lunedì 31 ottobre 2016

Horror Story #1 - Speciale Halloween - L'Uomo Nero

Anche questa notte i miei occhi si spalancano nel sonno. Sto dormendo, so perfettamente di dormire, ma sono cosciente della realtà che mi circonda.
Sono prigioniero del mio letto. Non riesco a muovermi. I miei occhi sono aperti, apparentemente sono sveglio ma non riesco a muovere un solo muscolo del mio corpo.
Succede ormai ogni notte da un mese a questa parte. Comincia sempre nello stesso modo. All'improvviso si alza un brusio di fondo, una cacofonia di voci che si accavallano l'una sull'altra senza far percepire chiaramente il significato delle parole. La sofferenza che esprimono queste voci al contrario, è talmente chiara da risultare quasi palpabile. Urla strazianti, nenie e lamenti che fanno sprofondare la mia giovane anima nel più cupo degli inferni. Poi, le voci che fino a quel momento hanno urlato il loro dolore si zittiscono, proprio come quando a teatro si apre il sipario e il chiacchiericcio scéma velocemente. Ecco, è proprio in quel momento che arriva lui. L'uomo nero.

La prima notte che venne a farmi visita io piangevo terrorizzato dalle voci strazianti che mi rimbombavano nel cervello. Lentamente vidi la figura sconosciuta di un uomo comparire e fermarsi davanti alla porta aperta della mia camera. 
La stanza era completamente buia, ma una leggera luce lunare proveniente da una finestra del corridoio antistante, ne illuminava l'ingresso. La sua ombra, dal contorno perfetto, occupò la porta. Cercai di urlare, ma le mie labbra erano serrate, per quanto mi sforzassi non riuscivo ad aprire la bocca. L'uomo non si mosse per molto tempo. 
Poi come era venuto, se ne andò.
La notte successiva tornò di nuovo. Anche quella dopo, e quella dopo ancora e ogni volta che arrivava, avanzava di un piccolo passo verso il mio letto. Ad un tratto si fermava e stava lì, immobile ad osservarmi; poi tornando sui suoi passi, se ne andava. 
Ogni volta che le urla strazianti delle voci riempiono la stanza, so che lui sta per arrivare e che, anche questa volta, farà un passo in più che lo porterà sempre più vicino a me.


Le voci hanno finalmente smesso il loro tormento. L'uomo nero sta per arrivare. Lui arriva sempre nel più completo silenzio. Silenzio che in realtà ha un suo suono particolare, un suono terribilmente vuoto. 
Eccolo, è arrivato. Avanza lentamente, come sempre. La sua figura claudicante è come un buco nero, non riflette nessuna luce. L'uomo nero assorbe tutte le mie emozioni, si nutre del mio terrore, vive della mia paura. Vuole farmi impazzire. Lentamente si  avvicina. Il suo procedere sinuoso è quasi ipnotico.  
Sono completamente scosso da fremiti di terrore. Il mio corpo, seppur paralizzato, si scuote come se fosse invaso da potenti scosse elettriche. 
Ora si trova al mio fianco.
Non vedo i suoi occhi ma so che mi sta fissando. 
Il suo volto si avvicina al mio. Sto per morire. 
Mi scruta, mi annusa, vuole farmi morire di terrore. 
I miei occhi spalancati, non riescono a reggere lo sguardo verso quel buio infinito. Sposto gli occhi dove la sua immagine non occupa la mia vista ma lui segue il movimento dei miei occhi. Vuole farmi vedere la sua oscurità. Vuole farmi conoscere il suo abisso. 
Poi l'uomo nero fa una cosa che non ha mai fatto. Parla, e dice: 
- la fine è vicina.
Nella sua voce ci sono tutte le sofferenze dell'inferno. Il suo alito è gelido come le sue parole.
"La fine è vicina". Cosa diavolo vuol dire?
Poi, esausto, crollo addormentato.

Che significato avevano le parole che l'uomo nero mi ha rivolto ieri notte? Sto per morire? La fine delle sue visite sta arrivando? Cos'è vicino? È tutto il giorno che mi tormento con queste domande. Domande a cui non riesco a dare nessuna risposta logica.
Aspetto con ansia il momento di andare a dormire. Mai come questa notte ho bisogno di incontrarlo.

