur di fare una battuta cattiva e pungente. Chi ne fa uso è quel tipo di persona sempre pronta a demolire ogni iniziativa venga proposta e che poi non muove un solo dito per cambiare le cose.

Odeith

Twitter però ha un vantaggio su Facebook, che è probabilmente il motivo per cui non cancellerò il mio account, ed è la maestosa possibilità di tagliare i contatti con chiunque ci venga a noia, senza la paura di offendere o ferire qualcuno. Non conosco nessuno personalmente e se tolgo il follow, nemmeno se ne accorgono. Non c'è un vero rapporto. Non c'è una storia dietro. C'era solo un interesse che piano piano è andato scomparendo.
Questa è la vera forza di Twitter: per quanto le persone ti irritino esattamente come su Facebook, non ti fai problemi a tagliarle senza pietà!

Sono sempre più convinto che il boom dei social network sia finito e che la loro fase calante sia in pieno svolgimento. All'inizio credevo che sarebbero entrati nella vita di tutti proprio come avevano fatto il telefono fisso e la televisione ai loro esordi. Fortunatamente non sarà così. In passato hanno avuto una forte crescita e si sono espansi molto, ma tra cinquant'anni saranno sostituiti da altri modi di fare comunità. Speriamo in modi più limpidi e meno invasivi.

I social tirano fuori il peggio di noi, esaltano caratteristiche che non possediamo, diffondono notizie false, ci esaltano inutilmente per poi deprimerci amaramente e soprattutto, non sono vitali per le relazioni personali.

Le relazioni personali, potrebbero anche iniziare da Facebook, da Twitter o da Instagram, ma poi nella vita reale, quando si vuole contattare davvero qualcuno con cui si ha un certo tipo di rapporto, mica si corre su Facebook, no? 
Smartphone alla mano, scrolli la rubrica e fai partire la telefonata, giusto?

La gente è stanca della falsità e se c'è qualcosa che le persone vogliono, è un po' di onestà intellettuale, anche sui social network. 
Per quanto vi siate impegnati a sembrare naturali, lo sappiamo tutti che quella foto è stata rifatta 400 volte prima di essere pubblicata. 
Le persone hanno bisogno di contenuti autentici, hanno bisogno di vedere qualcuno che sia come loro, hanno bisogno di storie reali, senza false sovrastrutture. Persone così,  che ricercano questo genere di contenuto esiste, ma sono in minoranza rispetto a coloro che vivono solo di cose vuote.
E forse è questo il vero problema.

sabato 13 aprile 2019

CONSIGLI PER UNA MENTE LIBERA - (HARUHIKO SHIRATORI)


Nel libro "Per Una Mente Libera" di Haruhiko Shiratori, sono presenti cinquantacinque consigli per potenziare il pensiero e la mente; tra questi cinquantacinque ne ho estrapolato undici che ritengo fondamentali per sviluppare potenzialità utili a vivere meglio e incrementare quelle capacità che altrimenti non emergerebbero.
Il libro è interessante quindi se vi capita tra le mani buttateci un occhio, potreste trovare qualche consiglio che fa per voi. Questi sono quelli che servono a me:



1 - Per venire a capo di un problema, qualsiasi esso sia, è importante mettere per iscritto i propri pensieri a riguardo e poi riflettere.


2 - Per comprendere bene un argomento é necessario avere ben chiaro il significato delle parole. Ciò significa che se il giornale parla di una città, non basterà saperne il nome, ma bisognerà cercare di avere un idea chiara di dove si trovi. Più informazioni si hanno più l'argomento sarà chiaro.


3 - Giudicare con severità le nostre idee. Non bisogna dare un giudizio positivo o negativo ma analizzarle con più oggettività possibile. Per condurre una riflessione critica dobbiamo porci i seguenti quesiti:
- Sto dando un interpretazione personale della realtà?
- Sto riflettendo in termini miei di vantaggio/svantaggio?
- La mia idea, dipende da un pregiudizio?
- Sono intrappolato in un preconcetto?


4 - Quando non si capisce qualcosa, chiedere sempre una spiegazione. Se ognuno di noi rispondesse il più sinceramente possibile il clima spirituale ne gioverebbe.


