giovedì 14 luglio 2016

Anima Ribelle

Non prendetemi per pazzo. 
Non sono venuto qui a raccontar balle, ma anche sì, in realtà. 
Perché tutto ciò che racconto potrebbe anche essere frutto della mia fervida immaginazione. 
Decidete voi se ciò che dico è vero o no. 
Io racconto. 
Traete voi le conclusioni. 

Sono qui solo per scrivere e in questo momento voglio raccontare di un'esperienza sconvolgente che mi è successa. 
Un'esperienza che prima o poi farò fino in fondo, proprio come ognuno di noi prima o poi farà. 
Sì, sappi che la farai anche tu!
Un'esperienza che ho vissuto a seguito di un evento traumatico.

Ora mi spiego meglio. 

Partiamo dal presupposto che io non credo in nessun dio e in nessuna divinità che l'essere umano abbia potuto concepire nell'arco di migliaia di anni. Non credo in niente. Niente.

Ok, appurato questo si sappia che ho avuto, naturalmente contro la mia volontà, un'educazione cattolica.
Quindi mi hanno raccontato le solite favole che hanno raccontato a tutti. 
Non c'è bisogno che faccia degli esempi. 
Le conoscete già.

Se avete letto qualcosa di quello che c'è scritto in questo blog, sarete forse incappati in un racconto intitolato "Nel Bianco" in cui narro l'esperienza di un incidente che ho avuto al lavoro. 
(O forse no?)
Quello che non ho raccontato, e non l'ho detto quasi a nessuno, è quello che è successo mentre ero privo di coscienza, steso al suolo e prossimo alla morte.

Piccolo riassunto:
Mentre svolgevo un lavoro su un impianto di produzione di ammoniaca, una guarnizione ha ceduto rilasciando una grossa quantità di ammoniaca nell'aria. 
Io ero lì. 
Mi sono ritrovato immerso in una nuvola di gas ammoniacali che mi hanno quasi soffocato. 
Ma, ehi! Non disperate! Sono ancora qui! 
(O forse no?)

Tutto ciò è stato sconvolgente. Dopo questa esperienza ho capito che la vita è la cosa più importante che abbiamo e che la dobbiamo vivere il più serenamente possibile insieme alle persone che amiamo. 
Da allora il mio atteggiamento sul lavoro è cambiato molto. 
Prima facevo molti straordinari, ora invece, non ne faccio più. 
Proprio perché non voglio perdere il mio tempo in un luogo dove di caro a me non c'è nulla se non qualche persona a cui sono affezionato. 
Quello che mi importa è vivere fuori da lì.
A cinque minuti alle nove si timbra l'arrivo. 
Alle cinque in punto si timbra l'uscita, e si va a vivere sul serio, insieme alle persone che amo.
Ma sto decisamente divagando. 

Non prendetemi per pazzo, dicevo. 

Mentre scappavo da quella nuvola, non mi ero reso conto che in realtà ho smesso di respirare. Stavo scappando il più velocemente possibile e il mio corpo è andato in blocco, si è messo in protezione da solo, senza nemmeno avvisarmi in qualche modo. 
Ad un certo punto si è spenta la luce. 
Fortunatamente ciò è avvenuto quando la perdita di ammoniaca era ormai lontana e il vento soffiava il gas lontano da dove mi trovavo. 
Fatto sta che sono svenuto, senza preavviso. 
"E caddi come corpo morto cade".

Ora, io non so se quello che sto per raccontare sia avvenuto nelle mia testa o in una dimensione parallela o in una ultraterrena, ma mentre il mio corpo giaceva a terra, mi viene da dire esanime, il mio spirito viveva un momento di pace assoluta, dove regnava la calma e la tranquillità più maestosa che io abbia mai provato. 
Non c'era nulla fuori posto e il benessere era assoluto. In tutto ciò, stavo discutendo con una persona. Non so chi fosse, credo una donna, non so dire come fosse fatta ma ricordo che mi ha spinto via da lì. 
Mi ha detto di tornare indietro spingendomi lontano con decisione e ricacciandomi con forza incontrastabile nel mio corpo.

Sono pazzo? Mi sono sognato tutto? La mente quando sei in bilico ti gioca questi scherzi? Forse. Non lo so. 
So solo che questo è quello che ricordo. 
È un ricordo confuso, ma ancora molto vivo.
(O forse, no?)

Ricordo anche il momento in cui sono tornato cosciente. 
Ancora provavo l'eco di quella sensazione di benessere che non volevo proprio lasciar andare. 
Poi una forte fitta al petto e un fischio acuto che si è piantato nel cervello hanno riattivato tutti i sensi che fino ad allora sembravano persi. 
All'improvviso ho sbarrato gli occhi facendo un profondo respiro poi interrotto da una violenta scarica di tosse, mentre le orecchie ricevevano tutte le onde sonore che fino a poco prima le erano precluse. 
Tossivo e sputavo a terra per togliermi quel gusto di chimica che avevo nella bocca.
Rivedevo di nuovo i colori e mentre cercavo di risollevarmi da terra, toccavo tutte le ruvidezze del terreno.
Sentivo di nuovo il dolore e la fatica. 
Provavo paura, stupore e orgoglio per avercela fatta. 
Avevo mille emozioni condensate tutte insieme nei pochi istanti in cui ho realizzato di essere ancora presente a me stesso.

Senza offesa per chi la pensa diversamente da me, io non credo in nessun dio e continuo a non crederci nonostante l'esperienza vissuta. 
Diciamo però che se prima c'era una porta barricata con addirittura lo schienale di una sedia incastrato sotto la maniglia per tenere tutto fuori, ora un piccolo spiraglio c'è. 
Diciamo che ho tolto la sedia.
Ecco.

Solo a pensarci mi sembra tutto assurdo. 

Noi siamo qui per caso e un giorno, speriamo il più lontano possibile, ce ne andremo tutti quanti e piano piano saremo tutti quanti dimenticati. Quindi non ha senso litigare per questioni che domani non avranno più alcun valore. Viviamo a pieno ogni giorno che ci è concesso di vivere. 
Ma facciamolo subito. Facciamolo adesso!
Non ci sarà un altro mondo dopo. 
Non ci sarà proprio un bel niente dopo. 
(O forse sì?)



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