Non è venuto. Questa notte mi ha lasciato in pace. Forse le sue visite sono finite! Forse questo incubo è giunto al termine. Ma che senso hanno avuto? Che senso ha avuto tormentarmi un mese intero? Perché?

Sono passate due settimane dall'ultima visita dell'uomo nero. È finita. Ne sono certo.

Gli occhi si aprono. È troppo buio per essere mattino e le voci strazianti alle mie orecchie sono inconfondibili. Sta arrivando. Dopo più di un mese sta tornando. Provo a muovere la testa ma non ce la faccio. La stanza si fa improvvisamente gelida, la notte più scura. Le urla sono cessate e adesso il silenzio è assordante. 

La silhouette perfetta dell'uomo vestito di tenebra si affaccia alla porta aperta della mia stanza. 
È lui, senza ombra di dubbio. 
Sinuoso, avanza verso di me con quella lentezza che farebbe impazzire chiunque. Ora è accanto a me. All'improvviso, con una velocità sovrumana si abbassa verso la mia faccia, avvicina le sue labbra al mio orecchio e dopo un tempo che sembra infinito dice: 
- La fine è qui. Svegliati e combatti!



Mi sveglio urlando con la faccia rivolta verso il cuscino. Qualcuno me lo sta premendo con violenza sulla faccia. Non capisco subito cosa sta succedendo. Qualcuno sta cercando di soffocarmi e non respiro più. 
L'uomo nero ha detto che devo lottare.
Inizio a dimenarmi. Sono molto agitato. La paralisi è svanita e sono pieno di energie. La persona che sta spingendo il cuscino sulla mia faccia ha un cedimento. Scalcio e muovo le braccia. Con le gambe riesco a spingere via il mio aggressore e finalmente respiro di nuovo. Inizio ad urlare tutta la mia rabbia, piango furiosamente e in casa sveglio tutti.

Con la coda dell'occhio vedo mio fratello che con un balzo si lancia sul suo letto proprio un attimo prima dell'arrivo della mamma. 
Mio fratello maggiore ha provato ad uccidermi. 
Mamma raggiunge il mio lettino e con qualche carezza riesce a calmarmi, poi mi prende in braccio e mi attacca al seno. 
Finalmente un po' di pace. 
Mentre mi consolo, fisso il letto di mio fratello. Finge di dormire, ma io so che è sveglio. So che sta ascoltando la mamma che sta cantando una ninna nanna tutta per me. So anche che da oggi dovrò guardarmi le spalle. 
L'uomo nero torna ogni notte, ma non dice più niente. Si limita a fissarmi.
È qui per proteggermi. 
Un oscuro e spaventoso angelo custode. 
Quando l'uomo nero entra nella stanza e mi fissa, posso dormire senza paura. Lui veglia su di me. L'uomo nero è mio amico.

domenica 30 ottobre 2016

L'Eterno Dolore

"...Anche la luce sembra morire, 

nell'ombra incerta di un divenire 

dove anche l'alba diventa sera 

e i volti sembrano teschi di cera..."

                                                                                                                                             Fabrizio De André



La sveglia sta suonando da dieci minuti buoni. È sul comodino e se solo volessi potrei spegnerla allungando un braccio. Invece no. Me ne sto lì, disteso sul letto con la faccia schiacciata contro il cuscino. Lo sguardo è fisso su quei numeri rossi che mi urlano di darmi una mossa. Non ne ho la forza. 
Mi sento vuoto, apatico, inutile.
In qualche modo mi scuoto, trovo la forza di far tacere quella cancrena urlante e mi giro dall'altra parte. Chiudo gli occhi. So di non essere solo nella stanza. Sento la sua ingombrante presenza vicino. 
Lei è qui, mi fissa, mi tormenta e si diverte a farmi a pezzi. 
La troia è tornata.