5 - Esprimere un pensiero personale in maniera franca e diretta. Questo atteggiamento è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per rendere meno oscure e più comprensibili alcune situazioni.


6 - Ampliare il sapere é fondamentale per avere una mente libera. La cultura accende il cervello. La conoscenza nasce dall'interesse a capire qualcosa. Più ci interessa più desideriamo conoscerla.


7 - É necessario esaminare e rielaborare ciò che impariamo. Ogni cosa che ci viene insegnata va pensata e rielaborata con le nostre parole e con i nostri pensieri. Solo così, potremmo dire di averla veramente compresa. L'importante é ragionare con la propria testa.


8 - Cercare di non preoccuparsi del giudizio delle altre persone. Nessuno confessa veramente ciò che pensa, quindi non é possibile conoscere esattamente il pensiero altrui. Basare il proprio comportamento secondo quello che potrebbe essere il giudizio di terzi, ci porterà solo frustrazione e tormenti. Per vivere bene dobbiamo imparare a non preoccuparci delle opinioni che gli altri hanno su di noi e chiederci se ciò che ci ossessiona sia reale.


9 - Non lamentatevi di ogni cosa. Nessuno ama le persone che si lamentano in continuazione. Inoltre, ci sarà sempre qualcuno che non sarà d'accordo con ciò che diciamo. Quando ci lamentiamo di qualcosa siamo lontano dal manifestare il nostro pensiero. Criticare qualcosa o qualcuno é come attaccate un etichetta o esprimere una condanna. Difficilmente ritorneremo sui nostri passi e toglieremo quell'etichetta.


10 - Prima di una sfida caricarsi rimanendo 30 secondi nella posizione del vincitore.


11 - Quando si è colpiti da un ispirazione metterla subito nero su bianco e cercare di svilupparla in tempi accettabili.

sabato 6 aprile 2019

Medioevo 2.0

La parola medioevo significa "età di mezzo", e fu usata per la prima volta tra il 1500 e il 1600 quando, gli uomini "Rinascimentali", si sentirono in dovere di etichettare il periodo buio dei secoli appena trascorsi, con un nome che li descrivesse come un intermezzo oscuro tra due epoche di splendore.

Qual era il fattore caratterizzante del medioevo? Il concetto che salta subito alla mente se si pensa al medioevo è il feudalesimo. Un sistema economico e sociale che è partito circa nel III secolo a.C. e si è concluso intorno al XIX secolo d.C quando il mondo moderno ha costretto gli uomini ad una rivisitazione dei sistemi economici, politici e sociali. Pensando in questi termini, possiamo affermare che il medioevo è durato circa un millennio e mezzo, terminando definitivamente solo quando, alcuni inglesi, hanno dato il via al più grande cambiamento della storia, la Rivoluzione Industriale (per i pignoloni  e i saputelli che si imbatteranno in questa affermazione, ribadisco che, ufficialmente, l'inizio del medioevo  viene legato all'anno 476 d.C. con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e finisce, ufficialmente, nel 1492 quando Cristoforo Colombo sbarca nelle Americhe). La rivoluzione industriale ha stravolto il mondo in modo irreversibile, capovolgendo definitivamente la vita degli uomini. Da qui cambia tutto.

La storia inizia a rotolare come una palla su un piano inclinato, prima lentamente, poi sempre più velocemente fino ad arrivare ai giorni nostri, dove il progresso tecnologico sembra inarrestabile.
Ad oggi, in ogni campo della tecnica, lo sviluppo è verticale; i ritmi del progresso sono supersonici ed è davvero impossibile prevedere fin dove arriverà.

La linea di crescita fletterà un po'? Il ritmo rallenterà o continuerà ad aumentare? La produzione è destinata a superare continuamente se stessa o arriverà ad un picco per poi decrescere? Magari rimarrà stabile a lungo! Chi lo sa?

