martedì 4 agosto 2020

BIAS: SCHERZI DELLA MENTE

Il cervello mette continuamente in scena la realtà che subisce; mi spiego meglio: la mente prima guarda la realtà, la decifra secondo regole impostate, la interpreta a modo suo, la processa e poi solo a quel punto si fa un'idea tutta sua di quello che è successo; e tutto questo in poche frazioni di secondo. È per questo che sbagliamo così tanto. 
Tempo fa ho letto un bel saggio di Daniel Kahneman che s'intitola "Pensieri Lenti e Veloci" dove vengono esplorati tutti quei bias cognitivi che, qualche volta, ci portano a sbagliare il primo giudizio su qualcosa. Nel testo Kahneman spiega come il nostro cervello abbia due tipi di pensieri: quello veloce, che si manifesta come la prima risposta istintiva che ci balza in mente; e quella lenta, che invece è quella più ponderata e riflessiva. Il nostro cervello tende a dare risposte istintive e, contrariamente a quanto pensiamo, ci azzecca più di quanto si sbagli, ma subisce alcuni bias cognitivi che ostacolano il normale processo di codifica della realtà e che crea illusioni a cui noi crediamo ciecamente. Insomma, sbaglia in buona fede, e noi con lui.

Negli Stati Uniti si è svolto un esperimento sociale molto interessante. I partecipanti all'esperimento dovevano sorvegliare gli spostamenti degli abitanti in un dato quartiere ritenuto altamente pericoloso. In caso di movimenti sospetti i partecipanti avrebbero dovuto segnalare le anomalie all'ente preposto. 
Fin qui tutto normale, se non fosse che nel palazzo di fronte alla loro postazione d'osservazione, scoppia un grosso litigio, moglie e marito che all'improvviso vengono alle mani. Il tutto è in realtà una montatura inscenata per attirare l'attenzione dell'osservatore che, naturalmente, segue tutta la vicenda. 
In un dato momento il marito esce dal palazzo e se ne va furibondo per ritornare pochi minuti dopo armato di pistola. Entra in casa e fredda la moglie. 
L'osservatore, inconsapevole vittima dell'esperimento, fa scattare l'allarme e denuncia subito il fatto alla "polizia". Secondo il suo punto di vista, il marito è tornato a casa dopo un grosso litigio con la moglie e le ha sparato; non ci sono dubbi! All'osservatore viene chiesta la disponibilità a testimoniare in tribunale ciò che ha visto e ad accusare il marito di omicidio. Tutti i partecipanti all'esperimento si rendono disponibili ad andare in aula: non hanno nessun dubbio sulla colpevolezza del marito; il fatto è avvenuto sotto i loro occhi e possono giurarlo davanti ad un giudice e a Dio. 
Fine dell'esperimento. 

Poco dopo gli osservatori vengono messi di fronte al video della scena e con loro grande stupore si rendono conto che l'uomo che ritorna con la pistola, non è il marito, ma una persona completamente diversa: vestiti, pettinatura e caratteristiche fisiche non coincidono con quelle dell'attore che interpretava il coniuge. Sarebbero stati disposti a giurare il contrario e avrebbero accusato un innocente. 

Cos'è successo nella mente dei testimoni? Semplice: hanno scambiato l'assassino per il marito, nonostante i tratti fisici diversi solo perché il loro cervello ha analizzato tutta la scena e, dopo averla processata, ha tratto la conclusione più ovvia, quella più immediata, quella sbagliata:

Il marito inferocito dopo una furibonda lite con la moglie, esce di casa, torna poco dopo armato e la uccide. 

Pensiero veloce, appunto. 

Il cervello degli esaminati ha sommato tutti gli indizi e ha girato un film thriller dove l'omicidio avviene in maniera del tutto logica e sequenziale. Peccato che la realtà dei fatti è molto diversa da quella descritta. Ragionando su questo bias, si aprono scenari inquietanti. Pensate a tutti gli imputati che continuano a dichiararsi innocenti e subiscono oltre al processo anche la conseguente gogna mediatica. Magari sono innocenti davvero. Chi lo sa?

Il cervello, è una macchina potente ma non perfetta e, anche se la maggior parte delle volte dà risposte corrette, può commettere errori fatali. Meglio pensarci sempre due volte prima sparare sentenze.



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