Io la chiamo così la depressione. Troia. Ormai sono anni che viene a farmi visita. Quando arriva e comincia a demolire gli instabili muri che ho faticosamente eretto per tentare di tenerla fuori, so perfettamente cosa devo fare per combatterla. Ho scoperto, negli anni di addestramento a questa guerra, che la mia terapia principale è l'ordine. Certo, prima di arrivare a metterla in pratica devo fare sforzi sovrumani, anche solo per alzarmi in piedi, reagire e tirare fuori quel minimo di energia utile alla causa; ma poi eccomi lì, a svuotare mobili, cassetti, scrivanie e credenze per poi riordinare e riorganizzare il tutto. Quasi come se mettere in ordine un cassetto, mi aiutasse a mettere in fila le idee, a riordinare me stesso.
Di solito, dopo aver sistemato tutto, ho ammucchiato in un angolo un bel po' di spazzatura che butto dentro un grande sacco nero; me lo carico sulle spalle e lo lancio con violenza dentro ad un cassonetto.
Nonostante tutti questi sforzi, che credetemi sono enormi, la depressione è ancora lì, a punzecchiarmi col suo bastone appuntito che lascia graffi e cicatrici evidenti.
Questo piccolo rito mi risolleva lo spirito quel tanto da farmi stare  un po' meglio, da farmi sentire più leggero. Piano piano, recupero le forze che poi mi aiuteranno a combattere la troia e a mandarla a fare in culo a suon di calci in bocca.

Il mondo non sa cosa ti sta succedendo perché la battaglia si svolge interamente dentro di te. La gente non saprà mai quello che stai passando perché fuori mostri una maschera sempre sorridente, disponibile e allegra, mentre dentro in realtà stai cadendo a pezzi.
Hai passato anni a interpretare delle parti che non rispecchiavano il tuo stato d'animo, quindi alla necessità sai perfettamente indossare la maschera che più si addice alla situazione.
Chi soffre di depressione, diventa molto abile a nasconderlo agli altri, non per falsità o per malafede, ma semplicemente perché spesso è molto più facile fingere che vada tutto bene.
Le persone che vi stanno accanto non capiranno, spesso tenderanno a minimizzare, vi faranno male dicendo che siete troppo deboli o troppo fragili, che la situazione non è cosi brutta, che dovete uscire, divertirvi, che avete tutta la vita davanti e che dovete essere positivi e sorridenti. Stanno provando ad aiutarti, ma fanno più danni che altro perché chi sta combattendo con la troia non ha bisogno di consigli su come dovrebbe vivere la sua vita, ha semplicemente bisogno di essere ascoltato
Solo quello.
Sembra una cosa semplice ma credetemi, non lo è. Non è facile trovare una persona che ti ascolti veramente. Siamo tutti troppo presi da noi stessi e a nessuno interessa veramente cosa tormenta gli altri.
Per questo motivo ho aperto questo blog. Per sfogarmi quando le cose cominciano ad andare male, per parlare, anche se fosse solo con una pagina bianca. Nessuno mi giudica qui. Nessuno legge le mie farneticazioni, nessuno sa che esiste questo mio spazio. 
Allora perché continuo a scriverci?
Perché che lo faccia qui, su un quaderno o su dei fogli sparsi, lo farei comunque. Scrivere mi aiuta a combattere quei demoni e quelle ombre che tento costantemente di cacciare il più lontano possibile.
Le persone che provano ad aiutarti credono di sapere cosa stai passando; anche loro una volta sono stati malissimo per una relazione andata a male o per la morte improvvisa di qualcuno che amavano o per la perdita del lavoro e il conseguente crollo finanziario. Quelli però sono stati d'animo temporanei. La depressione è un altra cosa, è il nulla, l'annullamento della tua personalità. 
Un vuoto infinito dove non c'è nessun appiglio a cui aggrapparsi e con fatica, provare a rimettersi in piedi.
Non è tristezza, rabbia o malinconia, la depressione è soprattutto assenza.
La depressione non arriva perché sei un debole, non è una questione di fragilità, anzi, è una dimostrazione di grande forza.