È molto probabile che per fermare quest'incredibile evoluzione umana, dovrebbe succedere qualcosa di  davvero molto grosso, una catastrofe. Sì, ci troviamo nel bel mezzo di una vera e propria evoluzione che difficilmente arresterà la sua corsa. 
Stiamo cambiando; tutto il mondo sta cambiando e ognuno di noi se ne rende perfettamente conto, solo che lo stiamo facendo troppo velocemente e qualcuno rischia di non stare al passo. Noi, piccoli personaggi in questa folle rappresentazione, fatichiamo a rimanere sulla scena principale. Ma non vi preoccupate, perché nessuno verrà escluso; certo, forse qualcuno potrà rimanere un po' indietro, e probabilmente non comprenderemo tutto quel che accade intorno a noi, ma il sistema non permetterà che qualcuno non ne faccia parte. Il sistema ci vuole tutti dentro sé, perché per alimentare se stesso ha bisogno soprattutto di noi. Soprattutto di te!

Stiamo vivendo l'età delle grandi rivoluzioni tecnologiche, digitali, mediche, sociali ma in qualche modo sembra di vivere ancora un età di mezzo, un momento di passaggio, incasinato e non ben definito, quasi un nuovo medioevo.
Questo "Medioevo 2.0", che ha caratteristiche diverse rispetto alla versione precedente, mantiene un comune denominatore che, idealmente, li avvicina molto: l'incertezza e la fragilità sociale.

Viviamo un tempo incerto dove tutto cambia sempre più velocemente. In pochi attimi, ciò che prima era una novità, adesso diventa obsoleto per poi venire superato da qualcosa di migliore. Il concetto di stabilità sembra perdere significato. Non esiste più niente di sicuro, di certo; tutto può essere affermato, smentito e rivalutato nel giro di pochissimo tempo.

Ovviamente sto estremizzando per rendere chiaro il concetto nascosto in questo discorso. Cioè:

Amo questo mondo e quest'epoca così stimolante, interessante e magica, ma sono davvero terrorizzato.

Che cosa succederà domani?


venerdì 5 aprile 2019

TAMERLANO di EDGAR ALLAN POE

È notte fonda: il momento migliore per leggere una poesia di Edgar Allan Poe, anche se questo componimento ha poco a che fare con l'orrore. Questa è una poesia che parla di AmoreAmbizione, scritta da un ragazzo di quindici anni con una sensibilità così sviluppata da riuscire a comprendere, in giovane età, la tragicità della vita. Il giovane Poe ha capito presto come gira il mondo, ma questo non è bastato a salvarlo dall'ineluttabilità del suo tragico destino. Un destino ricco di inquietanti ombre, proprio come buona parte della sua opera. 


Signore e Signori, ecco a voi "Tamerlano" di Edgar Allan PoeBuona Poesia!



Dolce sollievo nell'ora in cui si muore!
Ma non di questo, padre, ora tratterò con te -
né riterrò, stoltamente, che da un potere
terrestre possa mai lavarsi il peccato
cui l'indusse un orgoglio che va oltre l'umano. -
Non ho io tempo per sogni o per fole:
e tu parli di speranza - quel fuoco d'ogni fuoco!
Non è che tormentosa brama:
e se sperare m'è dato - m'è dato, o Dio! -
da più sacra fonte mi proviene, più divina.
Non vorrei chiamarti stolto, vecchio:
ma questo non è dono che derivi da te.

Tu apprendi il segreto d'uno spirito
atterrato dal suo stesso immane orgoglio.
O cuore avido! - da te io ereditai anche,
con la fama, la tua parte più peritura,
quel che appassisce e muore, divorante
vampa fra le gemme del mio trono,
alone d'Inferno! E con tale strazio, insieme,
che dall'lnfernó stesso di più non avrò a temerne.
O cuore che ti struggi ora per i perduti fiori,
per il fulgore di quelle mie ore d'estate!
L'immortale voce di quel morto tempo,
col suo incessante, tinnulo scampanio
ancora per me risuona, soffio d'un incanto,
nel vuoto e nel deserto! Ma è ora un rintocco.

Non sempre fui quel che sono:
il febbrile diadema sulla mia fronte
io lo pretesi un tempo e l'usurpai -
e non fu forse lo stesso fiero retaggio
che diede Roma a un Cesare? Questo valse per me.
Il retaggio di una tempra regale
e d'uno spirito indomito, altèro, che lotta -
trionfandone infine - contro il genere umano.

La mia prima vita fu tra gli aspri monti:
le nebbie del Taglay cosparsero
il mio capo di notturne rugiade,
e l'alata contesa, com'io credo,
e il tumulto e l'assalto dei venti
tra le mie chiome ebbero il nido.

Tardi - quella rugiada - calò dal cielo
(fra sogni di una notte dissacrata!)
su di me col tocco dell'Inferno,
mentre il rosso baleno della luce,
dalle nuvole svettanti come stendardi,
rivelava al mio occhio socchiuso
la magnificenza del regale potere;
e come una tromba l'alto rombo del tuono
a me si volgeva con furia, contandomi
d'umane battaglie e d'eserciti, dove
la mia voce, la mia voce sovrastava
(oh, come si beava il mio cuore di fanciullo
insensato, ed in me balzava esultante
della vittoria al grido e al clamore!).

La pioggia batteva sul mio capo
indifeso - e l'impetuoso vento
mi rendeva folle e sordo e cieco.
Solo uomini, pensavo, quelli che gli allori
spargevano su di me: e la foga,
il torrente della gelida aria
gorgogliava al mio orecchio scrosci e urti
d'imperi - con lamenti di prigionieri -
ronzio di supplicanti - e lusinghe
di cortigiani intorno ad un trono.

Le mie passioni da quell'infausta ora
su di me usurparono una tirannia che molti
poi attribuirono alla mia innata natura,
poi che strinsi il potere! E sia pur così!
Ma, o padre, là viveva una fanciulla che allora - 

allora - nella prima età - quando il loro
fuoco bruciava con più intensa fiamma
(giacche con giovinezza anche la passione muore),
già sapeva che questo ferreo cuore era partecipe
del fragale incanto di una donna.

Oh, non ho parole per dirti
della fascinosa bellezza di un amore!
Né ora vorrei neanche tentar di tracciare
la superioriore beltà d'un volto
i cui lineamenti, nella mia mente,
son come le ombre sul vento mutevole:
a quel modo stesso ricordo che indugiai,
talvolta, su pagine d'antica sapienza,
con occhio stregato, finché le lettere -
e i significati - si riconfondevano
in fantasie prive d'ogni senso.

Oh, lei era ben degna di un amore!
Un amore - come il mio di fanciullo -
che tale era che gli angeli del cielo
destava invidia;e il suo giovane cuore un'ara
era per me, e incenso ogni mia speranza,
ogni pensiero - innocenti doni, allora -
giacché s'offrivano schietti e fanciulleschi -
e puri - come il suo stesso esempio m'indicava:
oh, perché li abbandonai, perché, disviandomi,
m'afidai, invece, al fuoco che m'ardeva dentro?

Insieme crescemmo negli anni - nell'amore,
vagando per i boschi e per i luoghi più selvatici;
il mio petto fu per lei scudo in avversa stagione;
e quando ci sorrideva e rifulgeva il sole
ed ella osservava i cieli illimitati,
altro cielo io non vedevo che nei suoi occhi.

Primo maestro d'Amore è il cuore;
e allorché a fra quei soli e sorrisi,
immemori noi d'ogni altra cura,
io ridendo alle sue malizie di fanciulla
m'accostavo al suo petto in tumulto
e il mio ardore riversavo in pianto,
non altro avevo io a dire e ad aggiungere -
nessun timore avevo da quietare in lei -
in lei che mai ragioni non chiedeva,
ma solo volgeva a me il suo occhio tranquillo!