Poi un giorno, all'improvviso, tutto cambia. Dal nulla, un raggio di sole entra nel tuo buio illuminandolo di nuove energie, ed è come se ti risvegliassi da un lungo torpore. Adesso vuoi tornare alla vita. La tua mente torna attiva, ricominci a fare progetti, a scrivere con più intensità, più passione, e ti sembra che tutto quello che hai appena passato non debba tornare mai più.
Purtroppo è molto raro liberarsi definitivamente della depressione. Lei tornerà. Probabilmente non sarà oggi, forse nemmeno domani o tra un mese, magari passerà un anno, ma prima o poi quella troia tornerà. In realtà non se ne sarà mai andata, ti avrà osservato da lontano per tutto il tempo, pronta ad approfittare del tuo primo cedimento. In un attimo ti sarà addosso, comincerà a bussare in maniera incontrollata alle tue porte, a battere sui vetri delle tue finestre, a picconare i muri della tua casa. Proverai a difenderti, lotterai strenuamente per non farti sopraffare; qualche volta riuscirai a tenerla fuori, altre soccomberai e appena una breccia verrà aperta nella tua fortezza, lei invaderà il tuo essere e diventerà parte di ciò che sei.
Buona parte di ciò che sono lo devo a lei, che ha forgiato il mio carattere e la mia personalità. 
La mia ironia, il fatto di non prendermi mai sul serio, l'essere così severo con me stesso e pretendere sempre qualcosa in più, deriva dalle molte lotte intestine avvenute nei luoghi oscuri della mia mente. 
Luoghi dove a volte, purtroppo, torno ancora.

La depressione non si batte mai, ma forse se si lotta in gruppo, la si affronta con meno fatica.
Se state male, parlatene; anche se gli altri faticheranno a capirvi. Sfogatevi. So che è difficile ma fatelo. Non abbiate paura delle reazioni degli altri. Non combattete da soli.
Per uscirne bisogna trovare quell'energia che non sapevi di avere e utilizzarla per superare l'enorme ostacolo che ti sbarra la strada.
Non abbassate mai la guardia, mai crederla sconfitta, quella troia è sempre pronta a saltarti addosso e a graffiarti l'anima.
Usate tutte le armi di cui disponete per demolirla: 
scrivete, leggete, suonate, dipingete, fate l'amore, accarezzate un cane, coccolate un gatto, abbracciate qualcuno e fatela a pezzi, mitragliatela a colpi di vita.
Vedrete che piano piano vi sentirete sempre più forti, restando comunque consapevoli che con la troia non ci saranno vittorie, ma solo altre battaglie.

"...Oltre il muro dei vetri 

si risveglia la vita 

che ti prende per mano 

a battaglia finita..."

                                                                                                                                             Fabrizio De André

martedì 25 ottobre 2016

Barricate d'Ignoranza

Le ombre a cui do la caccia sono forme astratte. Malesseri generati dalla mente che non posso fare altro che combattere con la sola forza interiore.

Qualche volta, sono le persone che diventano ombre da combattere. 
Persone con una coscienza così oscura da non provare pietà,  compassione per nessuno.
Queste ombre sono gli uomini e le donne che ieri sera, nei comuni di Goro e Gorino (provincia di Ferrara), hanno bloccato il passaggio dei profughi destinati alle case d'accoglienza, innalzando veri e propri blocchi stradali.
Mi dispiace, non posso rispettare queste persone.
Non posso giustificare in nessun modo il loro atteggiamento di cieca prepotenza verso donne e bambini che stanno scappando da una guerra che li ha messi in ginocchio.

Mi vergogno molto per quello che hanno fatto e spero che un giorno, quando ripenseranno alle loro odierne gesta, un minimo di imbarazzo venga anche a loro.
Non mi illudo succeda veramente.

Mi dispiace molto umanità... hai perso anche oggi.

lunedì 17 ottobre 2016

Un Anno Di Morgan Lost

Mentre Dylan Dog festeggia i trent'anni, un nuovo protagonista in casa Bonelli raggiunge il suo primo anno di pubblicazione. Si tratta di Morgan Lost, il cacciatore di serial killer creato dalla fantasia di Claudio Chiaverotti


Morgan Lost non può e non deve rimanere indifferente. La qualità delle storie, i disegni meravigliosi e la particolare colorazione delle tavole dove si abbina il rosso al classico bianco e nero, (segno distintivo della serie, che richiama al daltonismo del protagonista) fanno di questo fumetto una piacevole novità nell'editoria italiana. 
Quando leggiamo la storia, siamo immersi nello sguardo di Morgan, uno sguardo gotico ad esplorare un mondo dove i serial killer sono considerati parte inevitabile della società e dove vengono idolatrati come vere e proprie celebrità. Ecco allora nascere la figura del cacciatore di taglie, una vera e propria professione dove uomini e donne, in collaborazione con la polizia, si contrappongono ai serial killer dando loro la caccia e assicurandoli alla giustizia. 