Più che degna dell'amore col quale
il mio spirito lottava e si struggeva -
allorquando, vagando io solo sulla vetta,
l'Ambizione gli dava altra tempra,
più dura - io non avevo vita che nella tua:
l'intero mondo e tutto quanto è in esso
in terra - nell'aria - nel mare -
ogni allegrezza - quel suo tanto di pena
che era poi un nuovo piacere - e le parvenze
labili e immaginarie dei notturni sogni,
e le ancor più vaghe, fosche parvenze che invece
erano reali (ombrie: e la luce stessa un'ombra!),
tutte fuggivano sulle loro ali di nebbia,
e confusamente, in tal modo, divenivano la tua
immagine stessa e un nome - un solo nome!
Due separate sostanze insieme congiunte.

lo ero ambizioso. Hai tu conosciuto
la passione, padre? Tu non l'hai conosciuta.
Pastore, sognavo di regnar su una metà almeno
del mondo, non tolleravo quel mio basso
destino. - Ma come già ogni altro sogno,
nei rugiadosi vapori del mattino anche il mio
sarebbe svanito, se di bellezza il raggio,
che di continuo l'abitava - in ogni attimo -
in ogni ora e giorno - non avesse
in me la mente dominato con duplice incanto.

Insieme, si giungeva alla corona d'un alto
monte, che dalle sue orgogliose torri
di roccia e d'alberi in giù guardava
ai più umili colli - agli umili colli
più in basso, ai loro ombrosi recessi,
risonanti, da ogni parte, di mille torrenti.

Parlavo a lei di potere e d'orgoglio,
ma misticamente - e in un tale modo
ch'ella stimasse poco o nulla tutto questo
al confronto con quel nostro incontrarci,
con quel nostro presente: leggevo nei suoi occhi,
illudendomi forse, un sentire consono al mio. -
Il bel colore alle sue fulgide guance
troppo mi pareva degno d'una regina
perché lasciassi che così solitario
risplendesse in quel deserto.

M'avvolgevo fra grandi, maestosi pensieri,
mi calavo sul capo un'immaginaria corona;
ma non che fossi all'illusione in preda,
che Fantasia m'avesse gettato il suo manto.
Accade, in una moltitudine d'uomini,
che Ambizione è un leone in catene
e serve, obbediente, alla mano che lo regge. -
Ma non così avviene in quei più deserti luoghi,
dove grandiosità di natura - selvatichezza -
e orrore tutti insieme cospirano
a soffiar sul suo fuoco ruggente.

Guarda a te d'intorno ora in Samarcanda! -
Non è regina del mondo? Non è la prima
fra tutte le città? Non ne regge i destini
con la sua ferma mano? In tutta l'immensa gloria
Che il mondo conobbe non sta nobile e sola?
Se mai cadesse, il suo estremo gradino
già offrirebbe il piedistallo ad un trono! -
E chi n'è il sovrano? Timur - colui
che la gente attonita vide procedere
A gran passi, altèro sopra agli imperi,
un bandito col diadema sulla fronte!

O umano amore! Tu che già possiedi
in terra quel che speriamo di trovar nel cielo!
Tu che cali sull'anima come la pioggia
sul piano che lo scirocco ha disseccato:
e se venisse meno il tuo benefico potere,
il cuore lasceresti più arido d'un deserto!
Sei tu, o idea, che aduni insieme la vita
con una musica di così strana armonia,
con la tua bellezza d'ascosa origine!
Addio ora ho conquistato la terra.

Quando la Speme, come aquila torreggiante,
non più vide altre rupi nel cielo, oltre a sé,
le ali ripiegò volando più in basso
e volse l'occhio addolcito al suo nido.
Era il tramonto; e quando il sole è svanito,
un'imbronciata tristezza discende su colui
che ancora col suo occhio ricerca
la piena gloria del sole d'estate.
Colui odierà, certo, le incerte nebbie
della sera, pur così amabili, e ascolterà
il suono della tenebra che sopravviene
(noto a quelli che sanno avvertirlo)
come uno che in un greve sogno, a notte,
fuggir vorrebbe a un imminente danno, e non può.

A che vale se la luna - la bianca luna
diffonde la pienezza del suo meriggio?
Il suo sorriso è gelido - e il suo raggio
In quel desolato tempo m'apparirà
(così simile a quello che già può cogliersi in vita)
come un ritratto eseguito dopo morte.
Oh, la fanciullezza è un sole d'estate
che, dileguando, per sempre ci lascia inconsolati,
ché non più ci alletta alcuna cosa nuova,
e quel che vorremmo è intanto già volato via. -
E allora cada la vita stessa, come cade
il fiore nella luce del meriggio - che è tutto.

Ricercai il mio nido - ma non più tale per me,
poiché tutto era svanito quel che lo rendeva tale.
Passai innanzi alla porta muscosa,
e benché soffice fosse e lieve il mio passo,
una voce s'alzò dalla soglia di pietra,
una voce da me già udita altra volta. -
Oh, io ti sfido, o Inferno, a mostrarmi
sui tuoi letti di fuoco laggiù nell'abisso
un più umile cuore, una più dura pena.

Padre, cred'io fermamente, - io so -
giacché Morte che per me ora arriva
dalle regioni lontane dei beati
(dove l'inganno più non esiste)
lasciò socchiusa un poco la sua ferrea porta
e i raggi del vero che a voi restano ignoti
di lì lampeggiano in un'aria d'eterno -
io fermamente credo che da Eblis fu nascosta
una serpe su ogni umano sentiero:
in qual modo, altrimenti, allorché io erravo,
per il sacro bosco d'Amore andavo errando -
d'Amore che giorno dopo giorno profuma
le sue ali di neve con l'incenso delle offerte
che s'alza da quanto è più puro e incontaminato
e nei cui ameni recessi così s'addentrano
gl'intricati e fitti raggi celesti
che né fuscello né minuscolo insetto
può sfuggire al lampo di falco del suo occhio -
come dunque avvenne che Ambizione s'insinuò,
non veduta, nell'esultanza d'allora,
finché, fatta ardita, balzò ridendo
tra i riccioli stessi della chioma d'Amore?










Traduzione a cura di Tommaso Pisani 

mercoledì 3 aprile 2019

Quasi sempre tardi

Sono costantemente in ritardo, ma raramente faccio tardi. Riesco sempre ad arrivare qualche momento prima dell'orario programmato, così sono definito "una persona puntuale". In realtà, io vivo come un ritardatario cronico, ma senza la sua invidiabile calma. 
Il vero ritardatario se ne frega dell'ora, parte quando ormai è già troppo tardi per tentare un disperato recupero, e quindi, arriva a destinazione senza pensare che, con il suo comportamento, ha fatto perdere tempo a qualcun altro.
Io non sono così.

La situazione ideale sarebbe partire di casa in tempo per arrivare con circa dieci minuti di anticipo rispetto all'orario fissato; trovare un inconveniente strada facendo è quasi scontato, ma il potenziale ritardo può essere assorbito da una partenza in netto anticipo sui tempi.
Non sono nemmeno così. Purtroppo.

Io sono quello che fa tutto nei tempi giusti per arrivare in un buon anticipo, e poi, all'improvviso succede qualcosa che destabilizza la situazione e mi obbliga a correre come un dannato per non ritardare. 

Esempio:
Sono le 4.55 del mattino. 
Suona la sveglia, mi alzo, vado in bagno, mi vesto. 
Arrivano le 5.15
Vado in cucina, dò da mangiare ai gatti, faccio colazione, mi metto le scarpe e il giubbotto.
Sono pronto per partire, sono le 5.25 e devo essere al lavoro per le 6. Tutto perfetto.
Vado in balcone per prendere il sacco del pattume che ho preparato la sera prima e, quando sto ormai per chiudermi la porta di ingresso alle spalle, mi accorgo che c'è un buco sul fondo del sacco e che i vari liquami accumulatisi nel sacchetto si sono sparsi lungo il tragitto dal balcone alla porta.

A questo punto partono parecchi Porchi e mi si presentano davanti due scenari, uno più terribile dell'altro:

Scenario 1: pulisco più velocemente e nel migliore dei modi possibili, con la consapevolezza che per non arrivare tardi dovrò correre e sgomitare contro il tempo e le persone che alle 5.35 del mattino, fanno i 40 all'ora su rettilinei deserti. 

Scenario 2: me ne sbatto e mi chiudo la porta alle spalle, continuando a sgocciolare per le scale e lungo tutto il cortile fino al bidone del pattume. Arriverò sicuramente con calma a destinazione, ma poi aspetterò con ansia la valanga di merda che mia moglie mi farà precipitare addosso quando, appena sveglia, si accorgerà del disastro. 