Scena tratta da Morgan Lost N.1 - "L'UOMO DELL'ULTIMA NOTTE"

New Heliopolis, è la città immaginaria che ospita le vicende di Morgan Lost. Le storie, si svolgono in una sorta di universo parallelo, dove la seconda guerra mondiale non è mai avvenuta e dove la tecnologia è simile alla nostra ma con un design retrò in stile anni '40/'50 (che in effetti sono gli anni in cui si svolgono le vicende).
Morgan non è sempre stato un cacciatore di taglie. In passato ha avuto una vita normale, per vivere gestiva un cinema e frequentava una ragazza con la quale stava progettando un futuro insieme. Le cose però non sono andate per il verso giusto costringendolo ad una vita completamente diversa da quella che si sarebbe potuto aspettare.

È passato un anno dalla prima uscita intitolata "L'Uomo Dell'Ultima Notte" e, numero dopo numero, mi sono trattenuto dall'esternare la mia ammirazione per questo gioiello narrativo e grafico ma, dopo dodici numeri dove la qualità delle storie resta sempre ad un livello altissimo, non posso che consigliare la lettura di Morgan Lost, un fumetto che non può mancare nella libreria di tutti gli appassionati del genere pulp, noir e thriller, ma che in realtà dovrebbe essere presente in ogni libreria, non solo in quella di "genere".

Quando scrivo di qualcosa che mi appassiona, mi piace pensare di essere come il passeggero di un treno che, in viaggio verso mete sconosciute, finisce di leggere un'opera e, prima di andare per la sua strada, la abbandona sul proprio sedile a favore di un viaggiatore sconosciuto che occuperà quel posto.
Oggi  lascio sul sedile un albo a caso del primo anno di pubblicazione di Morgan Lost. 
Non ne scelgo uno in particolare perché vale la pena leggerli tutti.

Le prime dodici splendide copertine di Morgan Lost
Ok? Ok!

giovedì 6 ottobre 2016

Il Coraggio Di Paolino

Paolino è un simpatico vecchietto che vive in una modesta palazzina non lontana dalla piazza del paese. Come ogni pensionato, all'inizio del mese ha l'abitudine di alzarsi all'alba, recarsi alle poste e incassare una parte consistente della sua pensione.
Allo sportello c'è sempre l'Ivana, che è stata a scuola con suo figlio e che ogni volta gli chiede di salutarglielo tanto. Paolino prende i soldi dalle morbide mani dell'Ivana e li infila nella solita busta da lettere. Se tutto fosse andato come sempre, Paolino sarebbe arrivato a casa e avrebbe nascosto la busta in uno degli anfratti che ha creato per proteggere i suoi risparmi.
Questa volta però non tutto va per il verso giusto. Questa volta c'è un imprevisto.
Un signore che Paolino non ha mai visto, lo rincorre poco lontano dalla posta e gli racconta di essere il nuovo direttore della filiale, gli spiega che hanno avuto una partita di denaro contante contraffatta e che per un errore, parte di quel denaro adesso è finito nelle tasche di Paolino.
Il nuovo direttore è un bell'uomo, sicuro di sé e vestito molto bene. A Paolino fa subito simpatia, ma in realtà non capisce bene quello che gli sta dicendo e, un po' per non fare la figura del rincoglionito, un po' per l'autorità che l'uomo emana, e anche perché ha gia tirato fuori dall'interno della giacca, la somma precisa in contanti della sua pensione, Paolino rinuncia a fare domande per chiarire i dubbi che gli affollano la mente e scambia i suoi soldi, con quelli del "nuovo direttore della posta".
Paolino torna a casa soddisfatto per lo scampato pericolo ma, nella sua mente, c'è come un ingranaggio bloccato che non riesce a compiere per intero la sua rotazione e nel profondo, in realtà, non è completamente tranquillo.
"Ma no, dai! Non sarà niente! Sto diventando troppo vecchio e paranoico." Continua a ripetersi.

Nel pomeriggio, Paolino va a fare la spesa e, quando arriva il momento di pagare il conto, scopre con imbarazzo che i soldi che ha dato al cassiere, sono falsi. Con grande umiltà si scusa, abbandona la spesa ed esce dal mini-market. Con la mente ripercorre gli eventi di quella mattinata: la sveglia all'alba, le poste, il nuovo direttore, lo scambio di soldi... ed ecco che all'improvviso, l'ingranaggio inceppato si sblocca, completa finalmente la sua rotazione, e fa partire una serie di insulti e imprecazioni verso il "nuovo direttore delle poste" che, ancora oggi, riecheggiano nelle strade del paese.
Paolino capisce di esser stato truffato e si vergogna molto della sua ingenuità, ma riesce comunque a prendere una saggia decisione: denunciare il fatto alla polizia.

Essere truffati fa sentire terribilmente stupidi e spesso si tende a nascondere la propria disavventura invece di denunciarla.
A Paolino non hanno portato via solo i soldi della pensione, hanno portato via anche la dignità. Ha fatto la figura dello stupido e ora probabilmente c'è gente che ride di lui al bar. Gente, a cui magari è già successo qualcosa di simile, ma che pur di non essere bollati come rincoglioniti, sono rimasti in silenzio, senza raccontare niente a nessuno, a mandare giù privatamente l'amaro boccone.
Paolino ha fatto un'altra scelta. Paolino ha scelto di denunciare, e ha fatto bene.
Denunciando, ha fatto sapere alle autorità che in giro c'è qualche stronzo che sta fregando le persone e ha fatto conoscere il problema a tutto il paese, evitando (forse) il ripetersi di situazioni spiacevoli.
Denunciare il sopruso subìto è stato un atto di grande coraggio, altruismo e responsabilità.

Cosa avrebbe dovuto fare Paolino?
1- Non credere subito ad uno sconosciuto cedendo alle sue richieste e dandogli i soldi;
2- Tornare in posta a discutere della situazione con la cassiera dello sportello;
3- Se i dubbi persistevano, rivolgersi al 113 per risolvere la controversia.

Il punto 3, è ciò che consiglio di fare in ogni situazione ambigua nella quale può capitare di imbattersi.
Chiamare la polizia o minacciare di farlo, fuga ogni dubbio sull'onestà o meno delle persone che ci si parano davanti.
Se hanno qualcosa da nascondere fuggiranno più veloci di Bolt.

<<Signore, mi perdoni ma abbiamo riscontrato un problema con il suo denaro. Dovrebbe restituircelo>> disse il nuovo direttore della posta.
<<Che tipo di problema, se posso sapere?>> domandò Paolino.
<<Il suo denaro risulta esplosivo al contatto con l'aria.>>
<<Davvero? Sa che c'è? Ho dei dubbi sulla sua teoria, torniamo in posta a verificare>>
<<Ma no guardi>> disse tirando fuori i contanti esatti <<Ho già qui il denaro buono.>>
<<Scusi, ma non sono convinto, chiamo la polizia e verifichiamo la faccenda insieme a loro.>>
<<Guardi, se vuole saltare in aria per me è lo stesso. Arrivederci!>>
<<Ciao, Ciao!>>
Tornando verso casa però gli venne una dubbio: e se il denaro fosse davvero esplosivo? Non ci pensò due volte, fece marcia indietro e si diresse di nuovo verso l'ufficio postale per avere chiarimenti. Che poi chissà, magari ci sarebbe scappata anche qualche altra chiacchiera con quella gran gnocca dell'Ivana.

Ecco, è così che sarebbe dovuta andare.


mercoledì 5 ottobre 2016

Buon Compleanno Old Boy!