Secondo voi per quale opzione potrei mai optare?

Quindi, dopo non aver pensato nemmeno per un secondo a nessun altra alternativa che non fosse quella di pulire subito, pulisco. Alla fine riesco anche ad arrivare in tempo al lavoro, ma sono le 5.58 e ho letteralmente volato per farcela. Con il fiato corto e il cuore in gola timbro il cartellino e inizia ufficialmente una nuova giornata. Non è bello, ma capita spesso. Agli occhi degli altri sono puntuale; in realtà sono costantemente sull'orlo del ritardo e tutto ciò è piuttosto fastidioso.
Questo, sono io.




Tutto questo gran preambolo per dire che Lunedì, avevo detto che Martedì (cioè, ieri) avrei postato una poesia di Edgar Allan Poe e oggi che è Mercoledì, ancora non l'ho scritta. Ieri è stata una giornata piena di impegni e imprevisti e non ho avuto il tempo nemmeno per cagare.

Mi succede di rado, ma sono in ritardo con qualcosa che avevo "promesso" di fare. 
Rimedierò, forse oggi, forse domani... 
Tanto qui chi è che mi rincorre, eh? 
Tu?

lunedì 1 aprile 2019

Eccomi qui

Ho lottato per non scrivere sul blog in questi giorni. Ci sono stati molti argomenti interessanti che avrei voluto "incidere" su queste pagine per averne poi un ricordo futuro, ma il mio bisogno di ordine mi ha spinto a resistere e ad iniziare il nuovo ciclo di questo blog proprio oggi, che è il primo del mese che, come se non bastasse, cade anche di Lunedì;
il fatto poi che oggi sia anche il Primo di Aprile, fa pensare che tutto questo sia uno scherzo, ma purtroppo per voi che siete arrivati su queste pagine senza senso, non è così.

Ribadiamo allora il concetto per chi non avesse letto il post precedente a questo (che trovate comunque scrollando la pagina e, se proprio siete pigri, cliccando su questo link: È Tutto Sbagliato!):

Da adesso in poi, voglio utilizzare il blog come un luogo dove infilare qualsiasi cosa mi colpisca: il pensiero di qualcuno, piccoli e grandi fatti della vita, storie inventate, ma anche racconti veri, articoli interessanti, poesie, tutto ciò che secondo me valga la pena ricordare.

La modalità con cui selezionerò gli articoli sarà la seguente: 
- Articoli incentrati su pensieri, opinioni, argomentazioni o cose della vita che potrebbero apparire come un diario personale, avranno il titolo in testa alla pagina in minuscolo;
- Articoli che per me hanno un valore e che vorrei ricordare e all'occorrenza trovare facilmente saranno intitolati in STAMPATELLO.

Sembra che tutto questo sia fatto per soddisfare le esigenze di un pubblico, ma in realtà voi occasionali lettori non c'entrate niente. Tutto questo è fatto per me. Siccome in questo luogo virtuale, che è quasi Dark Web, arrivo praticamente solo io, ci metterò solo le cose che interessano a me, ma questo non vuol dire che non possano interessare anche voi; se capitasse sarebbe fantastico e ben venga, ma non è la condizione necessaria per scrivere qualcosa. Se qualcosa mi colpisce, se qualcosa mi interessa è molto facile che venga riportata qui.

Tutto Chiaro? Ok!

A proposito di quanto detto sopra, ho finito ieri di leggere un'antologia di poesie di Edgar Allan Poe, e una di queste in particolare mi ha colpito più di altre. Non è una poesia corta ma credo che la porterò nel post di domani perché è molto significativa e ha buoni spunti per alcune riflessioni sull'amore e sull'ambizione. 
Sì, credo valga la pena condividerla e diffonderla, quindi la troverete su queste pagine.

Per oggi chiudo e vi dò appuntamento a domani. O forse ad oggi pomeriggio, che cazzo ne so?! Magari più tardi avrò bisogno di condividere un pensiero o una foto o un video. 
Questo luogo potrebbe davvero diventare un diario o una discarica. Solo la Storia potrà decretarlo.