Ho conosciuto Dylan Dog un caldo pomeriggio dell'estate del 1993. La mia collezione, ha avuto inizio con il numero 83, "Doktor Terror". 
Il mio primo albo
Allora avevo dieci anni e del mondo non sapevo praticamente nulla, figuratevi quindi se capivo cosa rappresentava quella copertina, dove un uomo steso sopra una bandiera nazista, veniva pestato a sangue da alcuni skinhead. Quella copertina mi attirò perché era angosciante. Mi ero da poco appassionato al cinema horror e nel titolo di quel fumetto, appariva la parola "terror". Potevo mai farmi scappare un albo con una copertina tanto disturbante dove si faceva un chiaro riferimento al terrore? Naturalmente no. Lo acquistai e corsi a casa a leggerlo; man mano che la storia si srotolava sotto i miei occhi, capivo che il terrore descritto, non era quello che avevo immaginato, ma era un orrore molto più infimo e molto più disgustoso: il razzismo. Quel nuovo fumetto mi aveva disturbato e angosciato.


Allora perché quell'albo mi piacque così tanto da obbligare il futuro me, ad acquistare tutti i numeri successivi e a recuperare poi, anche quelli precedenti? 
Cosa poteva mai capire un bambino di dieci anni di un albo dall'argomento così complesso? 
La risposta a queste domande è: la storia.
Avevo dieci anni e pochi strumenti per capire i concetti e le idee dietro a quel racconto. Io andavo semplicemente in cerca dell'orrore e Dylan Dog mi diede esattamente quello che stavo cercando: una storia dell'orrore. Non mi importava nulla dei simbolismi, delle citazioni e delle morali, non potevo coglierle, quindi passavano inespresse sotto il mio sguardo fanciullesco. Il me di allora, voleva solo leggere delle belle storie di paura e Dylan Dog me le ha quasi sempre sapute regalare. 
Crescendo, e appesantendo un minimo il mio bagaglio culturale, mi esaltavo quando riuscivo a cogliere e ad apprezzare, alcune delle numerose citazioni e degli immancabili riferimenti a canzoni, film e libri; particolari questi, che erano sfuggiti in precedenza e che rendevano la rilettura molto più esaltante della lettura stessa.
Dylan Dog è diventato così popolare proprio per questo motivo. Perché può essere apprezzato dall'intellettuale per eccellenza, (Umberto Eco, per esempio) e contemporaneamente dal bambino un po' citrullo che, vedendo Dylan Dog esposto in edicola lo compra principalmente per le storie di paura, per le copertine disturbanti e, segretamente, anche perché ogni tanto, dentro, si vedono le tette delle donnine.

OTTOBRE 1986

Dylan è stato spesso accusato di aver perso lo spirito dei primi albi, di aver pubblicato storie non all'altezza di quelle classiche che Tiziano Sclavi scriveva nei tempi d'oro e così, la testata si è ritrovata con qualche lettore in meno.
Io non l'ho mai abbandonato, anche perché se da un lato è vero che c'è stato un calo della qualità delle storie, dall'altro è anche vero che di storie di qualità, ce n'erano comunque.
Per recuperare l'affetto dei lettori e cercare di acquistarne anche di nuovi, nel 2013 è stato chiamato a dirigere la testata Roberto Recchioni, creatore di John Doe, Orfani, Battaglia, David Murphy 911, e tante altre serie di successo (e, aggiungo io, genio del fumetto italiano; e per l'amore di dio e di tutti gli dei antichi e nuovi, se non avete mai letto John Doe andate immediatamente a recuperarlo in qualche modo. Tra l'altro la BAO ha da poco cominciato a ristamparlo in grossi volumi).
Recchioni, a mio parere sta facendo un lavoro fantastico; sta dando nuova linfa al personaggio, arricchendolo con idee innovative che, solo una persona coraggiosa e lungimirante può pensare di mettere in pratica. Sì, perché andare a modificare i capisaldi dell'immaginario di un personaggio, è un gesto che richiede molto coraggio e spalle piuttosto larghe per difendersi dalle critiche che inevitabilmente piomberanno sui cambiamenti fatti, come effettivamente poi è successo. 
Alla lunga però avrà ragione lui.

È difficile parlare di qualcosa che ami. È difficile far capire perché lo ami e forse è anche inutile, perché ognuno ama dal proprio punto di vista.
Dylan Dog per me è stato amore a prima vista, il più classico dei colpi di fulmine che, ad oggi, non ha ancora esaurito il suo effetto. 

OTTOBRE 2016

Buon compleanno Old Boy! 
Adesso hai trent'anni e a me sembri ancora in ottima forma!